15: Il racconto del cardinale

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Il giorno successivo all'attacco dei demoni e alla conclusione dell'accordo, la mia missione in Vaticano si conclude ufficialmente.

Grazie all'accordo che ho negoziato col re dell'Averno, il Santo Padre è ora al sicuro da qualsiasi attacco demoniaco, il che rende superflua la presenza mia e quella di Lorenzo. Il mio compagno, uscito quasi illeso dalla battaglia di ieri, si è occupato di sbrigare tutte le faccende burocratiche insieme ad Andrea e a Estermann mentre io ero immersa in una vasca di rigenerazione. Ci ho passato quel che restava del mercoledì e quasi tutto il giovedì: ne sono appena uscita, alle otto passate di giovedì sera, e la mia mano stringe la maniglia della porta mentre mi concentro sull'attico della casa che divido con Daniel e gli altri.

Quando apro gli occhi, la familiarità del paesaggio che ho di fronte mi scalda il cuore: sono di nuovo a casa.

Casa. Ripeto la parola più volte nella mia mente, assaporandone il gusto. Mi avvicino al muretto, guardando i tetti delle case illuminati dal sole che tramonta.

«Credevo ti saresti precipitata al piano di sotto, dai tuoi compagni» dice una voce dietro di me. Mi volto e vedo Lorenzo, vestito semplicemente con una polo chiara e un paio di jeans.

«Lo credevo anch'io» rispondo. «Ma poi mi sono resa conto che volevo un minuto solo per me. Qui, ora, non sono l'ultima discendente femmina dei Morganti, né una guerriera dell'Ordine il cui compito è quello di combattere, combattere e ancora combattere. Qui, ora, sono solo Caterina, e... è una bella sensazione. Volevo gustarla per un attimo, così da portarne il ricordo con me» confesso.

Lorenzo mi guarda con dolcezza.

«Immagino tu abbia provato di rado questa sensazione» dice solo.

Annuisco un po' bruscamente e mi volto per un secondo, per guardare ancora il tramonto.

«E tu che ci fai qui? Anch'io credevo avresti passato ogni momento libero con la tua squadra, dopo quasi quattro mesi di separazione forzata» dico.

Lui alza le spalle.

«Mi sono abituato ad averti intorno. Mi mancavi» risponde semplicemente. Allarga le braccia e io mi ci tuffo, abbracciandolo stretto.

«Sarà strano, non averti più accanto» bisbiglio.

«Se vuoi posso sbucare nella tua stanza quando meno te l'aspetti» replica il mio amico, e io gli tiro un pugno.

«Non cambierai mai» rido.

«No, temo di no» sorride Lorenzo. Gli occhi di entrambi cadono sulla porta che conduce all'interno del palazzo. «È ora che tu vada» mi dice. «Non è mica un addio, questo. Ci vedremo spesso, ogni giorno, se lo vuoi».

«Certo che lo voglio» rispondo abbracciandolo un'ultima volta. Lorenzo sorride e sparisce con un colpo d'ali, e io recupero la mia sacca e la cintura con le armi prima di entrare.

******

Quando entro nel salotto che ormai conosco tanto bene, quattro paia d'occhi si voltano all'istante verso di me.

«Caterina!»

Ian, come sempre il più impulsivo, è il primo ad alzarsi. Corre verso di me e mi abbraccia, stringendomi come se fossi tornata dal regno dei morti e parlando a raffica. Ricambio il suo abbraccio mentre guardo Boris, Daniel e Bartolomeo che come Ian stanno venendo da me, anche se con maggior contegno.

«Cara, cara ragazza» dice Boris, guardandomi con profonda comprensione: lui è l'unico a sapere esattamente cosa ho rischiato, ieri mattina. Mi abbraccia a sua volta non appena Ian mi lascia andare.

Il Sacro Ordine della Croce Armata (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora