Dopo tante settimane, la mia vita sembra riacquistare una parvenza di normalità.
Stamani sono stata la prima a lasciare il letto: per la prima volta da quando sono tornata dalla missione in Vaticano sono riuscita a dormire come si deve, quindi poche ore di sonno sono state sufficienti a ricaricare le mie batterie.
Per un po' ho trascorso il tempo sfogliando di nuovo il tomo sulla Fratellanza della Corona di Spine, sperando ancora di trovarci qualcosa di utile: l'unica cosa che il mio cervello mi ha suggerito è che Adolfo Cattani era un arrogante, insopportabile uomo avido di potere e pronto a fare qualunque cosa – compreso schiacciare chiunque si trovasse sulla sua strada – pur di ottenere quello che voleva. Mi ricorda vagamente qualcuno, anche se non riesco a capire chi.
Ora, tuttavia, sono stanca di questo libro; lo ripongo nella sacca e lascio la biblioteca per tornare al quinto piano: mi auguro che i miei compagni mi abbiano lasciato qualcosa dalla colazione, perché ieri ho mangiato pochissimo e comincio a sentire i morsi della fame.
Quando entro nel salottino, trovo i miei quattro compagni di squadra seduti su divani e poltroncine, che parlano del più e del meno con aria rilassata. Quello che mi lascia perplessa è il fatto che tutti indossino la divisa: mancano solo le giacche, abbandonate sulle sedie e sugli schienali delle poltrone.
«Finalmente!» dice Ian a mo' di saluto. Bartolomeo mi si avvicina e depone un bacio sulla mia guancia: sento ardere il punto in cui le sue labbra si sono posate.
«C'è qualche problema?» chiedo, accennando alle loro divise.
«Niente, per ora, ma il cardinale ci ha riassegnati alle missioni ordinarie» mi spiega Daniel.
Annuisco e vado a cambiarmi; se Andrea ci ha assegnato di nuovo i nostri normali compiti, potremmo essere chiamati da un momento all'altro e, al pari dei miei compagni, devo essere pronta a muovermi.
Torno nel salotto dopo appena cinque minuti. Nulla è cambiato: l'atmosfera rilassata riempie ancora la stanza e mi siedo su un lungo divano vicino a Boris dopo aver lasciato armi e sopravveste su una sedia.
«Avete idea di quando dovremo muoverci?» domando.
Boris scuote la testa. «Neanche una, ma ultimamente demoni e creature sono un po' irrequieti e noi abbiamo perso l'abitudine a essere sempre pronti per un'eventuale chiamata. Almeno per oggi, meglio stare sul chi vive».
«Sì, forse hai ragione» dico, un po' distratta in verità; ho passato le ultime settimane costantemente in allerta, e a differenza dei miei compagni, non ho avuto occasione di perdere l'abitudine di essere sempre pronta a scattare.
«Ti dispiace essere tornata alla vita normale?» mi chiede Ian. Io scrollo le spalle.
«In realtà no. Nei mesi in cui sono stata via, la mia vita si è divisa tra noia mortale, alcuni momenti di ansia estrema e un paio di attacchi da cardiopalmo» rispondo.
«Come quello a casa di Adelmi?» interviene Daniel, sollevando un sopracciglio.
Ci rifletto su attentamente.
«Be', con quello fanno tre!» ammetto ridendo, ma il divertimento finisce quasi subito. «Davvero, sono stati tre scontri in tre mesi, quindi nulla, confronto a quello che facciamo di solito, ma...». Mi interrompo e riporto alla mente il ricordo di quei giorni: il raid a sorpresa a casa di Adelmi, inaspettato, violento, in cui siamo quasi morti tutti; l'invasione dell'appartamento papale da parte di demoni Spia e demoni Possessori, meno cruento ma altrettanto inaspettato, che avrebbe potuto segnare il fallimento della missione, se io e Lorenzo non avessimo imposto quegli incantesimi d'allarme all'insaputa del Pontefice; l'attacco durante l'udienza generale del mercoledì, fulmineo, terrorizzante, traumatico come neanche lo scontro di Santa Severa era stato, in minoranza com'eravamo – una decina di combattenti più o meno esperti contro centinaia di demoni – contro demoni di ogni sorta e addirittura cinque Furie Infernali, attacco da cui siamo usciti vivi e vincitori per un soffio. Da cui io sono uscita viva per un soffio.
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Il Sacro Ordine della Croce Armata (#Wattys2016)
ParanormalCaterina è una privilegiata: nata in una delle più ricche famiglie italiane, è cresciuta nel lusso e a venticinque anni vive senza preoccupazioni. O almeno, questo è quello che appare agli occhi dei più. Quello che quasi nessuno sa è che di...