27: Chiavi e indizi

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Nonostante ci sia molto da fare, le giornate si trascinano in modo esasperante.

Niente notizie di Francesco; niente piste sulla Fratellanza; niente di utile da Boris, che sta indagando sulla prima delle tre donne che abbiamo associato a Cattani ma che sembra non abbia mai avuto figli. Insomma, non stiamo facendo passi avanti e questo è grave. L'unica cosa positiva è stata la prima riunione dei Comandanti, avvenuta dopo aver finalmente preallertato alcune migliaia di combattenti dell'Ordine in tutto il mondo: a quanto ci ha detto Daniel, stanno prendendo in considerazione vari scenari per stabilire qual è il modo migliore di agire.

Passare dall'ufficio di Andrea e complicargli la vita riferendogli tutto quello che mi passa per la testa sta diventando il mio principale passatempo, ma non so per quanto potrò andare avanti così: di questo passo, il mio padrino mi ucciderà per l'esasperazione... e per questo ho deciso di dargli una tregua.

La visita di oggi alla sede dell'Ordine l'ho sfruttata per dare un'occhiata nei sotterranei: i lunghi corridoi pieni di celle, a loro volta piene di prigionieri, risuonano di voci, che riverberano in ogni angolo fino a diventare un'eco assordante. Decine di licantropi faccia a faccia con centinaia di licantropi, fratelli nel destino che li ha accomunati, e nemici per scelta: alcuni discutono in modo pacato, altri litigano furiosamente, pochi si parlano senza rancore né pregiudizi. Una piccola vittoria.

Alcune celle sono già meno affollate o addirittura vuote: c'è stato chi si è convinto subito – o almeno così ci hanno fatto credere – di voler cambiare vita, di desiderare qualcosa di diverso del seminare sangue, terrore e morte. Spero siano stati sinceri; se così non è, non dubito che li rivedrò presto in queste stesse celle che ora sono buie e disabitate.

Passando, saluto alcuni dei licantropi affiliati all'Ordine. Bartolomeo non è tra loro: non ho più affrontato con lui l'argomento della sua collaborazione a questo progetto, non gli ho chiesto di partecipare, e lui ha finto che quella conversazione non fosse mai avvenuta, guardandosi bene dal passare da queste parti anche solo per sbaglio.

Risalita al piano terra dell'edificio, quasi mi scontro con Zaslavsky.

«Aleksandr!» lo saluto, abbracciandolo brevemente. «Che ci fai da queste parti?»

«Riferisco ad Andrea» risponde il russo, serissimo. «Abbiamo svolto delle ricerche sui Figli del Ghiaccio che vi siete ritrovati qui durante l'ultimo plenilunio, e sono venuto a verificare sulle loro identità».

«Erano stanziati in Russia?» domando. Aleksandr annuisce.

«La quasi totalità degli Iceberg che avete imprigionato veniva dal mio Paese: solo pochissimi fanno parte del gruppo che è migrato in altre zone fuori dalla Russia» risponde.

«Lo immaginavamo» ammetto. «Sarebbe stato troppo semplice se gli Alfa avessero mandato in avanscoperta i licantropi che conoscono bene il territorio: se li sono tenuti per l'offensiva vera e propria».

«Offensiva che non credo ci sarà» replica Zaslavsky. «A questo punto sanno quant'è rischioso agire contro di noi: se non rinunciano del tutto a scatenare una nuova ondata di Febbre Mannara, come minimo la rimanderanno di parecchi mesi, se non anni, per organizzarsi meglio».

«Finalmente una buona notizia» sospiro. «Certo, prendere gli Alfa sarebbe stato molto meglio...»

«Dubito che li prenderemo mai» risponde Zaslavsky scrollando le spalle. «Sono troppo furbi per esporsi: a meno di non andare a stanarli personalmente non riusciremo a catturarli, e direi che abbiamo fin troppo da fare per imbarcarci in un'impresa simile».

Arriccio il naso. «Chissà, magari un giorno avremo un po' di tempo libero e un tale istinto suicida da decidere di intraprendere una missione del genere!»

Il Sacro Ordine della Croce Armata (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora