20: Appostamenti e trattati di pace

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Con le informazioni dettagliate che ci ha fornito Lucio e un paio di giorni di duro lavoro, abbiamo individuato alcuni posti in cui crediamo si concentri l'attività di reclutamento della Fratellanza e organizzato il primo pattugliamento, che è toccato a me e Lorenzo.

Inutile dire che questa scelta non ha incontrato il favore di Bartolomeo: avrebbe voluto accompagnarmi lui, ma mancano pochi giorni alla luna piena ed è particolarmente nervoso, quindi tutti quanti – tranne, ovviamente, lui – ci siamo resi conto che al momento non è abbastanza lucido e distaccato per assolvere a questo compito. Il risultato è che abbiamo discusso, di nuovo, e comincio a pensare che sia stato un errore baciarlo, quel giorno di un paio di settimane fa. Ho parlato con Daniel di questa situazione e di quanto stia diventando più tesa ogni giorno che passa, ma lui mi ha esortata a non preoccuparmene.

«Bartolomeo è nervoso» mi ha detto quando mi sono sfogata con lui, subito dopo aver litigato con il mannaro. «Dopo il tempo e la fatica che vi ci sono voluti per avvicinarvi, teme che qualcosa possa rovinare il vostro rapporto e allontanarvi come all'inizio della vostra conoscenza. È geloso – troppo, te lo concedo – perché si sente insicuro, non ha la certezza che non ti richiuderai di nuovo nel tuo bozzolo, scacciandolo. Quindi qualsiasi cosa possa rappresentare una minaccia lo fa scattare: è talmente preso da te che non riesce a essere lucido e a capire che hai scelto lui. In più la luna piena è vicina, e in questi giorni è sempre molto nervoso; detesta trasformarsi, è una cosa che non hai mai sopportato né accettato pienamente, quindi devi essere paziente».

«Ci sto provando, Dan, sto facendo del mio meglio per capirlo e rassicurarlo, ma lui non mi aiuta» ho sbuffato esasperata.

«Aspetta che passi la luna piena; dopo sarà sicuramente più ragionevole» mi ha risposto il mio comandante.

Così adesso sono appostata in un parco la cui terra è arida e l'erba secca, di fronte ai tavolini di un bar non proprio vicino al centro storico, quasi in periferia. Lorenzo è seduto accanto a me e mi tiene la mano: siamo entrambi celati con l'Amictus Dei, ma avere un contatto fisico significa unificare la sfera d'azione dell'incantesimo imposto singolarmente su ognuno di noi e avere la possibilità di vederci l'un l'altro e parlare.

«Per fortuna le nostre divise sono incantate in modo da non farci morire di caldo» sbuffo: il sole è incandescente e mi sta arrostendo la testa. Di questo passo, i miei capelli prenderanno fuoco!

«Porta pazienza, Cate» sospira Lorenzo; so che anche lui ha caldo, perché la sua fronte è tutta sudata. «Purtroppo ci tocca, se vogliamo perfezionare la difesa di Francesco».

«Non potrei semplicemente prenderlo a calci per essere stato tanto stupido, vero?» brontolo. Adoro mio fratello e farei qualsiasi cosa per lui, ma se penso che sono relegata sotto il sole cocente di fine luglio solo perché non è stato abbastanza furbo da riconoscere il guaio in cui si stava cacciando, mi viene voglia di picchiarlo!

«No, non puoi perché nonostante tutto, se non fosse stato per lui, non avremmo saputo che la Fratellanza è stata ricostituita e sta formando un esercito per sterminarci» replica il mio migliore amico.

Un po' mi scoccia, ammettere che ha ragione, quindi decido di restare in silenzio.

Trascorriamo sei noiosissime ore fermi nello stesso punto, seduti sulla terra calda e secca a gambe incrociate, parlando solo di tanto in tanto e ascoltando le chiacchiere futili di tutte le persone che passano per di là.

A metà della settima ora, finalmente notiamo qualcosa di interessante.

Una coppia di uomini siede al tavolino più vicino a noi, ignari della nostra presenza: uno indossa una maglietta rossa, ha pesanti ombre scure sotto gli occhi e l'aria sciupata e preoccupata, l'altro è rilassato, sicuro di sé, quasi divertito.

Il Sacro Ordine della Croce Armata (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora