17: La Fratellanza della Corona di Spine

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La mia pretesa di restare calma è durata poco: a metà strada verso casa non sono più riuscita a trattenermi, e ho iniziato a correre come se avessi una Furia Infernale alle calcagna. Una volta di fronte al cancello, però, mi sono dovuta fermare per un minuto e calmarmi. Non ho idea di come l'Ordine potrebbe affrontare la vicenda di Francesco, tecnicamente il suo essere entrato in un'associazione diversa dall'Ordine potrebbe essere considerata tradimento, quindi devo scoprire tutto quello che posso prima di andare da Andrea e rivelargli cos'è successo: ma com'è ovvio, non posso riuscirci se mi scaravento in casa come una furia.

Una volta riguadagnato il controllo di me, apro il cancello e vado a passi lunghi ma trattenuti verso il portone d'ingresso. Ignoro totalmente l'ascensore e salgo le scale a tre a tre, arrivando in un attimo al secondo piano. Faccio appena in tempo a infilarmi in biblioteca che uno degli ascensori si apre e ne spuntano Daniel, Ian, Bartolomeo, Boris e Polluce.

«Caterina!» mi salutano in coro, seguendomi. Polluce si fa avanti. «Come sta Francesco?»

Inizio a sudare. Non solo il nonno è molto intuitivo e potrebbe fiutare in un attimo le mie bugie, ma la presenza di tutti gli altri indica che sono pronti a subissarmi di domande su Cesco, e non posso permettermi di perdere tempo in questo modo!

«Sta bene» rispondo, forzando un sorriso.

Polluce mi scruta con aria sospettosa, e anche Bartolomeo. Li ignoro e inizio a tirare giù un libro dopo l'altro.

«Dov'era finito?» mi chiede ancora il nonno.

Sorriso ancora più falso. «Ha fatto un viaggio fuori Roma, stava cercando un modo per liberarsi dal nuovo vincolo con l'Ordine...»

«Senza avvertire nessuno?» mi incalza Polluce, una punta di gelo nella voce. Sapevo che mi avrebbe smascherata, ma non posso parlargli di quello che sta succedendo, non ancora. Così fingo perplessità e mi stringo nelle spalle.

«Che vuoi che ti dica, nonno? Devi chiederlo a lui, non a me» replico. Lancio un'occhiata alla pila di libri che ho accatastato sul tavolo. «Adesso, se non vi dispiace, avrei delle ricerche da fare. Ci vediamo più tardi per il pranzo...»

Prendo il primo tomo e inizio a sfogliarlo alla ricerca di qualche informazione quando Bartolomeo me lo strappa di mano.

«Perché devi fare sempre così?» mi chiede arrabbiato.

«Così come?» replico senza un vero interesse, provando a riprendermi il libro. Bartolomeo lo sbatte sul tavolo con un gesto impaziente.

«Così» rimarca, indicandomi. «Non ti fidi di nessuno, non vuoi l'aiuto di nessuno – ogni volta che c'è un problema tagli fuori tutti!» mi accusa duramente. «Siamo tuoi amici, perché non puoi fidarti abbastanza di noi da dirci cosa c'è che non va e permetterci di aiutarti?»

«Perché non ho mai avuto nessuno che potesse aiutarmi!» sbotto inviperita. «Io ho avuto sempre solo Francesco e Andrea, ma Francesco era mio fratello e non poteva fare nulla a parte ascoltare i miei sfoghi e darmi un po' di sostegno morale, e Andrea non poteva salvarmi da Giacomo e Sophie! Ho sempre dovuto lottare da sola, contro gli altri e contro me stessa!»

«Ma adesso ci siamo noi!» esclama rabbioso Bartolomeo, indicando se stesso e i nostri compagni di squadra. «Ogni giorno mettiamo la vita l'uno nelle mani degli altri, che c'è di più importante di questo per generare la fiducia reciproca?»

«Io mi fido!» soffio furibonda. «Come puoi accusarmi di non avere fiducia in voi? Tu lo sai, ti ho raccontato qualcosa di me che non ho mai detto a nessuno!»

«Dopo che mi sono arrabbiato e ho gridato che volevo una spiegazione!» bercia. «Credevo significasse qualcosa, credevo avessi imparato a fidarti abbastanza degli altri da aprirti almeno con qualcuno! Invece non è cambiato niente, sei sempre la stronza diffidente, solitaria e arrogante che mi ha puntato la spada alla gola mesi fa!» mi accusa.

Il Sacro Ordine della Croce Armata (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora