19: Proteggere, aiutare e combattere

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Quando Andrea entra nel salotto, ben prima delle nove, siamo già tutti svegli: Daniel e Boris sono chini su un libro e studiano i vecchi casi di condanne da parte dell'Ordine, alla ricerca di qualche dettaglio che possa esserci utile per migliorare la difesa di Francesco, Ian sta pulendo la sua pistola preferita e Bartolomeo è impegnato a tenermi il broncio per ieri sera. Io sono seduta a cavalcioni della finestra; faccio dondolare la gamba all'esterno mentre sono appoggiata con la schiena al telaio, godendomi il sole del mattino, ancora non troppo forte.

«Ditemi che qualcuno può spiegarmi perché ieri sera Orlando Adelmi se n'è andato da Palazzo Orsini sbattendo la porta ed è talmente infuriato da non rispondere alla mia convocazione» dice secco.

I miei compagni alzano lo sguardo su di lui ma non parlano, pur conoscendo la risposta; ieri sera, al mio rientro, ho raccontato loro quello che era successo, anche se solo a grandi linee.

«Riformulo» riprende Andrea, spazientito, dopo un minuto di silenzio totale: stavolta guarda dritto verso di me. «Caterina, perché ieri sera Orlando Adelmi se n'è andato da Palazzo Orsini sbattendo la porta ed è talmente infuriato da non rispondere alla mia convocazione?» ripete.

Prendo un bel respiro; pur sapendo che non è colpa mia, questo fatto mi pesa sullo stomaco come un macigno. «Perché mi ha chiesto di sposarlo, e io ho detto di no».

Il mio padrino strabuzza gli occhi, incredulo come lo ero io ieri sera. «Che cosa?»

«Mi ha chiesto di sposarlo» ripeto sottovoce. «Mi ha avvicinata perché voleva parlarmi in privato e l'ho accontentato. Mi ha fatto un lungo discorso: ha detto di aver capito che il suo atteggiamento verso di me, in tutti questi anni, è stato sbagliato perché ha generato solo rancore da entrambe le parti; ha ammesso di puntare al nome e al patrimonio della mia famiglia, nelle sue primissime avance, salvo poi essere conquistato dalle mie tante virtù col passare del tempo» racconto, un po' più sarcastica di quanto vorrei. «Mi ha detto che gli sono sempre piaciuta, e che quello che è successo a casa sua due mesi fa ha cambiato il suo punto di vista sull'intera faccenda e l'ha spinto a rinunciare a mettermi pressione perché diventassi sua moglie». Non riesco a trattenere un sorrisetto ironico. «Avrei quasi potuto crederci se la contessa Carnieri del Bosco prima, e l'avvocato Tosati poi, non mi avessero avvicinata, prima di lui, per comunicarmi che avevo il loro sostegno e quello di Norman, Seton e MacFarlane; aggiungendo il fatto che ho, ovviamente, il tuo sostegno, quello di Aleksandr, di Georgos Papastadopoulos, di Ludovico e molto probabilmente quello di Francisco Ortega, è ovvio che Adelmi non potesse più puntare sul mettermi in minoranza per costringermi a sposarlo».

Andrea è talmente sbalordito da essere senza parole. «Sei riuscita a conquistare il sostegno di tutte queste persone?»

«A quanto pare, sì. A quel punto Adelmi ha deciso di farmi la sua proposta» proseguo. «Ho cercato di essere diplomatica il più possibile: ho detto che ero felice che le ostilità tra di noi fossero finalmente cessate e onorata dalla sua proposta, ma che non potevo accettare. Non l'ha presa bene» preciso, quasi inutilmente. «Si è infuriato e ha detto che non aveva fatto tanta fatica per far annullare la regola che mi imponeva il nubilato, solo perché potessi sposare qualcun altro. A quel punto, inutile dirlo, abbiamo litigato piuttosto violentemente: ora mi è ostile più che mai, ma almeno una cosa positiva, in tutto questo, c'è».

«Che c'è di positivo nell'esserti fatta Adelmi più nemico di prima?» mi chiede Boris.

Non riesco a trattenere un sorriso.

«Che dopo otto anni, finalmente ho potuto urlargli in faccia che non mi piace e non lo sopporto!» rispondo allegra.

Anche i miei compagni scoppiano a ridere, ma torniamo seri quasi subito: Andrea è ancora qui, e ci osserva con aria imperscrutabile.

Il Sacro Ordine della Croce Armata (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora