Sono stata la terza a uscire dalle vasche di rigenerazione. Ian e Bartolomeo sono stati, nell'ordine, il primo e il secondo, e il mio amico statunitense ha deciso di trascorrere qualche giorno con un'altra squadra, il cui comandante è un suo amico di vecchia data; Boris, che è uscito dalla propria vasca solo qualche ora dopo di me, ha raggiunto Ian. Daniel e Francesco sono ancora nelle vasche e non ne usciranno per almeno altre dodici ore. Così, adesso, tutta la compagnia che ho è quella di Bartolomeo.
Sono sull'attico, raggomitolata su una chaise-longue sotto la veranda. Guardo il cielo scuro e le stelle che brillano lontane nella notte vellutata, stringendomi un po' di più nel maglione di lana. Sono gli ultimi giorni di febbraio, ma la temperatura è ancora rigida. Nonostante questo, il silenzio e la pace che ci sono quassù sono l'unica cosa in grado di distogliere la mia mente dal flusso continuo di rimproveri che mi sto riversando addosso da quando sono uscita dalla vasca.
Stupida, stupida Caterina! Non dovevi permettere che Francesco combattesse con te. Dovevi insistere, opporti con più decisione, parlare con Daniel e Andrea! E se fosse morto? C'è mancato così poco! Cosa avresti fatto, se fosse morto?
Mi stringo la testa tra le mani con un gemito, divorata dal senso di colpa. Francesco ha rischiato davvero di morire, molto più di me, Daniel e gli altri. Come ho potuto permettere che affrontasse un pericolo simile? Anche noi combattenti esperti eravamo in difficoltà, contro quel branco di Castigatori!
All'improvviso, qualcosa di caldo mi viene drappeggiato sulla schiena.
«Starà bene».
Il sussurro morbido e rassicurante mi riscalda ancora di più. Alzo gli occhi e vedo Bartolomeo sedere sulla chaise-longue accanto alla mia. Mi sollevo un po' per avvolgermi meglio nella coperta che mi ha appoggiato addosso e noto, sul tavolino tra di noi, un vassoio: sopra ci sono un piatto coperto, una bottiglia d'acqua e un bicchiere. Bartolomeo scopre il piatto, che si rivela contenere dei tramezzini.
«Mi dispiace, ma era la cosa più semplice da portare quassù» dice a mo' di scusa. Gli rivolgo un sorriso stiracchiato ma sincero.
«Grazie, lupastro». Un po' in imbarazzo, afferro un tramezzino e inizio a divorarlo: non mi ero resa conto di quanta fame avessi fino a quando non ho visto del cibo. Per un attimo mi sento tranquilla e quasi felice, ma poi il mio sguardo cade di nuovo su una porta poco distante: la porta che conduce alla Sala di Rigenerazione. Se fossi stata più decisa, adesso Cesco non sarebbe lì dentro...
«Sai, Caterina, rimproverare te stessa non cambierà quello che è successo» dice piano Bartolomeo, quasi leggendomi nel pensiero una seconda volta. «Francesco è testardo – ed è adulto. Può e deve decidere per se stesso».
«Bartolomeo, Francesco non sa niente di quella che è la nostra vita. Niente. Avrei dovuto metterlo in guardia su quello che stava per affrontare» replico irritata. Il licantropo fa spallucce.
«Francesco ne sa molto più di quanto pensi» mi corregge. «Il cardinale l'ha istruito alla perfezione, e lui se l'è cavata bene contro quei Castigatori, quasi quanto noi. Certi avversari sono difficili da affrontare anche quando si ha molta esperienza sulle spalle: guarda Daniel, guarda me!»
Sollevo un sopracciglio, non proprio convinta dal suo ragionamento. Bartolomeo sospira e riprende: «Senti, Cate, Francesco aveva già affrontato dei demoni. Mai dei Castigatori, è vero, ma aveva fatto un po' d'esperienza uccidendo dei demoni-Sanguisughe... e non solo quelli».
Mi blocco con il terzo tramezzino a metà strada verso la mia bocca. «E tu che ne sai?»
«Me l'ha detto lui» risponde esasperato Bartolomeo, «perché io non sono una sorella apprensiva e rompiscatole, quindi ha preferito raccontarlo a me e non a te».
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Il Sacro Ordine della Croce Armata (#Wattys2016)
ParanormalCaterina è una privilegiata: nata in una delle più ricche famiglie italiane, è cresciuta nel lusso e a venticinque anni vive senza preoccupazioni. O almeno, questo è quello che appare agli occhi dei più. Quello che quasi nessuno sa è che di...