10: Città del Vaticano

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Il mio risveglio è brusco e totale, e si svolge in meno di un secondo. Come se qualcuno avesse premuto un interruttore, accendendomi.

Senza perdere tempo esco dalla vasca: l'irrequietezza per quello che mi attende è tornata e non mi consente di stare ferma. Tanto più che qui non c'è più nulla che io possa fare.

Lo slancio con cui sono uscita dalla vasca di rigenerazione per un attimo ha azzerato ogni altra cosa, ma ora che quell'attimo è passato la mia mente torna a registrare il mondo circostante. Compresa la parete coperta di specchi che si trova di fronte a me.

Andrea aveva detto che il mio aspetto sarebbe stato modificato. Mi aveva avvertita, eppure non avevo realizzato pienamente il significato delle sue parole fino a quando non ho visto il mio riflesso.

Il primo, sciocco pensiero che si è affacciato alla mia mente è stato: chi è quella donna nuda che avanza verso di me?

Mi ci sono voluti pochissimi istanti per comprendere la stupidità di quel pensiero. Ovviamente sono sola, nella Sala; ma allora chi era la donna che mi guardava con gli occhi sgranati dall'altro capo della stanza?

La conoscevo, la risposta. Ovviamente. Solo che non volevo crederci.

Ora che sono qui, però, a pochi centimetri dallo specchio, col respiro che crea un piccolo alone sul vetro, non posso più negarlo.

Quella nello specchio sono io.

È incredibile quanti pensieri, quante domande, quante congetture possano invadere la mente umana in pochissimi secondi, vero? È quello che è successo a me nei pochi attimi che mi sono serviti per arrivare dalla vasca allo specchio.

E non è ancora finita.

Il mio cervello registra tutte insieme eppure separatamente le differenze con il mio vecchio aspetto fisico.

È scomparsa la pelle dorata: ora è nivea, candida come la neve. È sparita la tinta rosea delle labbra a favore di una molto più scura, quasi sanguigna.

Sono spariti gli occhi viola e allungati: ora sono grandi e sgranati dallo stupore, le iridi nere come la notte. Sono spariti i lunghi, ondulati capelli biondi, lasciando il posto a un caschetto liscio e scuro come gli occhi, che mi lascia il collo scoperto e si allunga a sfiorarmi le clavicole, mentre una frangia dritta e precisa mi solletica le sopracciglia sottili.

La linea degli zigomi si è fatta meno spigolosa, i tratti più morbidi, le guance un po' più piene. Le mani sono leggermente più affusolate.

Guardo di nuovo il mio volto riflesso. Una sconosciuta mi guarda dallo specchio: in lei non c'è più nulla di me!

Le ginocchia cedono senza controllo; mi schianto a terra e mi copro il volto con le mani, serrando gli occhi, perché sapere che ora è quella la mia faccia non lo rende più facile da accettare.

Quella non sono io! urla isterica una voce nella mia testa.

Forse l'ho detto ad alta voce? Non lo so. È tutto talmente confuso... e io ho perso il controllo sul mio corpo: non è più mio. Io sono sua, ora che non mi riconosco più in quel guscio di carne e sangue e ossa che mi ha caratterizzata per tutta la vita.

Non riesco ad alzarmi. Non riesco a muovermi. Non riesco a respirare.

Come farò a uscire di qui? Ma poi, è importante uscire di qui? Il mio cervello è paralizzato.

Forse la cosa più semplice da fare è restare arricciata in una palla su questo pavimento e aspettare che quest'incubo finisca, e che per magia io torni a essere come ero nove ore fa.

Il Sacro Ordine della Croce Armata (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora