Capitolo 24 - Fuoco

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James's pov
"Come sta?"

Fermo un'infermiera appena uscita dalla stanza, guardandola ansioso.

"La stessa situazione, nessuna novità. È in coma e... Basta"

Deglutisco e ritorno nella saletta d'aspetto, sedendomi affranto accanto a Beth. Siamo tutti e due distrutti. Lei, poi, conosce Izzy da così tanto tempo... Dev'essere durissima per lei...

Quando alza la testa verso di me, desiderosa di buone notizie, scuoto la testa. Riabbassa lo sguardo delusa.

"Peter e George?" le domando in un sussurro. I gemelli sono in uno stato pietoso, non riescono ancora a concepire l'idea di avere la sorella maggiore in coma...

"Li ho mandati a casa, devono riposarsi... Io tanto rimango qua"

"Anche io. Non la possiamo abbandonare"

Oh Izzy, dire che sei sfortunata è attenuare tutte le disgrazie che ti sono capitate... Non bastavano le scomparse dei tuoi genitori e i tradimenti dei tuoi, anzi nostri, amici... Anche un incendio doveva mettersi di mezzo...

Ti avevo promesso che ti avrei sempre protetta, invece nel momento in cui potevo farti vedere quanto riuscivo a difenderti, io non ero al tuo fianco... È tutta colpa mia, solo colpa mia...

Quasi mi leggesse nella mente, Beth bisbiglia: "Non è colpa tua, James, smettila di pensare a ste cose. Non è colpa di nessuno, è stata una cosa imprevista è imprevedibile! Come avresti potuto salvarla, anche nel caso in cui fossi stato vicino a lei?"

Almeno le avrei potuto fare da supporto morale... Aiutarla psicologicamente... Ho il terrore che quella ragazza non ritorni più come prima. E in quel caso la colpa, checché ne dica Beth, è solo mia.

••• Flashback•••
Dopo infinite preghiere, avevo convinto Izzy a venire con me a una festa di un mio amico. La casa era un po' fuori dalla città e si era fatta accompagnare in macchina da Beth.

Io ero un po' in ritardo, avevo avuto un contrattempo imprevisto ed ero partito in auto da casa mia dieci minuti in ritardo.

Ero già stato una volta nel locale affittato dal festeggiato. Era un edificio in legno, enorme, con delle sale con musica a palla e alcune stanze, invece, dove ci si poteva sedere su divani o poltrone per rilassarsi e bere qualcosa senza essere disturbati.

Telefonai a Izzy, spiegandole del mio ritardo e lei si era un po'... Preoccupata, ecco.

"James, proprio oggi dovevi venire in ritardo? Non conosco nessuno qua dentro e il posto... Sì, è carino, ma se succedesse qualcosa... Nel senso che non è affatto sicuro... Okay, basta essere pessimisti. Ti aspetto dentro, nella prima sala, va bene? È quella con le pareti tutte azzurre... No, non il bagno, James. Quanto sei stupido? Sì, è praticamente l'ingresso. Arriva presto, per piacere. Non ho paura, mi hai detto che non mi avresti lasciato sola, semplicemente! Odio essere l'unica stupida alle feste in un angolo che non sa come comportarsi. Lo so che c'è Beth, ma lei deve andare, mi ha solo accompagnato! Dove vuoi che vada? Dal suo bel ragazzo. No, non si chiama Tawfiq. Ma da dove li tiri fuori questi nomi? Lo so che è un nome africano, ma sai benissimo che è americano come noi. Hans, si chiama. Uffa, perché sei sempre in ritardo? Vabbè, vado a fare un giro per l'edificio. Salgo al terzo piano, ho visto che c'è una terrazza lassù, magari si vede un bel panorama... Tanto siamo al telefono, James, se non mi trovi ritorno giù. Tranquillo, non sono una bambina, non avere paura. Anche se... questo posto non so quanto mi piaccia.
Oddio... James! James! Aiutami! Cavolo, James! Un incendio! Qualche ragazzo ha dato fuoco a delle tende! Con un accendino, credo! Oddio, James, c'è troppo alcol in questa casa! E le pareti sono tutte di legno! Oddio, James, ho paura! Come sarebbe a dire 'non piangere'? Sono bloccata su una terrazza al terzo piano di un edificio che sta letteralmente andando a fuoco! Qualcuno però ha chiamato i pompieri... Il fuoco, James, il fuoco è arrivato alle scale! Sono inagibili, ora! Come faccio a scendere al pian terreno senza le scale?! Siamo... Siamo in quattro su questa terrazza. Gli altri sono riusciti a scendere... Io ero all'estremità opposta alle scale, quando è scoppiato l'incendio, non è colpa mia se non ho raggiunto le scale in tempo!"

Ero preoccupatissimo. Fregandomene dei limiti di velocità, accelerai al massimo. Un minuto, forse due, e sarei arrivato a destinazione.

Lei intanto continuava a urlare e piangere dall'altro capo del telefono.

"James ho paura, tanta paura"

"Sto arrivando, Izzy, sto arrivando"

"Aaaahhhh!"

"Che succede, Izzy?"

"Un ragazzo, James, un ragazzo... Nelle fiamme... L'ho visto... È morto, James... È sparito nel fuoco... È morto... È morto..."

Continuò a ripetere "È morto" per un bel pezzo. La immaginavo, schiacciata nell'angolo opposto alle fiamme, il più lontano possibile dal fuoco distruttore, a dondolarsi sui talloni, in trance, con gli occhi vitrei puntati verso il ragazzo morto.

"James!" urlò all'improvviso inaspettatamente.

"Sto parcheggiando, Izzy, sto correndo!"

"Il fuoco! È davanti a me!"

L'edificio era in fiamme, il fuoco stava divorando il legno. I pompieri erano arrivati e stavano lavorando febbrilmente con le loro pompe e contando i ragazzi che uscivano, uno dopo l'altro, semi soffocati dal fumo.

E poi la vidi. Lassù, all'ultimo piano, in piedi sul parapetto, con il fuoco rosso e vivido, crepitante a pochi centimetri dal volto. Immaginavo il viso arrossato e sudato, la mano che stringeva il cellulare e lo premeva contro l'orecchio.

"James, lo sento sulla mia pelle! La scortica! Le mie mani... La pelle delle mie mani si sta staccando! James!"

"Sono qui, Izzy, sono sotto al locale e ti sto guardando, Izzy"

Chiamai un pompiere e gli indicai Isabelle. Lui annuì e chiamò i suoi compagni, affinché montassero la scala sulla sommità del veicolo.

Dovevano sbrigarsi! Sbrigarsi! Ero in ansia, un'ansia folle. Mi ritrovai a promettere di tutto, pur di avere Izzy salva. Lei doveva salvarsi. Giurai, in silenzio, nella mia mente caotica, che sarei stata al fianco di Izzy fino alla fine, fino a trovare i suoi genitori. Lo giurai eternamente: avrei trovato i suoi genitori e svelato il mistero che circonda tutto ciò.

E poi, a un tratto, i pompieri scesero dalla scaletta, di corsa, con una ragazza fra le braccia. Izzy pareva addormentata, gli occhi chiusi, il corpo abbandonato mollemente nella posizione in cui si tengono in braccio le spose. Solo che le spose sorridono e sono coscienti e sono belle e truccate. Izzy invece non era nulla di tutto ciò e il fuoco aveva lasciato profonde ustioni sul volto e sul corpo, bruciando pure i vestiti.

Cinque, dieci minuti in ritardo: un nonnulla, una sciocchezza. Ma nel frattempo un incendio aveva portato in coma Izzy. E io non potevo fare nulla per aiutarla.

*********
SPAZIO AUTRICE:
certo che Izzy non ha proprio una vita facile, eh?! Tutti contro di lei, ma non bastava! Pure un incendio doveva mettersi di mezzo! Pure un incendio!
La gente pensa al coma come a un nonnulla, ma non è così. Immaginate il vostro ragazzo, la vostra fidanzata, vostro fratello, vostra sorella, i vostri genitori, la vostra migliore amica in coma. Sono vivi e vegeti. Ma se parli con loro, non ti rispondono. Se fai una battuta, non ridono con te. Se prendi la loro mano, quella si affloscia fra le vostre. Se li abbracci, rimangono immobili. Se sorridi loro, restano impassibili. Pensateci, pensateci sul serio, non come spesso si fa, che si dice: 'Ah, il coma, che cosa terribile che dev'essere'. Non dovete fare lunghi discorsi sul dolore di avere qualcuno di caro in coma. Basta che voi capiate. Che sentiate un vuoto al cuore. Che rimaniate in silenzio, perché sapete che nessuna parola può descrivere una sensazione simile. Che versiate una lacrima o che non la versiate, perché i vostri occhi non hanno nemmeno la forza di farlo, talmente vi sentite il nulla dentro. Che non sottovalutiate più una cosa simile. Che vi sentiate uno schifo, per tutte le risate che non avete fatto, per tutti i sorrisi che avete negato alle persone vicine, per tutte le volte in cui non avete osato, ma avete avuto paura dell'ignoto, per tutte le volte che avete ringraziato Dio o chiunque altro per la fortuna che avete. Per tutte le volte in cui non avete vissuto appieno la vostra vita.

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