Capitolo 36 - Una telefonata inaspettata

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Simon's pov
Sto impazzendo. È da parecchi mesi che questa storia va avanti e mi sento sempre peggio.

La gente dice che con il passare del tempo è facile, normale assuefarsi al dolore. Io... Non so... Un po' è vero, perché le mie azioni si ripetono tutte uguali, in continuazione, e ora scollego la mia testa (che continua a ribellarsi) dal mio corpo.

Ma questo non è assuefarsi. È provare un dolore costante, fastidioso, seccante, dentro di sé; ma essere consapevoli che per ora non si può fare altrimenti, che obbedire causa meno fastidi e dolori di ribellarsi ed essere puniti.

So che però questa cosa non può continuare all'infinito. Mi sento semplicemente uno schifo.

Fisso il giornale aperto davanti ai miei occhi: Ennesimo omicidio di commerciante a Boston: pare che si fosse rifiutato di obbedire a Cosa Nostra. Un amico dice che quel giorno avrebbe dovuto andare a denunciare un uomo di Cosa Nostra.

È la mia ennesima crisi di coscienza.

Sento una mano posarsi sulla mia spalla e sussulto.

"Crisi di coscienza?" sussurra con dolcezza al mio orecchio. Mi disturba assai la sua capacità di leggermi nella mente. Non potrebbe comportarsi semplicemente in modo inflessibile e crudele, risparmiandomi questa parte?

"Forse" rispondo. Non so nemmeno perché rispondo. Non direi dare corda a una persona così orribile.

Ride piano. Che cosa c'è da ridere ora? E questa osservazione mia fa pensare alle mille volte in cui Isabelle me l'ha detto. Solo che io e Izzy eravamo migliori amici e io non la stavo obbligando a fare cose orribili e a voltare le spalle alle persone a lei più care.

"Mi dispiace, Simon. Se solo pensassi allo stesso modo in cui la penso io... Beh, sarebbe tutto più facile. E io non dovrei ricattarti. E tu saresti felice di fare quello che stai facendo" replica sbuffando.

"Essere d'accordo con te?!" esclamo sbalordito. Io dovrei essere contento della situazione da schifo in cui mi trovo? Del fatto che ho tradito i miei amici? Che non posso più vederli? Che appena commetto un errore vengo punito? Che la mia opinione non ha alcuna importanza?

"Sì, dovresti" ribatte con secchezza "Ma se non vuoi... Beh, non me ne può fregar di meno: farai quello che ti dico ugualmente, indipendentemente da quello che pensi. E sai che cosa potrebbe succedere a certe persone a te care se non obbedissi..."

Odio. Odio puro. E furore. E desiderio di ribellione e vendetta.

Ma la vendetta è un piatto che si serve freddo. Devo pensare con cura e architettare un piano, valutare la mia prossima mossa. Quanto tempo impiegherà James a svelare il mistero?

James's pov
Quanto tempo impiegherò a svelare il mistero?

Me lo chiedo da tanto tempo, ma pare che dopo molti mesi io non abbia compiuto molti passi avanti.

Quello che so è che il colpevole è lo stesso che ha ucciso Daisy. Boss. Ma che boss? La logica mi suggerisce che può essere un boss di Cosa Nostra, ma potrebbe essere anche un semplice capo di una banda di malviventi. Anzi, sarebbe fin più probabile quest'ultima opzione.

Black. Che sia un altro dei suoi innumerevoli nomi? Potrei fare delle ricerche, in effetti.

Mi siedo davanti al computer e cerco su Google "Boss Black". I risultati non sono propriamente quelli sperati. Riprovo nuovamente digitando semplicemente "Boss", ma i risultati sono moltissimi, fra cui siti anche di altri Paesi.

Non va bene, devo cercare qualcosa di più preciso.

Mentre mi accingo a scrivere qualcosa di nuovo, il cellulare squilla.

Rispondo senza nemmeno fare caso a chi si tratta.

"Pronto?" sbuffo, lievemente scocciato dall'interruzione.

"James, ho poco tempo per parlare." esordisce il mio interlocutore.
Riconoscerei ovunque la sua voce.

Incomincia a spiegare, parlando rapidamente e frettolosamente e senza nemmeno lasciarmi il tempo di rispondere o fare domande: "Black è la successione delle iniziali di questa persona. So solo che il primo nome a lui attribuito è Boss. Ha a che fare con Cosa Nostra. Ma ricordati soprattutto di non fidarti di..."

Si interrompe bruscamente.

"Di...?" domando ansioso, con tutti i sensi acuiti e tesi, pronti a captare ogni singolo suono o indizio.

"Di...?" ripeto di nuovo, col cuore in gola. Che cosa sta succedendo dall'altro capo della linea?

Sento a malapena dei suoni soffocati, degli strilli acuti che paiono rimproveri. Poi il suono di un pugno, un gemito di dolore - non saprei dire se del mio interlocutore o di colui che è intervenuto.

"James!"

Vorrà dire che il pugno l'ha dato lui.

"Senti, non fidarti di nessuno, ok? Stanno succedendo cose strane qui... E indaga in silenzio, di soppiatto, senza farti scoprire. E se effettui delle ricerche cancella la cronologia, dopo, e lo stesso fa' con le chiamate o i messaggi. Esci raramente e mai da solo, o a tu per tu con qualcuno. Ti stanno cercando, James. Sei l'unica e ultima speranza che ci sia rimasta. Anche Harry è immischiato in questi affari, ma lui è solo il braccio operativo, non prende lui le decisioni. Subito sotto il comando di Black, non è lui a pianificare le azioni di Cosa Nostra. E... Oddio, devo andare, mi dispiace. Ricordati di tenere d'occhio Isabelle. Non vorrei che cercassero di farle del male... Non so quando potrò ricontattarti di nuovo, anche perché dopo questo fatto la vigilanza aumenterà ancora e verrò punito. Mi fido di te, James. Mi fido e mi affido a te" sussurra nuovamente in velocità.

"Aspetta! Chi è le mente dell'organizzazione? Chi?" urlo ancora disperato nell'apparecchio.

Ma nulla. Chiude la chiamata. Solo il silenzio accoglie le mie parole.

Simon... Simon... Quindi sei innocente, tu? L'ho sempre saputo in cuor mio che non avresti mai potuto fare cose simili.

Ma da chi devo guardarmi? Chi vuole rintracciarmi? Che sia a causa della mia indifferenza e ostinazione di fronte alla minaccia che ho trovato nella stanza d'ospedale di Isabelle? Che vogliano che io faccia la stessa fine di Daisy?

Mi corico sul letto e guardo il soffitto. Concentro lo sguardo sulla lampada, che diffonde una pallida luce in tutta la stanza.

Mi fido di te, Simon.

Simon's pov
Ho organizzato tutto con cura e meticolosità, ma non ho valutato la possibilità che potesse ritornare prima dell'ora prestabilita e beccarmi con le mani nel sacco.

Non so che cosa avevo in mente di fare, quando ho sferrato il pugno riuscendo a tramortire Harry. Mi è venuto come un gesto automatico, un riflesso.

Ora sto aspettando Black. Sarà lui a decidere la mia pena. Il mio comportamento è stato ovviamente giudicato come inaccettabile.

L'unica cosa che per ora mi aiuta a restare in piedi, ad essere forte, a non crollare, è il pensiero di star facendo qualcosa di utile per i miei amici. Che anche grazie alle sofferenze che patirò a breve, i miei amici avranno una chance, una possibilità in più di capire quello che sta succedendo. Che forse, grazie ai miei avvertimenti, James si salverà.

Mi fido di te, James.

Ma tu devi fidarti di me.

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SPAZIO AUTRICE:
vi aspettavate tutto quello che è successo? Lo avevate intuito? Oppure è una sorpresa per voi?

Okay, basta domande. Già la storia stessa è 'impregnata' di domande, ancora vi tormento io...

In ogni caso, spero che il capitolo vi piaccia. E se vi piace... Beh, mi fareste un favore se stellinaste il capitolo. E se cliccaste su quel simpatico simboletto della nuvoletta.

Braaaaaaavi. Apprezzo molto.

Trust in me❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora