Prologo - Tutto perfetto

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Allora, questa sono io. Una ragazza di quindici (quasi sedici) anni. Capelli lunghi fino alla vita biondi come quelli di mio padre e occhi color nocciola come quelli di mia madre.

Nella mia vita, tutto è perfetto. Beh, a dire il vero, i miei fratellini gemelli non sono perfetti, anzi, sono pestiferi come pochi. Però, in complesso la mia famiglia è perfetta. I miei amici sono perfetti. La mia scuola è perfetta (beh, in realtà prima di una verifica la mia scuola mi sembra tutt'altro che perfetta...).

Cioè, non potrei desiderare di meglio.

Insomma, ho pure Harry al mio fianco. Stiamo insieme da quasi un anno e lui... Pure lui è perfetto, insomma.

Ok, sembro stupida a parlare così. Ma è la verità.

Poi, seduta sul divano con in mano un barattolo di Nutella e dei grissini, con un libro spalancato sulle mie ginocchia... Insomma, in questo momento in questo posto, è impossibile pensare che ci sia qualcosa di sbagliato o orribile nella mia vita.

La mia migliore amica abita nella villa vicina alla mia. Siamo vicine di casa. Lei si chiama Beth. Ed è incredibile, in tutti i sensi. Non potrei desiderare amica migliore.

Ogni tanto penso alla mia vita quotidiana e trovo che sia meravigliosa. Perfetta.

Ma... banale? La perfezione può essere banale? Forse, la mia vita è tanto perfetta da essere scontata e noiosa? Non mi sto forse un po' ammollando? Infiacchendo?

Nah, devo scacciare questi pensieri dalla mia testa. È vero, però, che nei libri i personaggi vivono sempre avventure fantastiche in cui dimostrano le loro qualità e invece io... non faccio nulla di speciale, proprio nulla.

Mia mamma, Jessica, entra in casa dopo una lunga giornata di lavoro alla redazione di un giornale. I miei fratellini, George e Peter, corrono a salutarla.

Mentre va in cucina, passa dal salotto e mi schiocca un bacio sulla guancia.

"Tutto bene, Isabelle?"

"Mmhh, sì, tutto bene, papà quando arriva?"

"A momenti credo, mi ha telefonato dicendo che sarebbe arrivato presto"

"Parlavate di me?" esclama allegra la voce di mio padre, Thomas.

"Papà!" strillo. Amo mia madre, ma con mio padre ho un rapporto veramente speciale.

Mi stringe fra le sue braccia muscolose, per poi venire attaccato da Peter e George, che gli saltano addosso urlando come due forsennati.

Lui ride e ha una risata incantevole. Vedo mia madre arrossire lievemente e guardarlo trasognato.

"Vieni qua, piccola"

Io e i miei fratelli sgraniamo gli occhi. Piccola?

Si scambiano un tenero bacio sulle labbra.

"Amore" sussurra piano lei, ma tutti riusciamo a sentirla.

"Ehi!" "Uuuuhh" fanno i miei fratelli.

Ridacchio della loro ingenuità. Hanno tredici anni e non capiscono ancora nulla di amore e di coppie... Bambini.

Capite ora perché vi ho detto che è tutto perfetto, nella mia vita?

È la pura e semplice verità. Non potrei sperare di meglio per me.

Dopo cena, mio padre mi accompagna nel letto. Ogni sera lo fa, non tanto perché sono piccola (cosa del tutto errata), ma per parlare con me, visto che spesso è in giro per lavoro, quindi abbiamo poco tempo per discutere insieme.

"Papà, secondo te, la nostra vita è perfetta?"

Ride. Non si aspettava questa domanda.

"Uhm, secondo me... Forse perfetta no, ecco. Almeno, spero. Perché per quanto ne so io, quando una persona inizia a convincersi che è tutto perfetto... beh, a quel punto iniziano gli sconvenienti. E la nostra vita, in ogni caso, è meravigliosa dopo molte difficoltà e problemi. Sai della mia malattia di molti anni fa. Sai del tentato suicidio della mamma. E sai anche che io e lei abbiamo litigato una marea di volte. La felicità si fonda sulla tristezza. Se non ci fosse la tristezza non ci sarebbe la felicità. E viceversa. Ogni cosa è concatenata al suo opposto"

"Quindi io non posso ritenermi veramente felice se prima non incontro la tristezza?"

"In un certo senso sì, Izzy"

"Io non ricordo di essere mai stata veramente triste"

"Devi preoccuparti di essere felice, non triste. È molto più facile essere tristi che felici. La tristezza è sempre dietro l'angolo. E con la parola 'tristezza' intendo il dolore, la nostalgia, la rabbia, la malinconia... E così via"

"Ho capito"

"E ora, ritieni la tua vita perfetta?"

"Uhm, sì, credo di sì. Nonostante tu mi abbia detto che porti male pensare così, è quello che credo veramente. Ma in verità non ne sono nemmeno sicura"

"È impossibile essere certi e sicuri su tutto. E secondo me, capirai che cosa significhi veramente la perfezione e la felicità quando ti scontrerai con l'orrore, la paura, l'odio... Non ti auguro niente di tutto ciò, ma mi hai detto che vuoi la verità. E io te l'ho detta"

Nel buio penso alle sue parole. Penso alla notte che esiste solo grazie al giorno. Penso al sonno che esiste solo grazie all'essere svegli. Penso alla perfezione che esiste solo grazie all'imperfezione.

I paradossi della vita.

E poi penso a me. La ragazza diligente. Quella che studia. Quella che è precisa. Quella che non rischia mai facendo azioni sconsiderate.

Sono io, questa? O forse sto solo cercando di essere la figlia perfetta per i miei genitori?

Oh, c'è sempre di mezzo la perfezione. Quasi quasi preferisco l'imperfezione, il dubbio, l'incertezza, la spensieratezza.

Sono davvero felice? O lo sono solo fintamente?

Non lo so, non so niente in verità.

E da oggi non so nemmeno se mi piace avere una vita perfetta senza errori e senza scemenze.

È tutto perfetto. Ma è una cosa positiva?

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SPAZIO AUTRICE:
allora, non ho la minima idea di come possa essere questa storia, ma voglio provare lo stesso qualcosa di nuovo e vi prego di non smettere di leggere solo dopo il primo capitolo, ma continuare a leggere per un po', perché una storia non si giudica solo dalle prime parole, ma dallo sviluppo generale.

In ogni caso, questo è il sequel di "Always with you❤️". Vi consiglio di leggerlo per capire meglio certe parti. Detto questo, vi lascio leggere il resto della storia! Ciao ciao!

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