Capitolo 27 - Libro

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James's pov
Esco con Vanessa da una settimana circa. Non ho ancora ben capito che cosa provo veramente per lei, così bella, ma quasi distante. Tutto in lei pare educato, attenuato e dolce: non lascia mai che le emozioni prendano il sopravvento su di lei, le trattiene sempre dentro se stessa. Come se avesse paura a mostrarle alla gente, anche se la 'gente' sono io, il ragazzo che la porta a mangiare fuori la sera o al cinema o a fiere occasionali.

Ho un appuntamento con Vanessa fra meno di un'ora e ho deciso di fare un salto da Peter e George, per controllare che tutto vada bene. Certo, Helen e Jacob li vanno a trovare tutte le sere e spesso vanno a dormire a casa loro, ma voglio accertarmi io stesso di come stanno. Magari hanno voglia di un terzo compagno per una partita alla Playstation, in cui, modestamente, sono imbattibile.

Purtroppo, però, oggi devono studiare. Niente partita alla Play, vorrà dire.

Sono annoiato, non so che fare. Non ho voglia di tornare a casa, quindi rimango ancora un po' qua.

Le gambe mi portano nella camera di Jessica e Thomas, forse perché abituate a compiere quel percorso, dopo tutte le mie ricerche.

Mi siedo sul loro letto e ragiono ancora a proposito del nascondiglio degli scritti della madre di Isabelle.

E mentre rifletto, lo sguardo mi cade su un libro. Uguale a tutti gli altri, apparentemente, ma c'è qualcosa... Qualcosa di diverso, ecco. Mi è vagamente familiare...

Quando mi avvicino per osservare il dorso lievemente rovinato, capisco il motivo.

How can I live...

"Come posso vivere..."

I tre puntini sembrano fatti apposta per lasciare al lettore il compito di immaginare il finale della frase. E ora a me viene automatico pensare Come posso vivere, ora che Izzy è in coma? E la mamma di Izzy, il giorno in cui ha tentato il suicidio, tanti tanti anni fa, avrà pensato Come posso vivere, ora che Tom è in punto di morte?

Già, perché quello è il libro che uno sconosciuto ha regalato a Jessica, prima di buttarsi giù dalla terrazza (dalla quale ha tentato poi di suicidarsi allo stesso modo Jessica). Gli era morta la moglie, cinque anni prima di suicidarsi, nella stessa stanza in cui poi era stato operato Thomas.

Prendo il libro in mano e accarezzo la copertina. I bordi sono leggermente sdruciti, segno che quel volume è stato aperto e sfogliato molte volte.

Leggo le prime righe e non posso trattenere un sorriso. Capisco perché Jessica ama così tanto quel libro...

Morirai. Voglio che tu lo sappia, ora, subito. Oh, lo so che eri a conoscenza di questa possibilità da tanto, troppo tempo, ma voglio che tu sappia veramente, sul serio, della morte. E che tu non abbia paura a pronunciare quella parola. Morte.
I libri raccontano della vita e del piacere di vivere, dimenticandosi di quella cosa importantissima, dominante su tutto, che è la morte.
In fondo, quando il mondo ti sembra faccia veramente schifo, quando vuoi piangere ma hai finito le lacrime, quando tutto crolla a pezzi e tu cerchi invano un appiglio a cui aggrapparti... Qual è il tuo unico vero punto di riferimento? La morte. Indubbio. Non puoi rispondere 'la vita', perché sarebbe una sciocchezza, una menzogna. E se tu nel momento esatto in cui pensi alla vita come tuo unico punto di riferimento, inizi a morire? E se il mondo scomparirà domani o oggi stesso? La vita è qualcosa di così fragile e insicuro... Non puoi appenderti alla vita.
La morte invece è sempre lì. Morirai, indipendentemente da che cosa dici o come ti comporti. Morirai e basta. Un giorno.
Lo so, sembrano discorsi insensati e lugubri, macabri, ma questo perché la morte è diventata un argomento tabù. Per la gente. Per una strana e incomprensibile convenzione fra le persone: mai citare direttamente o indirettamente la morte, eccetto strani casi come libri, ecc ecc.
Oh, non fare quella smorfia schifata. Lo so che hai storto la bocca e che non ti piace leggere della morte. Già la lettura è uno dei pochi svaghi che i resta, ancora leggere di un argomento così impronunciabile... Ecco quello che starai pensando. Perché hai paura della morte, come tanti, troppi comuni mortali. Che cosa stupida. Non puoi evitare la morte, tanto vale che ti adatti al suo pensiero, alla sua presenza costante attorno a te.
Non sei d'accordo, lo so, ma non è il caso di chiudere il libro di scatto e allontanarlo come se fosse radioattivo.
Il fatto è che la morte ti sta aspettando, ma tu non vuoi e non riesci ad ammettere a te stesso che è così. Non ce la fai. Ma io mi fido delle tue capacità e alla fine di questo libro, ne sarai capace.
E basta smorfie, per piacere. Come faccio a sapere che stai facendo una smorfia? Beh, io so tutto. Ma tu non sai nulla di me. Nulla. Misteriosa e intrigante, come cosa, no?
E tu non sai nemmeno se morirò. Magari sono già morto/a mentre tu leggevi queste righe. Tu invece, proprio perché stai leggendo queste pagine, sei vivo. Devi ancora morire. Ma non disperarti, arriverà anche il momento di morire per te. Don't worry.

Mi blocco dalla lettura per sorridere. Un sorriso stupido rivolto alle pagine di un libro. Mi piace.

Non credo sia un genere di quelli molto amati dalle persone comuni in un momento normale. Ma io non sono una persona comune e questo momento non è normale.

È un libro per disperati, ecco.

Mi metto più comodo sul letto e sfoglio rapidamente le pagine del libro per inalare il buon odore intenso della carta.

E proprio mentre eseguo questa operazione quasi rituale, che compio ogni volta che mi abbandono al piacere della lettura, noto qualcosa di strano. Un qualcosa di strano sotto forma di foglio. Un foglio spiegazzato con delle scritte sopra.

Lo sfilo con delicatezza dalle pagine fra le quali era nascosto e ne leggo il contenuto.

Tutto è così fragile,
sul punto di spezzarsi.
Eppure, un modo c'è,
per evitare di crollare.
Guardare qualcuno da amare,
dedicarsi a qualcosa che può piacere
e scrivere, scrivere,
rivelare alla muta carta
i tuoi segreti, i tuoi pensieri
più nascosti nel profondo di te stessa.
Cerca la chiave
di tutto ciò,
so che ce la puoi fare:
segui il tuo cuore,
sopra esso la risposta sta;
e sii forte, coraggioso,
armati contro la paura
e non smettere mai,
per nessun motivo,
la tua ricerca.
Questo ricordati,
altro non ti posso dire:
vai, sbrigati,
prima che sia troppo tardi.

Rimango basito davanti a quelle parole. Scioccato, ma anche vagamente angosciato per le ultime righe della poesia.

Che cosa significa tutto questo? Che cosa sta succedendo qua? Ho il terrore che, come dice la poesia, più tempo impiego per trovare la risposta, più cose orribili succederanno. E più il rischio che qualcosa di indefinito ma terrificante si abbatta su di noi aumenterà.

Ora, però, ho un altro indizio. Un enigma scritto, con tutta probabilità, dalla madre di Izzy.

Ho fatto un passo avanti, questo non si può negare. Ma se prima ero spaesato e privo di idee o di strade attraverso le quali arrivare alla risposta a tutto, ora sono totalmente smarrito.

E impaurito all'idea che la ricerca dei genitori di Isabelle sia in verità la ricerca di qualcosa di molto più grosso della "semplice" scomparsa di due persone. La ricerca di qualcosa di più difficile. Molto più difficile.

Ma soprattutto rischioso.

******
SPAZIO AUTRICE:
non è misteriosa e angosciante come cosa? Voi che cosa credete si tratti?
Qua la storia si fa più complicata. All'inizio sembrava facile e scontata, vero? Invece no! Segreti su segreti, misteri su misteri... E la risposta di tutto ciò... Dove sarà?
Invece, il brano sulla morte... Che ve ne pare? Io non ho potuto evitare di sorridere nello scrivere quelle cose, ma io sono moooooolto strana, quindi... Magari a voi ha fatto schifo oppure avete saltato direttamente quel pezzo di capitolo... Non so, ditemi voi!
Un autore ha bisogno dei suoi lettori, più di quanto sembri! Grazie ai suoi lettori, una modesta autrice come me (scrittrice principiante e per hobby) può capire come e cosa è meglio scrivere.
Quindi, vi chiedo tre cosette cosucce e poi giuro che per questo capitolo non vi rompo più:
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