Capitolo 40 - La scatola

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James's pov
"Ehy, sveglia, James. Siamo arrivati"
Jacob mi scuote delicatamente la spalla. Sbatto più volte le palpebre e mi guardo attorno attonito. Ci metto qualche istante prima di capire dove siamo. Worcester.

"È questo l'indirizzo?" mi chiede ancora Jack. Annuisco. Poco più lontano c'è la mia vecchia casa, colma di ricordi. Distolgo lo sguardo.

"Okay, allora... Sei pronto?" Jacob addolcisce la voce, capendo quant'è difficile per me ritornare qua.

Annuisco ancora per l'ennesima volta. Sento la bocca bloccata, le parole non vogliono uscire dalle mie labbra.

Apro la portiera dell'auto e scendiamo. Mi fermo davanti alla porta della casetta a due piani. Poi mi faccio forza e suono il campanello. Pochi secondi più tardi sento dei passi nell'ingresso e la porta si apre. È una donna.

"Chi è?" chiede con la sua voce acuta, tenendo la porta aperta solo di pochi centimetri, il minimo per poterci vedere in faccia.

"Sono James Coles, cercavo il signor Jacobs. Brian Jacobs" dico con fermezza.

"Non vi conosco" scandisce lentamente, dubbiosa.

"Il figlio di Brian Jacobs, Simon, è il mio migliore amico e si trova nei guai" aggiungo.

"Mio figlio è nei guai? Tipico di Simon" commenta una voce maschile e grave "Apri la porta, Katy"

La donna obbedisce, ma continua a guardarci in modo diffidente. Mi ritrovo di fronte a Brian. L'avevo già visto altre volte, ma mi sbalordisco sempre e comunque del suo fisico imponente. Due occhi uguali in tutto per tutto a quelli di Simon mi squadrano.

"Sei cresciuto molto, James" afferma, dopo un esame accurato.

Non so che cosa rispondere. Brian Jacobs mi ha sempre messo in soggezione.

"E lei chi è?" aggiunge poi, degnando Jacob di una lunga occhiata penetrante.

"Un amico di James. Lo zio di Isabelle Matcher, se sa chi è" risponde prontamente Jack, porgendogli la mano, che Brian non stringe.

"Isabelle Matcher... Se vi siete rivolti a me, vuol dire che avete scoperto alcune cose interessanti sul compito di mio figlio" replica il padre di Simon "Interessanti e... Riservate. Segrete. Nascoste nel server della polizia"

"Signore, l'abbiamo dovuto fare. Per Simon. È nei guai, come le ho già detto" ribatto.

"Non me ne frega niente di mio figlio. Fatto sta che due persone sono entrate nel server inaccessibile della polizia. E potrei sbattervi in galera" sbotta.

"No, non può. Non ci sono prove, signore. È la nostra parola contro la sua. E lei sarà anche un noto detective, ma davanti alla legge è uguale a me" ho alzato un po' il tono di voce, ma sto cercando di parlare pacatamente.

"Sei un ragazzo impertinente, James. Tale e quale a Simon" sibila, puntando il dito indice contro il mio petto e premendocelo con forza.

"Suo figlio è un genio, signore. Non può insultarlo" difendo Simon automaticamente. È un gesto istintivo.

"Può anche essere un genio, cosa riguardo alla quale nutro forti dubbi, ma ciò non toglie che sia impertinente, orgoglioso e poco obbediente. Incapace di sottomettersi a persone con più potere di lui"

"Non mi sembrano difetti, signore. Almeno, ha il coraggio di indagare nonostante le minacce. E sospetto che sia stato pure rapito, nel tentativo di fare il suo lavoro con cura e di proteggere Isabelle Matcher"

"Rapito?"

"Sì, rapito! Ma lei, signore, non si vuole mettere in gioco per difendere suo figlio?! Per salvarlo?!" sto gridando ormai. L'ira mi sta dando alla testa.

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