Capitolo 1

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Lungo. Quel giorno fu uno dei piú lunghi della mia vita.

<< Hana, che dici di andare a fare un discorso? Penso che tutti se lo aspettino>> sussurró mio padre, il quale mi stava seduto accanto durante il funerale. Lo guardai di traverso e mi aggiustai sulla sedia prima di sospirare.

<< È appena morta la mamma e tu pensi solo a fare bella figura. Non passa giorno in cui io non ti odi di piú >> sussurro disgustata.

Sussultó a quelle parole. Mi mise un braccio intorno alle spalle e si avvicinó al mio orecchio, in modo che solo io potessi sentire quella fatidica frase alla quale non ci avrei fatto mai abitudine.

<< A casa facciamo i conti >> disse prima di accarezzarmi i capelli e ritornare con l'attenzione verso il prete che stava benedendo la bara con dentro il corpo esile di mia madre.

Mia madre era morta per un tumore al cervello. Aveva sofferto così tanto nella sua vita. Certo, eravamo una delle famiglie piú ricche in città ma, quanto è vero che i soldi non comprano la felicità.

E quella felicità mancava a causa di mio padre. Non passava giorno in cui non litigassero, in cui non si sputassero parole piene di odio.

Tutto perchè mio padre aveva trasformato l'azienda affaristica della mia famiglia in un'azienda illegale, che ormai si occupava di riciclaggio di denaro e scambi di droga. Mia madre non voleva vivere questa vita, non voleva macchiare il nostro nome e soprattutto non voleva quel tipo di futuro per me. Ma ormai il nome di mio padre, Im Joongki, era conosciuto in tutta Seoul anche se ben pochi sapevano veramente di cosa si occupasse.

All'inizio ero ancora troppo piccola e ingenua per capire quello che succedeva intorno a me, e solo dopo qualche anno imparai a leggere il dolore negli occhi di mia madre.

Il funerale finì dopo poco. Mi alzai e ringraziai tutte le persone che avevano partecipato, stampandomi un finto sorriso davanti la compassione di chi mi faceva le condoglianze e chi mi riservava qualche parola di conforto.

Appena finii mi diressi dritta in macchina, dove il nostro autista Pier già ci aspettava. Mi sedetti dietro e rimasi in silenzio meditando su come sarebbe stata la mia vita senza la mamma, che cosa avrei fatto ora che ero rimasta sola con lui.

Quasi come se mi leggesse nel pensiero arrivò e si sedette al lato del passeggero e Pier mise in moto l'auto per ritornare a casa e imboccò l'autostrada che portava a Incheon, la nostra città.
Sarebbe stato un lungo tragitto.

Mio padre era intento a parlare con Pier e il mio sguardo cominciò a vagare fuori dal finestrino, in cerca di un pò di tranquillità che venne spezzata quando mi resi conto che eravamo entrati in una galleria.

Ero ancora immersa nei miei pensieri quando la macchina si fermò bruscamente e la borsa appoggiata al mio grembo sfuggì dalla mia presa. Mi chinai a raccoglierla e la sistemai al mio fianco, mentre mio padre era intento a borbottare qualcosa.

Curiosa mi sporsi in avanti per osservare meglio la situazione e mi accorsi di un enorme pick up parcheggiato in mezzo alla carreggiata. Ci precedono altre due macchine quindi la visuale era piuttosto limitata. Che ci sia stato un incidente?

Appoggiai la schiena al sedile e sbuffai pensando a quanto si sarebbe allungato il viaggio, ma un brusio proveniente da fuori mi fece tornare a curiosare. Vidi scendere dei ragazzi che subito urlarono e iniziarono a correre da tutte le parti.

Ad un tratto uno di loro saltó sulla nostra auto facendo prendere uno spavento a mio padre e a Pier mentre io me la ridevo. Ci disegnò una grande X sul parabrezza, ridendo a squarciagola, per poi scendere e tornare verso il pick up che sgommò via non appena potè.
Ritornò il silenzio e piano tutte le auto ripartirono, compresa la nostra.

<< Quei disgraziati! Giuro che se li incontro per strada li ammazzo e quel piccolo delinquente che ci ha fatto questo la pagherà cara! >> continuava a urlare mio padre mentre Pier riprese a guidare senza dire niente.

<< E tu piccola sgualdrinella, me la pagherai per aver riso alle mie spalle >> finí la frase puntandomi il dito contro. Il suo sguardo severo tolse il sorriso dalle mie labbra e non replicai, sapendo che non ne valesse la pena.

Appena arrivammo a casa salutammo Pier e io senza dire una parola mi diressi verso le scale.

<< Dove pensi di andare tu? >>

Mi bloccai all'inizio della scala. Mi girai lentamente per osservare mio padre con la camicia slacciata ed in mano una bottiglia. Mi guardó sorridendo. Ma non un sorriso normale. Un sorriso pieno di cattiveria.

<< Io e te dobbiamo fare i conti >> disse dando un sorso alla bottiglia di vino fra le sue mani. Non mi mossi dal punto in cui ero e lo guardai con espressione dura. Ero abituata al suo tono di voce alto e cattivo, non era di certo una novità per me. Ma quando iniziava a bere poteva diventare violento e in una giornata come quella non volevo avere problemi.

Tra lui e mia madre negli ultimi anni non correva buon sangue, ma quello che era successo non faceva stare male solo me e non volevo che mi usasse come sfogo personale.

<< È stata una giornata dura ti prego papà, non mettertici anche tu >> lo supplicai con lo sguardo e lui sembrò rilassare le spalle.

<< Sappi che non è finita qui Hana. Non tollero che non rispetti le regole e non dovrà succedere mai più >> disse guardandomi severo e io non risposi, semplicemente gli diedi le spalle e continuai a salire le scale raggiungendo la mia camera.

Mi buttai sul letto sospirando, ancora vestita e truccata. Ero completamente senza energie a causa delle lacrime versate negli ultimi giorni. Il peggio era appena cominciato.

Quella sera mi girai e rigirai nel letto cercando di prendere sonno. Guardai la foto di mia madre appoggiata al comodino e sorrisi ricordandola.

<< Quanto vorrei che fossi ancora qui>> sussurrai mentre una lacrima scendeva sul mio viso. La asciugai velocemente e mi misi a fissare il soffitto cercando di scacciare i brutti pensieri che non facevano altro che affollare la mia mente. Dovevo resistere per lei.

RUN I - BTS (Completata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora