Capitolo 17

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Hana POV

<<Ciao papà non pensavo tornassi così presto >> rimasi sorpresa vedendo la sua figura in salotto. È comodo sulla sua solita poltrona, intento a leggere il suo giornale come una normale giornata.

<< Hana, potrei parlarti un attimo? >> il suo tono serio mi colpì appieno e rabbrividii. Senza aspettare una mia risposta mi indicò il divano vuoto di fronte a lui. Appena mi accomodai aspettai in silenzio che iniziasse a parlare.

<<Sono stato a Jeju in queste settimane, sia per lavoro sia per problemi personali- >> si massaggiò le tempie mentre era intento a parlare, notai preoccupazione nei suoi occhi << il nostro rapporto non è mai stato perfetto, e non so se lo sarà mai. Ma sappi che ho dovuto fare tutto questo per tutelare te e tua madre>> la piccola pausa che seguì mi fece alzare gli occhi e li allacciai al suo sguardo serio.
Doveva darmi delle giustificazioni per le sue azioni ed ero contenta lo stesse facendo. Me le doveva.

<<Ho avuto modo di riflettere molto in questi giorni. E quello che voglio fare ora è chiederti scusa. Per tutto. Non sono stato un padre modello e di certo non comincerò ad esserlo adesso però ho bisogno della tua attenzione ora. Ho bisogno di sapere che sarai dalla mia parte >> il suo tono non ammetteva repliche, lo sapevo bene. Ma ero stanca di stare ai suoi giochi e se non fossi stata d'accordo con lui mi sarei ribellata.

<< C'è molto altro che voglio sapere >> constatai appena smise di parlare e lui annuì assente, sapendo che avevo bisogno di più informazioni. Avevo bisogno di sapere.

<< Sai di cosa si occupa la mia azienda vero? >> chiese alzando un sopracciglio e io annuii. Sapevo che mascherava faccende illegali ma ci aveva sempre tenuto lontano da tutto questo e non conoscevo molto del suo lavoro. Forse in una cosa non aveva sbaglaito, a voler tenerci all'oscuro da tutto questo per proteggerci. Ma ora il gran casino l'aveva fatto lui e ci ero andata di mezzo anch'io. Per un momento pensai a dove sarei stata ora se ci avesse protetto meglio. La colpa era sua.

<< Il mondo in cui sono entrato è più oscuro di quanto pensassi. È un circolo vizioso dal quale non puoi uscire. E io ho fatto l'errore di affidarmi a persone sbagliate, a persone che non si meritavano la mia fiducia >> ero completamente persa nelle sue parole. La mia attenzione era completamente su di lui e i miei occhi fissi nei suoi.

<< Perchè l'hai ucciso? >> non mi accorsi nemmeno di aver parlato. Quella domanda mi uscì spontanea e lo vidi sussultare appena alle mie parole. Ma doveva aspettarselo. Per qualche secondo non parlò, probabilmente intento a scegliere accuratamente come affrontare la questione.

<< Come ti ho detto è un mondo che non consocevo, e ho fatto l'errore di entrarci. Vedi, quando noi compiamo qualche affare i nostri avversari sono sempre lì pronti a metterci i bastoni tra le ruote. Il signor Park ci aveva già addocchiato da qualche tempo e all'inizio i miei collaboratori dicevano che era solo un modo per darci del filo da torcere, per farci capire chi comandasse veramente. Che noi non eravamo niente. Scoprii che uno dei miei uomini più affidati era in realtà una loro talpa, erano riusciti ad entrare nel mio sistema >> il suo sguardo si abbassò all'improvviso, probabilmente ricordando quell'episodio.Vidi dolore, tristezza. Forse si sentì tradito da qualcuno di cui si fidava completamente. Non potei non fare il collegamento con la discussione avvenuta qualche giorno prima con i ragazzi. Io mi ero sentita tradita da loro. E capii come mio padre si dovesse essere sentito in quel momento.

<< Vedi Hana, la fiducia nel nostro settore è la cosa più importante, è l'essenziale. Senza di quello non si va da nessuna parte e si fa una brutta fine. Speravo che comportandomi in un certo modo non avrei mai avuto bisogno di venire alle maniere forti ma ero stato tradito. Non solo avevano tradito me, ma tutta l'azienda. E non contenti avevano fatto fuori i miei uomini migliori, i più fidati. Ero distrutto. Ed ero talmente concentrato su tutta questa questione che non dedicai il giusto tempo a tua madre. Lei stava male e io pensavo solo a vendicarmi di quel bastardo >> sentii alcune lacrime rigarmi la guancia, segno che stavo piangendo. Non me ne accorsi neanche ma non mi sfiorzai di asciugarle. Non volevo più lottare, non ne avevo più la forza.

RUN I - BTS (Completata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora