Capitolo 29

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Hana POV

<< Perché non andiamo a fare shopping? I bambini sono dai nonni e gli uomini di casa finalmente se ne sono andati, abbiamo tutta la giornata solo per noi >> sorrisi subito alla proposta di Shinhye e la osservai da lontano. Era ancora indaffarata a sistemare le pentole usate per cucinare il pranzo, mentre io le avevo dato una mano a spreparare. La convivenza con i signori Choi non sarebbe potuta andare meglio: mio padre era più rilassato stando accanto a Minho, mentre io avevo instaurato un rapporto di amicizia con Shinhye. Sapevo di poter contare completamente su di lei.

<< Per me va bene >> risposi subito contenta all'idea di poter uscire da quella casa e passare un po' di tempo con lei.

<< Bene, potresti per favore portarmi i bicchieri che sono in salotto? Li metto nel lavandino e mi preparo >> le passai lo straccio blu per asciugarsi le mani che si trovava accanto a me e mi diressi subito in salotto. Vidi subito i due bicchieri verdi appoggiati al piccolo tavolino e li presi in mano, spegnendo la tv che intanto era rimasta accessa.

Un pomeriggio fuori da questa casa mi avrebbe fatto solo bene. Passare il tempo con Shinhye mi faceva dimenticare di tutto, con lei mi sentivo libera di essere me stessa e soprattutto potevo raccontarle qualsiasi cosa. Appoggiai il telecomando accanto al divano e mi assicurai che non ci fosse altro, per poi voltarmi e tornare in cucina.

<< Shinhye- >> mi fermai appena mi accorsi della cucina vuota e pensai che semplicemente fosse già andata a prepararsi. Mi avvicinai al lavandino e vi posai i due bicchieri, chiudendo il rubinetto dell'acqua. Cercai lo strofinaccio che di solito stava piegato lì accanto e non trovandolo mi avvicinai al cassetto per prenderne un altro, ma qualcosa ai miei piedi catturò la mia attenzione. Raccolsi con cura lo straccio che fino a pochi minuti prima Shinhye aveva utilizzato e lo osservai curiosa. La signora Choi era una delle persone più precise e accurate che avessi mai conosciuto, non se ne sarebbe dimenticata così.

Ero ancora inginocchiata per terra quando sentii una leggera brezza; quasi automaticamente sollevai lo sguardo verso la porta finestra proprio di fronte a me e mi alzai avvicinandomi ad essa. Scostai la tenda bianca e mi accorsi subito della maniglia scassata. Portai titubante la mano su quella piccola macchia rossa che circondava la maniglia e la toccai, studiandola sulla punta delle mie dita. Era quasi certamente sangue. Il panico iniziò ad assalirmi e subito iniziai a chiamare Shinhye. Non poteva essere scomparsa così, ero solo nella stanza accanto, come potevo non essermi accorta di niente?

Salii le scale velocemente e mi diressi nella camera da letto dei signori Choi trovandola vuota. Quasi mi incantai appena mi resi conto che effettivamente Shinhye non era più lì con me. Qualcuno l'aveva presa e io non me n'ero nemmeno accorta. Corsi in camera mia e presi subito il telefono, digitando il numero di mio padre.

<< Dimmi Hana >> non mi accorsi nemmeno del suo tono irritato, in quel momento non mi interessava se era a lavoro e lo stessi disturbando.

<< Papà, non trovo Shinhye >> cercai di mantenere il mio tono di voce calmo ma non ci riuscii per molto. Non solo avevo paura per Shinhye ma avevo paura per me.

<< Sicura che non sia andata a fare la spesa? O dai vicini? >> lo sentii preoccupato e questo non mi fece calmare, anzi.

<< Sicura, lei era in cucina e io in salotto, quando sono tornata era sparita, la finestra era forzata e c'era del sangue >> mi portai una mano sul viso, pensare di essere stata così ingenua mi fece male. Avrei potuto aiutarla se solo fossi stata più attenta. Mio padre di certo non sarebbe stato orgoglioso di me.

<< Hana non muoverti, chiuditi in stanza e serra le finestre io arrivo >> la chiamata si chiuse subito e seguii le direttive di mio padre.

Chiusi a chiave la porta della mia camera e scostai le tende, per poi spegnere la luce. Dovetti fermarmi e fare dei respiri profondi per calmarmi, le mani mi tremavano e lacrime silenziose mi rigavano le guance. Mi sentivo terribilmente in colpa e la possibilità che chiunque fosse stato potesse tornare per me di certo non aiutava.

Cosa poteva esserle successo? L'avevano rapita e io non mi ero davvero accorta di niente? Ero nella stanza accanto eppure non avevo sentito nessun rumore. Nella mia testa cominciarono a farsi strada brutti pensieri; se non l'avessi lasciata sola avrei potuto salvarla, avrei potuto vedere chi era stato a farle del male. Finalmente le cose sembravano andare per il verso giusto, mio padre era meno preoccupato e io con loro stavo bene. Shinhye era diventata importante per me, quasi come una migliore amica, una madre. E io non ero riuscita a proteggerla da qualcosa che in realtà era indirizzato a me. Mi stavano portando via un altro punto di riferimento e io continuavo ad osservare il tutto senza agire.

Un rumore improvviso mi risvegliò dai miei pensieri, e mi avvicinai alla porta della camera appoggiando un orecchio sulla superficie fredda. I passi si fecero più vicini e capii che qualcuno fosse entrato in casa e si stesse dirigendo proprio al piano superiore. Indietreggiai fino a che le spalle toccarono il mio letto e avvicinai le ginocchia al petto, quasi pregando che chiunque fosse non scoprisse la mia presenza. Attimi di silenzio vennero bruscamente spezzati da un insistente bussare alla mia porta. Portai instintivamente una mano sulla mia bocca e premetti con forza cercando di calmare il mio respiro che ormai era diventato frenetico. Non sapevo chi ci fosse al di là della porta e soprattutto non sapevo cosa volesse da me. Il bussare diventò più frenetico finchè sentii la voce di mio padre.

<< Hana sono io, ti prego aprimi >> quasi non gli feci finire la frase che subito girai la chiave e spalancai la porta, butatndo le braccia intorno al suo collo e stringedolo a me. Non ero mai stata così tanto contenta di vederlo come in quel momento. Mio padre sembrò sorpreso del mio gesto e per un attimo lo sentii ricambiare, ma si staccò quasi subito da me e mi allontanò leggermente da lui, stringendo le mie spalle e costringendomi a guardarlo negli occhi.

<< Stai bene? >> i suoi occhi erano spalancati e fissi nei miei, il suo sgaurdo preoccupato si incatenò al mio tra il terrorizzato e il sollevato.

<< Sì io sto benissimo, non so dove sia Shinhye è scomparsa nel nulla >> abbassai gli occhi ripensando a poco prima, quando ritornata in cucina non avevo trovato la signora Choi. Speravo con tutto il cuore che stesse bene, dovevo scusarmi con lei.

<< Hai visto chi è stato? >> ripartai gli occhi nei suoi e scossi a testa debolemente. I miei occhi si inumidirono ma cercai di ricaccaire indietro le lacrime.

<< No, non ho visto niente so solo che è sparita nel nulla >> cercai di dirlo con più calma possibile ma quasi mi morirono le parole in gola, l'enorme groppo che sentivo non mi aiutò. Mio padre sospirò rumorosamente e allentò la sua presa dalle mie spalle, passandosi una mano sulla fronte e allontanandosi da me. Osservai la sua espressione attentamente: la sua fronte era corrugata mentre gli occhi sembravano persi nel vuoto. Stava ragionando sul da farsi ed ero sicura avrebbe trovato una soluzione il prima possibile.

<< Ora tu vai da Miyoung, da Taehyung o da chiunque tu voglia e stai lì finché non te lo dico io capito? >> quasi sussultai appena il suo sguardo si spostò nel mio e annuii prontamente, entrando in camera e prendendo quello che mi sarebbe servito. Sentii la presenza di mio padre sullo stipite della porta e quando fui pronta mi avvicinai a lui. Senza dire niente iniziò a dirigersi giù per le scale, stando però attento a quello che stava attorno a lui.

<< Papà- >> lo chiamai inconsciamente, dando voce ai miei pensieri. Lui si girò subito verso di me e aspettò in silenzio che continuassi a parlare. << Mi sento terribilmente in colpa >> le parole uscirono dalla mia bocca in un sussurro, e non riuscii più a trattenere le lacrime che fino a quel momento avevo ricacciato indietro con estrema difficoltà.

Mi portai le mani sugli occhi quasi vergognandomi. Ero lì a piangere come una bambian quando avrei dovuto reagire e aiutare mio padre a rimediare al casino che avevo fatto. Ero stata ingenua, avrei dovuto tenere gli occhi aperti in qualunque momento e invece avevo sottovalutato la situazione in cui eravamo pensando che si sarebbe potuta risolvere così, dal nulla. Sentii le braccia di mio padre circondarmi e appoggiai il viso sulla sua spalla, cercando di calmarmi.

<< Non preoccuparti Hana, rimedierò a tutto >> bastò quella promessa a farmi smettere di piangere.

Lui avrebbe rimediato a tutto, potevo fidarmi.

<< Portami da Jin >> dissi semplicemente e lui annuì, staccandosi e accompagnandomi alla porta.

RUN I - BTS (Completata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora