Capitolo 37

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Un rumore fastidioso mi obbligò ad aprire gli occhi ma non appena vidi la luce entrare dalla finestra li richiusi.

<< Ti ho visto, so che sei sveglia >> parlò una voce al mio fianco e sbuffai infastidita.

<< Ti prego Taehyung, altri cinque minuti >> mi lamentai alzandomi il piumone fin sopra la testa ma lui mi obbligò a togliermelo.

<< I gemellini sono appena andati via, abbiamo tutta la casa per noi >> mi sussurrò all'orecchio dandogli un piccolo bacio. Lo guardai incuriosita.

<< Taehyung, mi sono appena svegliata cosa vuoi fare? >> chiesi con la voce ancora impastata dal sonno e lui mi strinse a sé, e senza perdere tempo mi sfilò la maglietta del pigiama.

<< Voglio fare l'amore con te >> mormorò sulla mia pelle e il suo alito caldo mi fece rabbrividire.

Le sue labbra sono subito sulle mie e strinsi la presa sulle sue braccia nude, portandolo più vicino a me. Le lenzuola sono ormai sul pavimento e i nostri corpi nudi sono attaccati l'uno all'altro, muovendosi all'unisono. Nessuno dei due dice una parola, la stanza riempita dai nostri respiri e dal rumore che la nostra pelle creava ogni volta che si univa. Appoggiai la testa sulla spalla di Taehyung sentendo aumentare la velocità delle sue spinte e gemo ogni volta che entra ed esce da me. Le sue mani erano ben salde sui miei fianchi e mi aiutavano ad andare incontro alle sue spinte, avvicinandomi ogni volta sempre di più al mio orgasmo. Strinsi delicatamente la mia presa sui sui capelli e lo feci sospirare, facendogli staccare le mie labbra dalle mie. I nostri occhi si trovarono e non si lasciarono fino a quando venni subito seguita da lui. Chiusi gli occhi per qualche secondo, inebriandomi del piacere che stavo provando in quel momento e lo strinsi a me. Per un attimo desiderai che niente e nessuno potesse separarci. Taehyung mi aiutava a rimanere sana, a rimanere felice. Era la mia ancora di salvezza in un mare fatto di odio e disprezzo. Rimanemmo uno attaccato all'altra e così ci riaddormentammo.

Una volta sveglia però, lui non è più accanto a me. E me ne accorsi subito quando non sentii il calore del suo corpo, il suo profumo. Mi sedetti sul letto confusa e notai che nemmeno i suoi vestiti ci fossero. Alzai le spalle pensando che probabilmente avesse avuto un'emergenza e non volesse svegliarmi. Mi alzai di malavoglia e mi infilai gli utlimi vestiti rimasti fuori dalla valigia. Scesi velocemente le scale, ringraziandomi mentalmente per aver avuto la brillante idea di sistemare tutti i giochi dei gemellini la sera prima, così non avrei dovuto faticare il giorno dopo. Mi sentivo riposata ma allo stesso tempo quella sensazione fastidiosa non se n'era ancora andata dal mio stomaco.

Mi feci un thè caldo e non appena sentii una macchina aprcheggiare nel vialetto accorsi alla finestra, scostando la tenda curiosa di vedere chi fosse. Corrugai la fronte non appena intravidi la macchina poco familiare; ero sicura di non averla mai vista, avevo imparato a memoria modello e targa della macchina di Shinhye e di Minho, così se ce ne fosse stato bisogno li avrei riconosciuti senza troppa fatica. La portella del passeggero si spalancò e vi uscì un uomo alto e vestito elegante. Fu subito seguito da un altro altrettanto vestito di nero e li osservai mentre si guardavano intorno. Il primo uomo uscito dal veicolo si appoggiò alla macchina ed estrasse dalla tasca della giacca il cellulare, per poi fare una chiamata.

Avevano quasi un'aria familiare, ma non riuscivo proprio a ricordare dove li avessi già visti. Ero ancora persa nei miei pensieri quando senza accorgermene incrociai il suo sguardo. Per un attimò mi sembrò quasi di strozzarmi non appena capii che loro erano gli stessi uomini che avevano accompagnato Jinyoung alla serata del Galà. Sul suo volto si allargò un sorriso malizioso e feci cadere la tazzina che tenevo tra le mani. Mi sentii debole e capii che quella sensazione che provavo aveva un motivo. Era successo qualcosa di grave a mio padre e ora toccava a me.

Salii velocemente le scale e mi diressi in camera mia. Presi subito il cellulare ancora appoggiato al comodino e mi chiusi in bagno. Composi il numero di mio padre e pregai mi potesse rispondere al più presto. Non appena scattò la segreteria portai una mano sul viso e premetti forte il palmo sulla mia bocca, cercando di bloccare i singhiozzi che cercavano di uscire. Sentii subito le lacrime rigarmi le guance e cercai di regolarizzare il mio respiro. Un botto riempì improvvisamente la casa deserta e capii che ormai erano entrati, sarebbe stata questione di qualche minuto perchè mi trovassero. Sapevo di non potermi nascondere da loro, ma ero troppo codarda per cercare di fuggire o affrontarli. La paura che provavo mi faceva tremare le gambe e non riuscivo a pensare lucidamente. Che cosa mi sarebbe successo?

Sentii dei passi veloci nella mia stanza e trattenni il respiro, cercando di fare meno rumore possibile. Ascoltai attentamente i due uomini parlare tra di loro, aprendo l'armadio e spostando qualche oggetto, e osservai le loro ombre passare proprio davanti la mia porta. Chiusi gli occhi e sospirai silenziosamente, non volevo vedere o sentire niente. Ero stanca di tutta quella sensazione.

<< Andiamo, quella ragazzina sarà scappata dalla finestra >> disse una voce profonda e quasi tirai un sospiro di sollievo non appena li sentii allontanarsi dalla camera e il silenzio tornare sorvrano. Rimasi accucciata accanto al lavandino per qualche minuto prima di trovare la forza di alzarmi. Mi sorressi al mobile e dopo aver preso qualche respiro appoggiai il viso sulla porta, cercando di captare qualsiasi rumore al di fuori. Non sentendo niente mi feci coraggio e aprii piano la porta, osservando la stanza. Le lenzuola erano per terra e la sedia era buttata a terra davanti la scrivania.

Uscii dal bagno e feci per avvicinarmi alla finestra della camera, ma un dolore lancinante alla testa mi bloccò e l'ultima cosa che vidi furono delle ombre scure. I miei timpani iniziarono a fischiare incessantemente e delle voci lontane parlavano tra di loro. Sentii qualcuno afferrare i miei polsi e mi abbandonai alla sensazione di vuoto.

Aprii gli occhi di scattò non appena ritrovai la forza. Cercai di mettere a fuoco l'ambiente attorno a me e iniziai a sbatterli velocemente, portando una mano su di essi per strofinarmeli. Abbassai lo sguardo sulle mie mani e le vidi legate. Ma cosa stava succedendo? Quando riuscii ad alzare lo sguardo quasi mi si fermò il cuore, non appena vidi Taehyung e Shinhye legati a delle sedie davanti a me.

RUN I - BTS (Completata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora