Capitolo 8

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Penso di non aver mai corso così tanto in vita mia. Corro, non mi preoccupo nemmeno delle poche persone che si trovano in strada e mi guardano stranite mentre io corro verso casa mia, impaziente di arrivarci. Corro e non guardo la strada subendomi il suono dei clacson degli autisti a cui ho tagliato la strada. Finalmente intravidi il cancello di casa mia e feci un ultimo sforzo arrivando alla porta d'ingresso. Entrai spalancando la porta e Lucy mi corse incontro.

<< Hana tutto bene? >> chiese subito preoccupata ma io non avevo tempo da perdere.

<< Mio padre è in casa? >> quasi urlai cercando di riprendere fiato.

<< No non è ancora tornato, è successo qualcosa? >>

Non le feci finire la frase e corsi verso il suo studio, sapendo di poter trovare le risposte che cercavo.
Appena varcata la soglia, mi precipitai sulla sua scrivania apendo tutti i cassetti e controllando i numerosi documenti al loro interno. Ero sicura fossero da qualche parte.
Mi guardai attorno e decisi di controllare la grande libreria che ricopriva la parete accanto e finalmente in uno dei cassetti trovai quello che cercavo.

I numerosi fascicoli gialli giacevano nell'ultimo cassetto, tenuti assieme da un grande elastico rosso. Lo tolsi immediatamente e iniziai ad aprirne uno a uno cercando quello che mi serviva. Uno catturò la mia attenzione per un enorme striscio rosso sulla copertina di esso. Lo aprii cautamente e lessi il nome in grande sul primo foglio "Industrie Park".

Cominciai a sfogliarlo, leggendo tutte le informazioni sul padre di Jimin: data di nascita, anno in cui si sposò, l'anno in cui ebbe Jimin, quanti cani aveva adottato, dove andava a fare la spesa e quante volte al mese usciva a cena con sua moglie. Sfogliai le foto allegate, apparentemente presedi nascosto, che lo ritraevano con uomini d'affari, la famiglia, i parenti e con Jimin.
Ne notai una in particolare che mi fece sorridere. Presumo che Jimin avesse all'incirca 10 anni. Lui e suo padre erano in un prato e stanno giocando assieme. Jimin sembrava ridere a squarciagola mentre suo padre sorrideva guardando il piccolo figlioletto.
La strinsi tra le mani e passai le dita sul volto di Jimin e sul suo sorriso.
La piegai accuratamente e la misi intasca, continuando a sfogliare il fascicolo fino a trovare una lettera.

<< Si può sapere che ci fai qui? >> venni interrotta dalla voce autorevole di mio padre e mi ghiacciai sul posto. <<Rispondimi >> continuò. Prima che potessi rispondere, abbassò lo sguardo verso le mie mani e notò il fascicolo. << Come mai tutto questo interesse per Mr. Park? >> domandò ancora, il suo sguardo duro nel mio.

Rimanemmo in silenzio per qualche secondo finché non decisi di parlare.

<< Lo hai ucciso? >> sussurrai avendo paura della possibile risposta che ormai conoscevo.

<< Come hai detto scusa? >> mi chiese sollevando un sopracciglio.

<< T-Tu lo hai ucciso? >> dissi più forte di prima, ma non riuscendo a trovare coraggio balbettai. Mi osservò per qualche secondo e si stacco dallo stipite della porta sul quale era appoggiato, avvicinandosi al centro della stanza.

<< Il mio lavoro non è facile come pensi. Ci sono certe scelte che devi fare per il bene dell'azienda, della famiglia->> lo osservai incredula << quindi sì Hana, ho ingaggiato qualcuno per ucciderlo, così da non avere nessun ostacolo nei miei affari >> concluse sostenendo il mio sguardo.

Aprii la bocca per parlare ma non ne uscì nulla. Ero troppo sconvolta da tutte quelle informazioni e dalla possibilità che io potessi essere la figlia di un assassino.

<< Ora metti via quel fascicolo e non farne parola con nessuno, capito? >> la sua voce profonda mi risvegliò dal mio stato di trance e sentii dei brividi percorrermi la schiena. Non avrei sopportato anche questo, l'odio che provavo per lui andava ben oltre l'essere una "famiglia", come lui alludeva spesso.

RUN I - BTS (Completata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora