Caro papà

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Finito di parlare, Ron si accasciò sul letto nascondendo il viso con le mani. Sembrava che aspettasse che gli cadesse addosso una cascata, pronto a ricevere altro dolore.
Si aspettava sicuro una mia sfuriata.
E infatti ero arrabbiata. Avevo ascoltato tutto con stupore e rabbia sempre più crescenti, ma adesso era svanita.
Ron stava soffrendo.
Non aveva mai litigato con Rose, per lui era sempre stata la sua principessa, l'aveva sempre tenuta stretta al suo cuore e aveva sempre cercato di proteggerla da tutto, anche dai suoi sbagli.
Mi avvicinai e lo strinsi a me per consolarlo come potevo.

*****************

La pioggia batteva forte e inarrestabile su tutta Hogwarts e sul grande lago. Un fulmine illuminò tutto in modo spettrale. La pioggia mi cadeva addosso bagnandomi completamente. Chiusi gli occhi, cercando di bloccare il flusso di rimorso e di dolore che avevo dentro. Ero arrabbiata, furiosa, ma non potevo evitare di sentirmi in colpa per come l'avevo trattato.
Il dolore che gli avevo causato mi faceva male.
Volevo essere arrabbiata, avrei dovuto essere arrabbiata, ma non riuscivo a non soffrire per lui.
Non riuscivo a non pensare a lui........
Mi aspettavo che sarebbe venuto. Mi aspettavo di vederlo venire verso di me in silenzio, di vederlo sedersi vicino a me senza dire niente.
Lo guardai e una delle cose che però non mi aspettavo era vederlo bagnato fradicio, pensavo si fosse preso almeno un ombrello.
Lui mi sorrise, il suo viso illuminato un attimo da un lampo, e mi mise un braccio sulle spalle attirandomi a se.
Nascosi il viso nella sua camicia zuppa e chiusi gli occhi.
Rimanemmo per un po' in quel modo, mentre sentivo che lui era arrabbiato con se stesso.
Da parte mia non pensavo ci fosse davvero un colpevole. Del resto non era davvero successo niente.
Tranne la furia di mio padre.... ma non era neanche lui il colpevole. Lui aveva reagito come avrebbe reagito chiunque.
Allora perché dovevo avercela con lui?
Perché lui mi conosceva.
Non sarebbe dovuto saltare subito alle conclusioni sbagliate.
E specialmente non poteva decidere chi dovevo o non dovevo frequentare.
-Rose, mi dispiace- mi sussurrò Scorpius all'orecchio.
Io alzai il viso per guardarlo, impedita un po' dalla pioggia battente, che però ancora non mi aveva fatto sentire freddo. Ancora non sentivo niente tranne che il dolore contrastante dentro.
-non ti devi scusare. Non è colpa tua. È semplicemente successo........-lo consolai io.
Poi gli sorrisi.
-entriamo, altrimenti domani saltiamo tutti e due il compito di difesa contro le arti oscure!- dissi alzandomi. Lui mi imitò e insieme tornammo al castello sotto la pioggia, mano nella mano.

Non mi sorpresi dell'arrivo di una lettera da casa durante la cena.
Era di mia madre. La lessi triste, sapendo che evitava di dirmi quanto stava soffrendo mio padre. Mi scrisse solo che si era pentito di tutto quello che aveva detto e specialmente fatto.
E sapevo che era vero.
Albus mi guardò serio. Gli avevo appena raccontato a grandi linee cosa era successo ma ancora non aveva detto niente. Chissà a cosa pensava. Forse che anche lui avrebbe reagito come mio padre al suo posto?
Mangiai poco, non avevo molta fame, e poi uscì dalla sala grande prima degli altri.
Mi sentivo stanca e spossata.
Scorpius mi seguì e io mi fermai per farmi raggiungere.
-Rose cosa posso fare per aiutarti? Non voglio che continui a soffrire così!- mi scongiurò sofferente.
-non ti preoccupare. Una bella dormita e starò bene!
Non è solo quello. Sono anche stanca per gli esercizi. Ci vediamo domani mattina- e lo baciai.
Le sue labbra risposero subito al mio bacio e trovammo entrambi conforto in quel momento.
Sorridendo mi staccai e andai nella mia stanza per riposare.

********

Quella mattina l'aspettai impaziente e preoccupato.
E fui felice di vederla uscire tranquilla dal quadro, sorridente.
Mi venne incontro e mi abbracciò di slancio.
-buongiorno!- mi salutò. Io la baciai piano sulle labbra e gli sorrisi.
-sei di buon umore oggi!- osservai sollevato.
-certo. Ieri ero solo stanca. Andrà tutto benissimo!- sorrise prendendomi per mano e tirandomi verso la scalinata principale. Scendemmo le scale e arrivammo a colazione. Lei però non mi lasciò la mano.
-avanti, fai colazione con noi!- mi pregò lei.
-va bene- acconsentì.
La osservai attentamente per tutta la mattinata.
Avevamo tre lezioni insieme, ci saremo solo separati all'ultima ora; io sarei andato a erbologia mentre lei avrebbe fatto artimanzia.
Sembrava tranquilla, la solita Rose di sempre.
Fui tutto il tempo indeciso se chiedergli qualcosa ma poi non ce la feci. Non riuscivo a trovare nessuna tristezza in lei e ciò mi convinceva a non accennare più all'argomento.
Non volevo farla tornare triste per colpa mia.
Anche se prima o poi doveva chiarire le cose.
Quel pomeriggio avrebbe avuto un'altra ora di lezione speciale.
La lasciai davanti alla stanza delle necessità con un bacio e la promessa che sarei stato fuori appena fosse finita l'ora.

Il Destino pt. 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora