Tra deserto e mare pt2

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Mare. Guardai le onde del mare infrangersi forti e impetuose contro le rocce. Il mare era nero e sembrava voler quasi mangiare tutto. Chiusi gli occhi e poi guardai il cielo. Nuvole nere si muovevano in circolo, tuonando e mandando fulmini. Poi vidi delle ombre nere venire verso di me. Sentii il freddo che mi circondava. E capii che erano dissennatori.
Mi svegliai di colpo, con la sensazione di freddo fin dentro le ossa. Mi alzai subito dal letto e andai ad aprire la finestra. L'aria condizionata nella stanza fu stemperata dal calore che veniva dalla finestra. Soffiava direttamente dal deserto. Chiusi gli occhi e decisi di uscire. Avevo solo una camicia da notte piuttosto corta e trasparente quindi presi una vestaglia e scesi sotto, sperando di non incontrare nessuno. Stavo andando in un posto abbastanza isolato per questo. Uscita arrivai alla spiaggia ma invece di andare verso il mare, andai verso il deserto. Sulla spiaggia e in giro trovai coppiette che cercavano una momento romantico e intimo e io li ignorai guardando il cielo. Osservai la luna, bellissima e piena. Mi fermai solo quando intorno intorno a me non c'era più nessuno.
Mi tolsi la vestaglia e la gettai a terra, sedendomi di sopra. Anzi, sdraiandomi. Guardai la luna, le stelle e sorrisi, pensando a quanto era bella davvero quella nottata. Non come nel mio incubo. Ora stavo bene. Chiusi gli occhi e non pensai più a niente, pronta a dormire.

*******

Dormire con la persona che ami tra le braccia, era la cosa più bella del mondo. Quella sera Rose era rimasta a lungo tra le mie braccia ad ascoltare il battito del mio cuore e aspettando che il sonno la cogliesse, ma c'era voluto molto tempo. Ora dormiva ma era ancora tesa. Gli accarezzai i capelli e pensai a quanto ero fortunato ad averla vicina.
Ma un rumore mi risvegliò dai miei pensieri. Mi voltai e lo vidi, un'ombra nera che si avvicinava al letto.
Il volto di Stone era illuminato dalla luce della luna e lui si portò un dito alle labbra, in un chiaro invito a fare silenzio. Allora mi alzai lentamente, cercando di non svegliare Rose, e lo seguì fuori dalla stanza.
-che ci fai qua?- gli chiesi appena fu chiusa la porta.
-ho un'altra cosa da darti. Devi custodirla come hai custodito l'altra. È inutile che ti dice di nuovo di non aprirla, vero?- si raccomandò. Mi porse la scatola ma non la presi.
-non ho intenzione di prenderla se prima non mi dai qualche spiegazione. Dimmi cosa c'è in questa scatola!- dissi serio, incrociando le braccia. Lui mi guardò fulminandomi con gli occhi freddi. Quella sera erano ancora più chiari, forse per via della luce bianca. Fatto sta che il suo sguardo mi spaventò più del solito.
-come mi sembra di averti già detto, sono sicuro che se sapessi la verità ti pentiresti di avermelo chiesto. Quindi non fare più domande e pensa solo a fare il tuo dovere-
-però puoi rispondere a due domande? Queste scatole e... quello che fai tu c'entra qualcosa con gli attacchi a Londra da parte dei mangiamorte?- se non mi avesse risposto neanche a questa domanda non avrei mai preso quella scatola.
-mettiamola così... io servo a loro e loro servono a me. Quindi si, c'entra molto con me e con le scatole-
Mi immobilizzai. Quindi avevo ragione. Lui era malvagio.
-io non sono malvagio. Mio padre e mio nonno erano cattivi, loro forse hanno approvato quello che stai facendo ma io no. Non ho più intenzione di aiutarti- chiarì.
-se faccio del male è solo la mia natura. Fa parte anche degli uomini, il fatto di fare male agli altri, o sbaglio?-.
Con dolore ricordai al male che ero riuscito a fare a Rose anni prima. Ma deglutì guardandolo serio. Lui continuò.
-e poi non ti puoi tirare indietro. Ho un patto vincolante con te. C'è la tua anima in mezzo. E poi le scatole sono innocue. Pensaci il meno possibile e fai quello che devi-
-ma..- stavo per dire ma lui mi interruppe.
-il patto è stato stipulato con uno dei tuoi avi. Vuoi sapere quale? Diciamo che parliamo di una 30 di secoli fa. Adesso torna a dormire!- e scomparve prima di poter aggiungere qualcosa. Sbuffai, guardando la scatola che aveva lasciato a terra. Ebbi l'impulso di calpestarla. Di distruggerla in qualche modo. Presi la bacchetta e provai a darle fuoco. Ma nessun incantesimo sembrava funzionare. Allora fui tentato di lasciarla là. Chi l'avesse trovata avrebbe deciso cosa farsene. Io non volevo avere niente a che fare con lei. Ma quando aprì la porta della mia stanza me la ritrovai davanti, a terra. Uscì un attimo sul corridoio ma la scatola non era più li dove l'avevo lasciata. Era a terra di fronte alla porta. Sospirando, sconfitto, anche se per il momento, la presi e la misi dentro la mia valigia, nell'armadio. Lo chiusi anche con la chiave. Poi andai a letto e guardai Rose dormire, ora un po' più tranquilla. Sorrisi e gli baciai una guancia, prima di stringerla a me e cercare di prendere sonno.

Il Destino pt. 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora