Sharm el sheik

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Guardai i miei genitori incredula.
-avete davvero intenzione di partire lo stesso?- domandai.
Mia madre chiuse la valigia e si sedette sul suo letto mentre mio padre mi sorrise.
-avevo già preso le vacanze e se c'è bisogno posso materializzarmi in poco tempo. Ma non voglio rovinarci questa vacanza- rispose mio padre. Io li guardai ancora incredula. Scossi il capo ancora non capacitarmi della sua risposta. Già il fatto che i mangiamorte fossero tornati avrebbe dovuto preoccupare mio padre ancora di più. Infondo lui era il primo della lista che avrebbero voluto fare fuori. Ci pensai su mentre mi vestivo. Forse voleva andarsene appunto per questo. Ero confusa e triste. Anche se non capivo il perchè.

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Lo guardai mentre guardava nostra figlia uscire e chiudersi la porta dietro le spalle. Poi si sedette accanto a me guardandosi le mani. Io gliela strinsi una.
-dimmi la verità, quanto starai davvero con noi?- gli chiesi. Lui non riusciva a guardarmi, ne a rispondermi. Presi il suo viso tra le mani e lo costrinsi a guardarmi.
-non cadere nel panico. Non sei solo, non sei mai stato solo. Quindi non provare a estraniarti come al solito e a cercare di risolvere tutti i problemi da solo. Ci siamo anche noi. E specialmente ci sono anche io che non sono di sicuro meno spaventata di te per Lily- ribadì decisa. Lui mi guardò negli occhi per momenti indimenticabili. Adoravo perdermi in quel mare verde che da spaventato e inquieto divenne calmo e rassicurante. E specialmente pieno d'amore.

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Quando scesi sotto con la valigia tutti erano pronti e mi aspettavano.
-bene, andiamo altrimenti riusciamo a farci sgridare per la centesima volta da Hermione- disse mio padre prendendo le varie valigie. Mia madre gli sorrise.
-non vorremo togliere questa gioia ad Hermy. Infondo è ormai una tradizione arrivare in ritardo!-
-già. Ormai zia si è fatta il callo- ribadì James. Guardai divertita mio padre e mio fratello che si guardavano negli occhi mentre tutti e due erano andati davanti alla portiera dalla parte del guidatore.
-ormai sono grande, ho la patente da una sacco, e guido sempre la mia macchina- gli stava dicendo James.
-si, ma questa è la mia macchina. Se vuoi guidare prendi la tua- gli ribattè mio padre.
Albus, accanto a me iniziò a sbraitare.
-mi sa che fra poco guido io. Cito il famoso proverbio "tra i due litiganti il terzo gode"- e uscì anche lui dalla macchina. Guardai mia madre disperata. Possibile che dovevano litigare per una simile cosa?
-sembrano dei bambini- mi disse Amber, accanto a me e io annuì.
-se non facessero questa scenetta ogni anno sarebbero anche più divertenti- scoppiammo tutti a ridere e poi mia madre aprì la portiera e guardo da sopra la macchina i tre litiganti.
-se entro due secondi non siete tutti e tre dentro vi lego e vi butto nel bagagliaio. Decido io per voi. Guido io. Adesso subito dentro- e passando da dentro si posizionò al posto di guida. Io, guardando i miei fratelli e mio padre divertita per le loro facce, che entravano in macchina, mi legai veloce la cintura. Tutti mi imitarono.
Mia madre era una sportiva. Avevo fatto parte della squadra di Quidditch fino a quando non aveva avuto Albus e non aveva trovato più appassionante fare la medimago. Ma purtroppo non aveva capito che la scopa e la macchina non sono la stessa cosa. La sua guida era quello che si definiva guida sportiva. Ma a un suo ordine nessuno riusciva a ribadire. Vidi mio padre torturarsi il viso. Sorrisi pensando a quante volte si stava ripetendo mentalmente "perchè non ho lasciato guidare James?"

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Ero quasi del tutto sicuro che tutti mi stessero aspettando. Ma dovevo assolutamente prima posare quella scatola. Entrai nella stanza di mio padre e poi mi diressi verso la libreria. Muovendo un libro la parete iniziò a ruotare e entrai in una stanza che sapevo non veniva usata da almeno 20 anni. Ignorai l'arredamento elegante ma impolverato e cercai la mattonella che si spostava. Ci misi un po' a trovarla ma alla fine riuscì a scoprire la cassaforte che stava dietro. Inserì la chiave di mio padre e poi l'aprì. Dentro c'era oro e tante cose di cui non sapevo minimamente l'esistenza. Posai la scatola senza guadare tutto. La infilai dietro, cercando di nasconderla e poi chiusi tutto. Ero in ritardo e immaginai soltanto il signor Potter, anzi Ron, che mi guardava arrabbiato perchè avevamo perso l'aereo.

Il Destino pt. 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora