2 - Grecia in moto - Ios/Santorini 8/1991

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Dopo un continuo cercare di andare via, chissa' dove, chissa' perche'? Un bel giorno, Roberto mi aveva detto:

- Sono tornato da poco da un bel viaggetto con Checca. Siamo stati a trovare Max. Da un anno si e' trasferito in Sud Africa. Ora sta per partire un grosso progetto, lui sara' il Project Manager. Avra' bisogno di tante persone nel suo staff, perche' non vai a lavorare con lui?

Quella era la frase che mi avrebbe cambiato la vita. Lo capii subito. Ne ebbi la conferma piu' di un anno dopo.

Era Maggio. Quella stessa sera mandai una mail a Max. Era una lunga lettera. Troppo lunga perche' lui potesse leggerla. Non mi rispose. Attesi la sua risposta per giorni e giorni. Controllavo la posta elettronica anche dieci volte nell'arco della giornata. Dopo qualche settimana, ritrovandomi con Roberto che viveva per tre settimane al mese a Roma, mi chiese se avevo ricevuto notizie. Gli raccontai della lettera e lui mi indicò l'errore che avevo fatto. Disse prontamente che dovevo essere molto ma molto sintetico. Riprovai scrivendo, questa volta, solo sei minuscule parole. Inviai la mail alle 23.00. La mattina dopo, quando accesi il computer alle 6.30, c'era gia' la risposta ad attendermi. Max la aveva inviata una ora prima.

Quel giorno ero contentissimo, ed assieme alla mia famiglia decidemmo di andare a fare una passeggiata in montagna. Ci fermammo a mangiare in un ristorantino che piaceva tanto a mia figlia. Ero contento, troppo contento. Il contenuto della risposta non giustificava tutta la mia soddisfazione. Era solo l'averla ricevuta che mi soddisfava.

"Scusami ma sono molto impegnato. Rimandiamo a questa estate il discorso, lo potremo fare di persona. Verro' li la seconda meta' di Agosto. Max"


L'avevo conosciuto esattamente diciotto anni prima. Al ritorno da un fantastico viaggio in moto assieme a Roberto, Sandro e Nello. Quattro persone, quattro moto da enduro, venti giorni in Grecia. Al ritorno avevamo più soldi della partenza. Nonostante non avessimo lesinato in nulla per l'intero periodo di venti giorni trascorso su quelle meravigliose isole, all'imbarco per il ritorno rimanevano ben seicentomila lire a testa. Eravamo nella cabina della nave e stavamo per metterci a letto dopo una doccia con cui avevamo lavato via tutti i sudori accumulati durante le ultime trentasei ore passate ad una temperatura infernale. La mattina precedente, di buon ora, avevamo lasciato l'isola di Ios imbarcandoci su di un ferry boat che ci aveva portati al Pireo. Da li avevamo fatto in moto la tappa di trasferimento di duecentocinquanta chilometri per raggiungere Patrasso. Il tutto sotto il sole cocente di Agosto con temperature che per la maggior parte del tempo superavano i quaranta gradi.

Nello, di ritorno dal bar dove era andato a prendere dell'acqua, arrivo' stupito per cio' che non avrebbe mai creduto di trovare:

- Non potete mai immaginare cosa c'e' su questa nave... Il Casino'. Cose da non crederci.    Disse mettendosi a letto.

Sandro era quasi addormentato ed io stavo facendo le mie cose con calma prima di mettermi a letto. Lui, giocatore d'azzardo per mania ed io grande appassionato di casino', ci guardammo per due secondi e senza pronunciare una sola sillaba, saltammo in piedi ed in un attimo fummo li.

Seduti al tavolo del black jack, con un bicchiere di whisky in mano ed una montagna di fiches davanti. Cosi' ci trovo' Roberto quando arrivo'. Lui non aveva capito niente di quello che era successo nella cabina. Quando era entrato, per ultimo a fare la doccia, ci aveva lasciati tutti stanchissimi pronti ad addormentarci. Uscendo dal bagno, con l'accortezza di non disturbare, si era accorto della nostra assenza e si era preoccupato non poco, come ci racconto' dopo. Una volta fuori dalla cabina alla nostra ricerca, non aveva avuto alcun dubbio quando, arrivato in zona reception, aveva visto l'insegna luminosa che annunciava con colori sgargianti: "CASINO".

105 - La Roulette Russa di una VitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora