23 - Bob e le donne - Amsterdam 11/2008

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Rientrando in hotel dove alloggiavamo, chiamammo Bob dal telefono della reception. Tante volte avevamo fatto riferimento alla sua situazione, il giorno prima. Povero Bob. Era capitato proprio con cattive compagnie. Erano le undici. La receptionista ci riferì che non lo aveva più visto da quando, la sera prima, era sceso a cena. Dal pannello di monitoraggio delle camere risultava che avesse posizionato l'apposito interruttore su "Please, do not disturb."

Il telefono suono' per oltre un minuto quando rispose finalmente Bob con voce timorosa. La receptionista, coinvolta da Bell, disse che era un'amica di Bell venuta appositamente per tirarlo su di morale assieme ad altre due ragazze. Sentendo cio', modifico' percettibilmente la voce e rispose che, sicuramente si trattava di un errore. Lui non conosceva nessun Bell e, comunque, era in compagnia della moglie e quindi non necessitava nessun aiuto. Cosi' dicendo chiuse il telefono e poi lascio' la cornetta fuori posto.

Piegati in due dalle risate, ci precipitammo dietro la porta della sua suite e, chiesto il favore ad una cameriera del piano, bussammo tre volte e poi la lasciammo parlare.     – Booob... ci sei Bob? Sono Sandra Bob. Volevo sapere come mai non ci vuoi ricevere. Dai, fammi entrare un pochino, sono certa che riusciro' a farti cambiare idea. Non essere timido. Mi aveva avvertito di cio' il mio amico Bell. Ma non pensavo potessi arrivare a tanto. Alterare la voce per telefono, poi... Mi spieghi a cosa doveva servire? Non ti conosco mica, sarebbe stato lo stesso per me se avessi parlato con la tua voce, non credi? Dai Bob... lasciami entrare altrimenti chiamo le mie due amiche che ho lasciato nella hall e sfondiamo la porta.      Ci fu qualche indecifrabile rumore all'interno della camera e poi si apri' la porta di scatto.    – Cosa vuoiiii?   Grido' Bob.    Non ho bisogno di nulla io. Non voglio vedere nessunoooo!    Mentre ancora stava sbraitando, vennimo fuori dall'anfranto in cui ci eravamo nascosti e, congedata la cameriera con una lauta mancia, entrammo nel suo alloggio ridendo a crepapelle.

Vedendoci, Bob, arrossì e capì di aver fatto la figura del cretino. Chiuse la porta alle nostre spalle e si ricompose.   – Ma... dove siete finiti ieri? Vi ho cercato disperatamente. Sono venute qui' una decina di ragazze. Belle, per carita', bellissime erano. Ma io non ce la faccio veramente piu'. Se potessi avere a disposizione tante donne quante ne ho avuto in questi tre giorni, me le gusterei diluendo la loro compagnia nel corso di un anno. Ma tutte in un volta... credetemi... non ce la faccio proprio piu'. Non avete idea cosa ho dovuto fare ieri per liberarmi di loro. Alla fine, mi sono inventato un appuntamento e sono scappato dall'hotel ritornando solo dopo averle viste uscire burlandosi di me. Mi sono chiuso quindi in camera e sono uscito solo per la cena. Ma cosa vi ha preso? Mi volete morto?

Bell lo abbraccio' e gli disse di vestirsi.    – Mettiti addosso qualcosa di comodo, oggi ti faremo ridere piu' di quanto ci hai fatto ridere tu in tutti questi giorni.   Scendemmo a fare colazione assieme. Poi, usciti in strada comprammo un paio di vaschette di funghi con effetto del tipo happy. Li mangiammo, passeggiando, intingendoli in una cremina che Bell si era fatto preparare, a base di avogado e miele. Non dicemmo nulla a Bob di cosa in realta' fossero. Bell gliene aveva parlato come di una specialita' greca. Continuava a dire:   - Andiamo, andiamo avanti e vedrai che oggi passeremo una giornata divertentissima.    E, cosi' dicendo, continuava ad invogliare i funghetti a Bob che sembrava gradirli veramente.    – Prendi questo Bob. E' il piu' bello e sara' sicuramente il piu' buono. Vero? Com'era? Assaggia questo invece... Buono?

Dopo una ventina di minuti avevamo finito le due vaschette. Una l'aveva mangiata interamente Bob, assistito da Bell che si era calato nei panni della mamma premurosa. Ad un tratto, per qualcosa di insignificante, Bob scoppio' in una risata incontenibile. – ahh, ah, aahhhah.    E si butto' a terra.  – La maaano... la mano di Bell... ahhh aahhaahh aaaahhh.... guarda la mano di Bell.   Continuava a gridare ridendo a crepapelle.   – E' una mano pelosa... ahhh ahhah ahhh. – Guarda invece la tua... Irruppe Bell Ihihhhhhh, ohohoho ahahah iiiiihhihihih.    Anche a me prese a ridere e proseguimmo fino al tardo pomeriggio quando, dopo essere rinsaviti, entrammo nel "Free Adams" e ordinammo un paio di grammi di libanese rosso.

Dopo una piacevole oretta passata a chiacchierare proposi:   - Che ne diresti di chiamare qualche amichetta Bell? Se Bob non e' daccordo... puo' sempre rinunciare.

– No! Rispose lui. Dopo le risate che ci siamo fatti oggi, mi sento molto meglio. Mi sa che un leggero languorino sia ritornato anche a me. E poi, quando si sta in compagnia non mi stresso tanto. Se uno di noi non funziona bene... loro possono sempre passare ad un altro. Il brutto e' quando si aspettano tutto da te. Non mi ci fare pensare. Ma non chiamatene tante pero'.

– Tu che dici?   Mi chiese Bell.

– Ma, siamo in tre... sei potrebbero bastare.

– Scusa,  posso chiedere una cosa?   Disse Bob.    – Perche' non vi basta una e dovete sempre esagerare? Io, se sono da solo con una... rendo sicuramente meglio. Con due... vi devo confidare... neppure la prima sera quando siamo usciti dal Sapper club ci sono riuscito. Ma voi... prendete le pillole blu?

– Ma che vai a pensare?    Rispose Bell che di noi era sicuramente quello che, statisticamente, solo per via dell'eta' anagrafica, avrebbe dovuto averne maggiore necessita'.

- Ma quelle sono cazzate per gli scarsi di fantasia. O per i pochi che hanno realmente qualche problema fisico. Il vero limite, in questo campo, e' mentale. Tutto si nasconde li'. Nella testa. Se con la testa vuoi farne cento... puoi farlo. Se invece il limite te lo poni tu stesso... le cose diventano piu' difficili. Oggi ti senti piu' forte solo perche' ti sei scaricato ridendo. Hai scaricato la negativita' e ti sei caricato di positivita'. E' tutto li. Ma la tua mente, si carica di tensione alla sola idea di aver a che fare con due. E' uno stress da prestazione il tuo. Io non mi sono mai posto il problema. Se fare sesso e' piacevole... piu' piacevole sicuramente sara' avendo a disposizione piu' partners. Ma e' la tua mente che deve approvare questa fantasia. Non chiedendosi, ancora prima che la cosa si verifichi, se ce la si puo' fare o no. Non ti e' mai capitato di sederti a tavola senza avere appetito?

– Si, certo.     Confermo' Bob.

– E' la stessa cosa. Assaggi cio' che pensi ti possa tentare di piu', se il risultato e' positivo continui e, altrimenti, per quanto rispetto tu possa avere per il cibo e per quanto ti possa dispiacere che vada buttato... se la fame non c'e'... pazienza. Sara' per la prossima occasione. La stessa identica cosa e' per il sesso. Parti dal presupposto che sia una cosa piacevole come il cibo. Apparecchi la tavola con tutta la cura di cui puoi disporre... poi inizi ad assaggiare qua' e la. Se l'appetito arriva bene, altrimenti... la si butta sullo scherzo e ci si fanno quattro risate. Se poi si e' in gruppo, basta stare al gioco rispettando le esigenze altrui. Puo' verificarsi che, sentendo i profumini che si propagano e vedendo gli altri mangiare con appetito, la voglia venga anche a te... Se e' cosi'... bene. Altrimenti... alla prossima. Senza tanti problemi, complessi, paranoie...

Come a volersi giustificare dall'accusa, che credeva celata dietro il valido discorso di Bell, iniziò a raccontare particolari del giorno prima, a partire da quando le ragazze che gli avevamo mandato avevano bussato alla sua porta e lui, credendo che fossimo noi, si era precipitato ad aprire.

– Appena ho visto tutte quelle delizie, la prima reazione e' stata piacevole. Quando poi mi hanno detto che le avevate mandate voi e che ci saremmo potuti divertire assieme tutto il giorno...

105 - La Roulette Russa di una VitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora