19 - In fuga - Svizzera/Francia 11/2008

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Bene, proprio nel momento in cui, abbandonato ai  pensieri peggiori e completamente allo stremo delle forze fisiche quanto  mentali, ero pronto a salutare la vita terrena per trovare, speravo  almeno in quello, l'eterno riposo, si rifece insistente il rumore del  potente elicottero che sembrava scomparso fino a quando avrebbe ricevuto  la notizia che gli sconosciuti che stavano preparando l'imboscata,  quegli ingenui che avevano coperto quel fuoristrada con dei rami tagliati di fresco, erano stati  stanati. Si poso' ancora a terra ma, questa volta dalla parte opposta a  dove si era fermato prima. Si avvicinarono di corsa altri tre uomini, vi  salirono e, prima ancora di aver richiuso il portello, riprese il volo e  scomparve per sempre. Bell non era del tutto convinto che fosse finita  la nostra ricerca. – La posta in gioco e' troppo alta per abbandonare le  ricerche di qualcuno che era arrivato ad un soffio dal rovinare i loro  piani.

Decidemmo di comune accordo che era  arrivato il momento di darsi alla fuga, di scomparire da quel posto in  quel preciso momento. Appena avesse fatto giorno ci sarebbero piombati addosso di  nuovo. Ci slegammo dalla posizione in cui eravamo appollaiati da ormai  lungo tempo e, con le corde stesse ci calammo giu' fino a toccare il  suolo. Calai prima Bell che, per quanto fosse agile ed in continuo  allenamento, aveva quasi trenta anni piu' di me e, l'aver passato gli  ultimi cinque giorni in quelle condizioni di quasi immobilita' lo  avevano provato fisicamente. Poi mi calai io ed insistetti perche'  facessimo entrambi un po' di stretching. Dovevamo riprendere presto una  certa agilita' nei movimenti per essere pronti ad ogni evenienza.

Meno  male, pensammo meno di un'ora dopo, quando, cercando di dileguarci in cerca di un centro abitato, sentimmo dei rumori  inconfondibili. Erano delle moto fuoristrada monocilindriche a quattro  tempi. Si avvicinavano. Dopo un po' iniziammo a vedere dei fasci di luci  enormi. Si diramavano in ogni direzione, eravamo di nuovo braccati.  Cinque moto equipaggiate con enormi proiettori che emanavano una luce  giallastra, per aumentare il contrasto ed individuare piu' facilmente un  corpo in movimento. Battevano la zona incrociandosi le traettorie,  andavano a coprire ogni anfratto di territorio alla ricerca di coloro  che avevano mimetizzato quel fuoristrada e che, lo sapevano bene, non  avevano avuto certo la possibilita' di allontanarsi più di tanto da lì. Mi venne da  pensare che probabilmente c'erano degli accerchiamenti preparati  appositamente per noi.

Mentre quelle moto ci  rombavano attorno, intuii al solo sguardo quello che voleva fare Bell.  Legammo un capo di una corda ad un albero e ci mettemmo in attesa.  Quando vedemmo una delle moto che veniva nella nostra direzione, uscii  allo scoperto e mi misi in mostra con le mani alzate. Il motociclista si  diresse in velocita' verso di me ma, in modo del tutto imprevisto da  noi poveri illusi, attivo' sicuramente un segnalatore che indicava agli  altri di raggiungerlo immediatamente. Riuscimmo nel nostro primo intento  che era quello di tendere una trappola e far cadere uno di loro per  poterci impossessare di una moto con la quale allontanarci in fretta  senza dare nell'occhio. La seconda parte del nostro piano non fu  realizzabile poiche', appena sulla moto, dopo aver disarmato ed  immobilizzato alla meglio il malcapitato, adeguatamente coperti dal  passamontagna che avevamo perennemente addosso e, prima di riuscire a  prendere la necessaria distanza di sicurezza, ci trovammo il fiato degli  altri quattro motociclisti addosso. Bell, a conoscenza delle vicende  che avevo raccontato durante l'ultimo tranquillo pomeriggio a New York,  era sicuro che sarei riuscito a seminare gli altri in men che non si  dica. Beato lui, che almeno aveva una certezza a cui aggrapparsi. Io  avevo una paura folle. Sapevo che mi avrebbero preso in un attimo. Me la  sono sempre cavata bene, in moto. Ma chiunque abbia pratica del mezzo a  due ruote, sa bene che e' impossibile per una persona, esperta per  quanto possa essere, ma molto a digiuno negli ultimi anni, salire su di  una moto completamente sconosciuta e sfidare altri che cavalcano un  mezzo euguale ma con il quale hanno grande affiatamento. Inoltre, c'e'  da aggiungere che la mia specialita' e' sempre stata la velocita' in  pista o, comunque su strada asfaltata. Per la mia spiccata sensibilita',  sono anche stato bravino a controllare la moto in condizioni di scarsa  aderenza, cavandomela egregiamente nelle poche uscite in fuoristrada con  altri che di questo settore erano invece specializzati. Cavata si, ma  per fare qualcosa di molto simile ad una passeggiata. C'e' sempre da  tenere in conto che comunque non eravamo in gara o, peggio come ora, in  lotta per salvarci la vita da gente spietata.

105 - La Roulette Russa di una VitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora