Adagiato sulla comodissima chaise longue, nella terrazza della camera da letto in cui ero alloggiato, continuavo a ripetermi che il tempo era tiranno e che avrei dovuto prendere immediatamente una decisione molto importante sul da farsi. Cio' che Bell mi aveva comunicato mi aveva sconvolto.
Mi ero sentito man mano piu' tranquillo da quando l'avevo conosciuto. Poi di colpo tutto mi era crollato addosso come sotto l'effetto di un terremoto. Ma era stato lento, l'effetto. Quasi non ci volevo credere. Avevo ascoltato tutto quello che aveva da dirmi in silenzio. Poi la telefonata che era arrivata ad interromperlo, poco prima che concludesse, comunicandomi il termine entro il quale avremmo dovuto agire. Chiunque ci fosse stato, dall'altro capo della linea, gli aveva detto qualcosa a riguardo proprio di quel termine. Che probabilmente si sarebbe dovuto spostare di un tempo indefinito. Era stata un sorpresa per lui che amava metterti davanti ai fatti solo nel momento necessario ad agire. Ti proponeva una cosa quando la stavi gia' facendo, senza darti neppure la possibilità di rendertene conto. Non mi aveva ancora comunicato dove ma, visto che ci trovavamo a New York, avevo supposto che il luogo non dovesse essere molto distante da li'. Non mi aveva detto quando ma, date le sue abitudini, supponevo che ci fossimo gia'. Poi la telefonata. Il Mondo gli era crollato sotto i piedi. Lo avevo visto in difficoltà, per la prima volta da quando lo conoscevo. Probabilmente, se fosse arrivata ventidue minuti prima, non lo avrebbe proprio intaccato. Anzi, sarebbe sicuramente stato lo spunto per organizzare un'altra delle solite "serate danzanti" come gli piaceva chiamarle. Probabilmente era il fatto di avermi, suo malgrado, dato quel vantaggio, che lo aveva sconvolto. Quel vantaggio mi avrebbe dato la possibilita' di rifletterci su e, come lui evidentemente temeva, di tirarmi indietro.
Ando' di la o usci' subito. Non me ne curai e, credo, non se ne curo'. Fatto sta che ora io mi trovavo nel dilemma. Dovevo prendere una decisione prima che lui tornasse a chiedermi qualcosa o mi telefonasse o mi ripiombasse addosso dicendomi: - Andiamo, e' il momento.
Una cosa era certa, se non volevo rimanerne coinvolto dovevo andare via da lì. Subito. Ma in un certo senso ero già legato a lui. Avevo si, le spalle coperte economicamente per potermi muovere in autonomia, ma per quanto tempo ancora? Avrei potuto andar fuori, prendere un taxi, farmi portare in aeroporto e prendere il primo volo per l'Europa. Una destinazione qualsiasi. Avrei potuto fermarmi a Lisbona piuttosto che ad Atene per una settimana, per poi rientrare a casa dopo aver smaltito la situazione. Ma, la avrei realmente smaltita? O mi sarei arrovellato la mente durante il resto della mia vita per non aver avuto il fegato di andare avanti? Io, proprio io che mi inorgoglivo per aver avuto sempre il coraggio di non fermarmi davanti a nulla. Che avevo avuto sempre la freddezza di gestire qualsiasi situazione, anche la piu' pericolosa o ingarbugliata o rischiosa in cui mi ero trovato nel corso della mia travagliata ed insostituibile esistenza. Io che da bambino, ed anche non piu' tanto bambino, una situazione del genere l'avevo sognata ad occhi aperti. Ora che mi ci trovavo quasi dentro, non avevo capito esattamente cosa mi stesse succedendo. Si, non era difficile capirlo. Avevo una famiglia, ora. Il pensiero che, qualsiasi cosa mi fosse capitata, c'erano i miei figli che, chissa' che fine avrebbero fatto e quanto avrebbero sofferto, senza la vicinanza del loro amato papa'.
Di colpo sentii l'esigenza di liberta'. Presi solo i miei occhiali da sole ed uscii cosi' come mi trovavo in terrazza. Ciabatte, jeans, camicia ed un grosso maglione di lana con rivestimento in velluto sul davanti. Indossavo ancora quel maglione, pensai. Quello che avevo comprato cinque anni prima a Berlino, per pochi soldi. Ero immerso nella ricchezza, avevo fatto trattative per milioni di euro, negli ultimi giorni. Avevo un trolley di cose costosissime in casa di Bell ma, non mi importava niente di tutto quello. Avevo preferito mettermi quel vecchio maglione e tutto quello aveva un senso. A parte che ci ero affezionato, c'era anche dell'altro. Sicuramente c'era dell'altro se, soffermandomi un attimo a pensare cosa mettere, quella mattina, avevo guardato tra le cose contenute nel trolley e non le avevo sentite mie. Avevo preso quindi il vecchio maglione che non mi ero quasi tolto di dosso da quando, quella Domenica sera, ero partito da casa. Quanto tempo era passato da quando ero uscito da casa? Un'eternita' era passata. In pochi giorni erano capitate tante di quelle cose che, in effetti, si era formato un abisso tra l'oggi ed il passato remoto di cinque giorni prima. A volte il tempo passa velocissimo anche senza fare niente. Questa volta avevo vissuto cosi' intensamente dei giorni che, anche se erano passati veloci, avevano scavato un solco profondo tra il me di oggi e quello di una settimana prima.
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105 - La Roulette Russa di una Vita
AdventureStorie di una vita vissuta intensamente, alla ricerca continua di emozioni forti. A volte in affanno, lottando per lo stretto necessario a vivere, altre volte godendo di tutte le comodità ed i lussi che la vità odierna può regalare. Viaggi in lande...