Il pomeriggio seguente, alle due, salimmo sul jet privato del mio amico Bell che ci aspettava in aeroporto. Arrivammo con il taxi direttamente sulla pista. Una volta su, da soli in salotto con due piloti e due hostess di un equipaggio che stava rigorosamente in cabina di pilotaggio attenendosi alle indicazioni fermamente impartite dal loro titolare, finalmente mettemmo a nudo tutto quello che ci era capitato e cercammo di capire dove avevamo sbagliato.
Beh, era chiaro che la nostra leggerezza piu' evidente, probabilmente l'unica che avevamo commesso, era stato l'aver lasciato l'auto nelle vicinanze di un posto cosi' scottante. L'errore, ad essere precisi, era stato di Bell. Era lui che aveva organizzato tutto a mia insaputa. Era lui che avrebbe dovuto sapere con chi si confrontava, che precauzioni avrebbe potuto prendere l'altro e che contromisure tenere ma, eravamo vivi. Eravamo stati bravi e sopratutto fortunati a venirne fuori illesi e questo voleva dire gia' tanto.
– Non parliamone piu'. Disse Bell. – E' stata una parentesi prevalentemente negativa se la si guarda da dentro. Ma, ora che ne siamo venuti fuori, possiamo guardare solo il positivo. Ci siamo conosciuti molto meglio. Io ho avuto la piena conferma di quella che era stata la mia prima impressione nei tuoi confronti. Ho potuto verificare che sei un tipo che riesce a venir fuori egregiamente da ogni situazione e di cui ci si puo' fidare ciecamente sia per cio' che riguarda l'aspetto morale che per la capacita' di tirare fuori il meglio anche nelle situazioni più difficili. E poi, ho avuto la conferma che sei proprio un grande pilota di moto. Se ti fosse mancata solo questa abilita', saremmo stati perduti per sempre. Ora non bisogna far altro che festeggiare. Goderci la vita per qualche giorno e poi ritornare al lavoro archiviando questa parentesi. Almeno fino alla prossima opportunita' di rifarsi! Concluse ridendo mentre le ruote del jumbo emettevano il caratteristico fischio appoggiandosi sul nastro d'asfalto dello Schiphol Airport di Amsterdam.
Attendemmo pochi minuti ed arrivò, l'aereo Alitalia proveniente da Roma e con quello anche quel Genio di mio cugino. L'avevo chiamato la sera prima comunicandogli che nella sua casella mail avrebbe trovato il biglietto, con il check-in già effettuato da me on-line. Lui era pazzo per quella città e, visto il rapporto che ci ha sempre legati fin da piccoli, non potevo non invitarlo a trascorrere qualche giorno di baldoria assieme a noi.
Erano le tre e mezza del pomeriggio quando, arrivati in centro, scendemmo in Rembrandt place dal taxi che ci aveva prelevato sotto l'aereo. Ci dirigemmo a piedi nell'adiacente Thorbeckeplein, ed entrammo in "The Bush Doctor". Ordinammo due grammi di "Domina" e due di "Ice Blue Velvet". Rollammo un paio di purini di quest'ultima ed uscimmo in strada. Aveva fatto una decina di centimetri di neve nella mattina e faceva un freddo tanto pungente da indurci ad entrare in uno store di abbigliamento a comprare un abbigliamento più adatto. Come durante la maggior parte dei nostri spostamenti, non avevamo alcun bagaglio con noi. Comprammo due pantaloni ciascuno, felpe, camicie ed un giaccone termico che ci fu molto utile nei giorni successivi. Usciti dal negozio fermammo un taxi che ci condusse a piazza Dam. Lì, seduti su di una panchina, accendemmo il nostro velluto blu ghiacciato e poi entrammo al Krasnapolski. Prenotammo tre incantevoli suite per il solito periodo di una settimana e Bell fece la solita chiamata all'amica locale. Lo sentii mentre gli raccomandava di esagerare. Mi guardo' mentre lo diceva e mi fece l'occhiolino aggiungendo: - Io ed il mio caro amico, siamo appena ritornati alla vita. Dobbiamo festeggiare alla grande! Ed alla grande festeggiammo.
Avevamo telefonato da Brussel per rimandare la definizione delle trattative di compravendita degli immobili di Rotterdam e Stoccolma, prendendoci altri dieci giorni di tempo, durante i quali ne avremmo approfittato per festeggiare il pericolo scampato.
La mattina dopo, svegliatomi alle dieci e mezza, telefonai a casa dopo otto giorni di silenzio. La mia Petra era preoccupatissima. Le dissi che ero a Rotterdam per quel lavoro con Bell. Lei non ci capiva piu' niente. Era rimasta, da quattro giorni, completamente senza soldi. Le assicurai che le avrei ricaricato immediatamente il bancomat. Intanto, da New York avevo avuto modo di fare un bonifico sul mio conto di alcune decine di migliaia di euro, il resto delle mazzette affidatemi da Bell per le cauzioni che avevo lasciato per gli immobili del Nord Europa.
E continuavo a pensare: - Durante dieci anni di libera professione non sono mai arrivato ad accumulare una cifra superiore ai cinquemila euro. Ultimamente poi, le cose erano precipitate cosi' tanto che avevo anche accumulato un bel po' di debiti. Ed ora, in pochi giorni... .
Mi collegai al mio conto con un portatile richiesto alla reception e le ricaricai immediatamente la carta di cinquemila euro. La richiamai subito dopo e le dissi che avrebbe potuto spenderli tutti per lei. L'indomani gliela avrei ricaricata nuovamente con la stessa somma. Lei si tranquillizzo' ed io mi tranquillizzai.
Scesi giu' a comprare un po' di prodotto Nepalese e poi, riempita la gigantesca vasca idromassaggio che avevo nel mio alloggio, mi infilai dentro. Non passarono cinque minuti che sentii bussare alla porta. Feci finta di nulla. Venti secondi ancora e mi chiamarono al telefono. Risposi. Era Bell che voleva entrare in camera mia. Gli dissi di farsi aprire dalla servitu' e, non finii la frase che era gia' dentro. Compose il numero della camera del Genio e gli comunicò il luogo dell'assemblea. Assieme a lui c'erano quattro nuove ragazze. In un attimo me li ritrovai tutti in vasca.
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105 - La Roulette Russa di una Vita
AdventureStorie di una vita vissuta intensamente, alla ricerca continua di emozioni forti. A volte in affanno, lottando per lo stretto necessario a vivere, altre volte godendo di tutte le comodità ed i lussi che la vità odierna può regalare. Viaggi in lande...