12 - Valentino's Village #46 - Marche 1-3/2011

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Giovedi' mattina chiamai Vale. Telefono spento. Normale. Chiamai Yovia. Lo stesso. Normale. Anche questo era previsto. Pero', come al solito, avevo la mia  alternativa. Telefonai alla proprietaria della villa che stava a poche centinaia di metri da quella dove stavano i due piccioncini. Era una gentilissima e simpatica signora sulla settantina, con cui avevo stretto i rapporti durante i lavori di costruzione della villa di Bell. Lei non era nella zona, si era trasferita per qualche tempo a Johannesburg dalla figlia che aveva avuto da poco un bimbo. Mi diede pero' il numero del suo giardiniere, persona di fiducia a cui aveva lasciato la custodia della casa e che io conoscevo comunque bene.

Tramite lui riuscii ad inviare il messaggio alla mia collaboratrice che, dopo appena un quarto d'ora dal primo tentativo che avevo fatto per rintracciarla, mi telefono'.

La mia curiosita' fremeva per sapere come Vale avesse reagito alla vista di quegli ambienti, di quei volumi e degli arredi che avevo realizzato appositamente per il particolare tipo di cliente. Di veramente estroso, in quella casa, c'era una collezione di pezzi unici, progettati e realizzati a seguito di una fantasia sviluppata assieme a Bell durante e dopo uno dei nostri festini a base di dolce compagnia. Si trattava di una serie di sedute appositamente progettate e realizzate per essere usate durante le pratiche sessuali. Ognuna permetteva di assumere una o piu' posizioni altrimenti difficili o impossibili da attuare. Erano diciannove differenti. Alcune di esse si potevano modificare con delle semplici operazioni per moltiplicare le possibilita' di utilizzo. Erano state realizzate con diversi materiali, plastica, legno, lamiera d'acciaio e poliuretano espanso e con rivestimento finale in pelle o neoprene. In tutto, la collezione completa, permetteva amplessi, anche multipli, in innumerevoli differenti posizioni. Era veramente uno spasso. Uno stimolo continuo a fare sesso.

Le avevamo fatte realizzare a New York, da una serie di artigiani italiani che avevamo praticamente strappato alle loro officine in Italia ed a cui avevamo approntato un laboratorio polivalente dove operare assieme.

Le avevamo poi, personalmente collaudate una per una in una serie di incontri e festini in cui invitavamo due, massimo tre amici ed almeno una decina di amiche per volta. Si incominciava giocando e ridendo e si finiva poi, stremati dopo ore ed ore di giochi. Si iniziava alle tre del pomeriggio e si andava avanti ad oltranza fin quando c'era energia. Altre sedute, non incluse nelle diciannove, erano state realizzate in materiale gonfiabile in modo da poter essere utilizzate anche in piscina. Era un gioco veramente spassoso che, per un periodo di sei mesi, avevamo condotto con cadenza ravvicinata. Il prossimo appuntamento era organizzato, in occasione della pre-innaugurazione della villa di Cape Agulhas. In quella splendida struttura, avevamo realizzato un'ala apposita, formata da diversi ambienti, appositamente progettati per dar luogo ad esperienze indimenticabili con l'ausilio delle mie creature. Ogni ambiente, che ne conteneva da una a tre, era finemente realizzato, dietro un'accurato studio progettuale, per creare un'atmosfera suggestiva che esaltava la sensualità coinvolgendo ognuno dei cinque sensi. Qualcuno degli operai, tecnici e specialisti dei vari settori che ci avevano lavorato, aveva fatto circolare la voce che, era arrivata fino ad un impresario di cinema hard il quale mi tartassava di telefonate per far visita, provare e con lo scopo finale di girare uno o una serie dedicata di suoi film. Ovviamente Bell, che era stato informato da me sulla situazione, mi aveva fermamente vietato di far accedere chiunque di quel settore in quella casa.

Yovia, che stava dall'altro capo del telefono mi aveva assicurato che Valentino era rimasto visivamente colpito da quella casa. Non finiva di stupirsi ogni volta che entrava in uno dei tanti ambienti. Si era talmente incuriosito che aveva iniziato ad esplorare ogni anfratto di quella residenza tanto particolare quanto sorprendente che nascondeva una meraviglia in luoghi inaspettati.
E' convinto, mi riferiva la mia assistente che della cosa era completamente ignara, che quella costruzione color glicine che si intravede dalla terrazzo privato dell'appartamento Hemingway, sia una parte della stessa residenza.
– Sono convinto e disposto a fare qualsiasi scommessa, che da qualche parte, quel genio del tuo capo, abbia nascosto un passaggio segreto che conduce li'. E se e' cosi', vuol dire che quella costruzione nasconde qualcosa di importante.
Così la pensava il grande Vale.

105 - La Roulette Russa di una VitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora