5 - Un affare a Rotterdam/1 - 10/2008

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Invogliato con modi cordiali ed affabili da quel simpatico vecchietto che, man mano che passava il tempo, appariva sempre piu' giovane ai miei occhi, mi ritrovai dopo qualche ora a sorseggiare assieme a lui un Sassicaia del '94 in una saletta, prenotata appositamente, in un'esclusivo hotel alle spalle del Duomo. Non dava l'impressione di essere alla ricerca di sesso omo, come avevo sospettato ma, l'esperienza di lunghi anni passati per le strade di mezzo mondo mi aveva insegnato a non essere mai certo di nulla.

Come se mi avesse letto nella mente, provvide a cancellare subito tutti i miei dubbi. Probabilmente in quei pochi minuti, che mal volentieri mi aveva concesso per darmi una rinfrescata nella suite che aveva riservato a mio nome per l'intera settimana, aveva telefonato ad una amica. In quell'istante, questa stava entrando nella saletta in compagnia di altre tre splendide ragazze. Arrivo', quasi in contemporanea, una bottiglia magnum di champagne in fresco. Una delle ragazze, con fare magistrale, impugno' una scimitarra portata da un cameriere su un cuscino di velluto porpora bordato con un cordoncino argentato e la apri' tagliandole il collo con un colpo secco. Ripose l'arma al suo posto e verso' la bottiglia riempiendo sei bicchieri in parti perfettamente euguali. Il primo lo porse a me fissandomi negli occhi. Erano gli occhi di una tigre che si accinge a sbranare la sua preda. Quando ognuno ebbe il proprio bicchiere in mano brindammo a quella che si prospettava una magnifica serata. Tutti lo bevettero d'un sorso. Io ripresi il mio bicchiere con il vino rosso e buttai alle spalle quello con lo champagne come fecero gli altri dopo averlo svuotato. Sarebbe stato un peccato rovinarmi una serata del genere con la mia intolleranza ad ogni genere di vino bianco e derivati.

Non capivo assolutamente dove Bell Ferguson volesse andare a parare. Questo Bell Ferguson che avevo conosciuto per una fortunata serie di sfortune che si erano susseguite dalle prime ore di quella mattina fino alle quattro del pomeriggio, quando avevo preso posto a fianco a lui. Erano passate solo quattro ore e, sebbene non capissi ancora in che porto ero sbarcato, avevo preso con lui una tale confidenza e sintonia che mi sembrava di conoscerlo da sempre.

La cosa che inizialmente l'aveva colpito di me, me lo confido' qualche tempo dopo, era stato il mio tentativo, invano, di metterlo a tacere da subito. Nessuno soleva comportarsi cosi' con lui. Era abituato ad essere attorniato, e me ne resi conto presto, da un'infinita' di persone che cercavano con qualsiasi pretesto di avere udienza da lui. Ed, in una delle rarissime occasioni in cui lui si era proposto di ascoltare uno sconosciuto, aveva trovato proprio me con le palle che piu' girate non si poteva. Era per quello che si era fermato un istante, come lo aveva definito lui, un tantino lungo in verità, per riflettere sulla risposta che gli avevo dato, prima di irrompere in quella fragorosa risata.

La mattina dopo mi chiamo' in camera alle sei.

– Ma che fai? Dormi ancora? Sveglia! Io ho gia' fatto colazione. Sbrigati. Abbiamo un aereo alle otto in punto. Siamo gia' in enorme ritardo. Scendi ti aspetto in taxi.         

Prima che riuscissi a formulare la semplice domanda "Ma dov'e' che dobbiamo andare?" mi aveva gia' sbattuto il telefono in faccia disapprovando platealmente il fatto che stessi ancora a dormire. Due minuti e mezzo ed ero gia' con lui che urlava al taxista:

- Si sbrighi per favore, siamo in enorme ritardo. Vede com'e' la gente? Prima dice che e' in cerca di lavoro e poi si mette a dormire comodamente.       Allora dissi:        - Ma dov'e' che stiamo andando cosi' di fretta? Avevamo preso un impegno? Ho dimenticato qualcosa?

Bell disse solamente:                - A Rotterdam. Si va a Rotterdam. Dalla reception dell'hotel ho fatto prenotare due posti sull'aereo delle otto e, come al solito, siamo in forte ritardo!

Io, non dissi nulla, avrei dormito ancora sedici ore. Avevamo tirato fino oltre le due, la sera prima, ed io venivo dalle due precedenti notti passate quasi completamente insonni. La prima delle quali aveva lasciato un segno che le mie costole facevano ancora difficolta' a dimenticare.

105 - La Roulette Russa di una VitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora