Passarono i due giorni seguenti sotto un diluvio che, per quanto fu' intenso e continuo, aspettavamo tutti Noe' che arrivasse con la sua arca a salvare noi e quei pochi animali che erano rimasti a farci compagnia su quel terreno.
Pochi giorni ancora e Valentino dovette partire ancora per i suoi impegni. Rimanemmo a lavorare per dodici, anche quindici ore al giorno, il tempo coninuava ad essere brutto e, pur volendo non c'era molto altro da fare a parte una mezz'oretta alla mattina che uscivamo a prendere un caffe' al bar e comprare quello che ci mancava per il lavoro o per cucinare. Passammo così nove giorni quando, svegliandoci una mattina dopo aver fatto le due di notte a lavorare, trovammo come sorpresa il sole già alto nel cielo. Facemmo una doccia, la prima colazione e poi uscimmo di corsa a prendere il caffè. Ma quella mattina non ci fermammo nel solito bar a pochi passi dal nostro lavoro, avevo voglia di godermi un po' quel tepore, dopo tanti giorni grigi, e la trasmisi anche a Yovia che, si mise comoda in macchina e proseguimmo per un bel pezzo sulla statale adriatica in direzione Sud. Dopo una ventina di chilometri ci fermammo in un bar a bordo strada a prendere il nostro espresso. Come al solito, il mio intuito mi fece scegliere il bar giusto che, oltre un ottimo caffè faceva anche una squisita pasticceria. Mangiai una Viennese alla crema e poi un trancio di cassata siciliana che, così buona non mi era mai capitato di trovare neanche in Sicilia. Presi un secondo espresso e ci rimettemmo in cammino sempre verso Sud. Il sole era dal mio lato e mi stava dando quella carica che non puoi prendere da nessuna altra fonte al mondo. Proseguendo cresceva il mio buon umore. Ci fermammo in un punto dove la strada costeggiava la spiaggia, togliemmo entrambi le scarpe ed andammo a passeggiare sul bagnoasciuga. La temperatura aveva superato i venti gradi, era decisamente un'anticipazione primaverile. Mi tolsi la camicia, rimanendo in magliettina, iniziai a correre mentre Yovia, rimasta più indietro, si mise seduta a lanciare sassi in acqua. Correvo e correvo, sempre più velocemente, quando i battiti cardiaci aumentarono di frequenza rallentai un po' la velocità e presi a seguire il mio ritmo. Dopo aver percorso un paio di chilometri a quella andatura, mi ero abbastanza accaldato da desiderare un bel bagno fresco. Era a quello che miravo, mi denudai e mi tuffai facendo una bella nuotata a delfino. Uscii dall'acqua quando mi sentii sufficientemente tonificato, il fresco della stagione si fece sentire sulla mia pelle facendomi rabbrividire, così ripresi a correre allontanandomi sempre di più dal punto in cui stava Yovia che, quando mi fermai per tornare indietro, una volta asciutto, scorsi come un puntino lontano sulla riva. Ripresi a camminare sui miei passi, con andatura più lenta, fino a dove avevo lasciato i miei indumenti, indossai boxer e pantaloni, tenni in mano il resto e proseguii con una passeggiata veloce per raggiungerla. Aveva visto ed invidiato il mio gesto ma non era riuscita ad emularlo perché l'acqua le era sembrata molto fredda. Quando rientrammo in macchina era mezzogiorno passato da quasi mezz'ora. Quella corsa e la nuotata fuori stagione mi avevano messo un discreto appetito, così presi la strada verso l'entroterra con l'intenzione di trovare, in uno dei tanti graziosi paesini arroccati su quei colli, un punto di ristoro che mi attirasse particolarmente. In poco più di mezz'ora, percorrendo quelle dolci curve del nastro d'asfalto che si svolgeva riscaldato da un tiepido sole, giungemmo a Camerata Picena. Appena in centro, un'insegna in legno a forma di freccia, indicante "Taverna dei Guelfi" mi incuriosì a tal punto da seguire la direzione segnalata fino a raggiungerla. Antipasto, primo e secondo, tutto rigorosamente a base di pesce. Una bottiglia di ottimo Brunello di Montalcino, bevuta per tre quarti da me ed il resto da Yovia, e riprendemmo la strada del ritorno. Facemmo ancora una sosta a prendere un altro espresso nello stesso bar che ci aveva soddisfatto la mattina, all'andata, poi proseguimmo verso la nostra base studio che raggiungemmo quando le quattro del pomeriggio erano passate già da un pezzo.
Mi sentivo leggero, avevo già digerito il pranzo ma conservavo ancora una lieve ebrezza lasciata dal vino. Indossai protezioni ed abbigliamento dedicato ed inforcai la CR 250 con cui avevo sfigurato giorni prima tra tutti quei campioni della Moto GP e, prima di fare una bella doccia, volli inzaccherarmi completamente con il fango che si era formato sulla pista dopo giorni di pioggia. Quando, dopo una trentina di tornate, il tempo sul giro che migliorava ad ogni passaggio sulla linea del traguardo, scese arrivando a toccare un distacco di solo il cinque per cento superiore al migliore fatto da Vale, prima di cadere decisi che per quel giorno mi sarei potuto ritenere soddisfatto e che era quindi giunto il momento di fermarmi. Essendo da solo, avevo vinto a man bassa la mia gara immaginaria, mi ero proprio divertito e tanto sporcato. Corsi a lavarmi ed alle sei ero pronto e bello carico per riprendere il mio lavoro.
STAI LEGGENDO
105 - La Roulette Russa di una Vita
PertualanganStorie di una vita vissuta intensamente, alla ricerca continua di emozioni forti. A volte in affanno, lottando per lo stretto necessario a vivere, altre volte godendo di tutte le comodità ed i lussi che la vità odierna può regalare. Viaggi in lande...