26 - Le confidenze di Bell - Caraibi 4/2009

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Arrivai a casa di Bell che era mezzogiorno e mezzo. Helen fu contentissima di vedermi. Mi raccontò che le era stato impossibile vedere o comunicare in qualsiasi modo con Bell (n). Per disposizioni del giudice che aveva ordinato il suo arresto, temporaneamente, Bell non poteva comunicare con nessuno. E lei era rimasta li da sola, senza una persona conosciuta al suo fianco. Aveva chiesto alla sorella di raggiungerla e sarebbe arrivata il giorno dopo, appena finito un esame universitario.

Fu in quella occasione che capii, finalmente, chi fosse in realtà il mio amico e che cosa facesse per vivere. Era a capo di un impero finanziario, che gestiva diverse multinazionali, con interessi nei più disparati settori del mercato mondiale. Aveva creato tutto da solo, quando non aveva compiuto ancora i quarant'anni. Allora aveva inserito, con ruolo di primo piano, i due fratelli, anch'essi molto in gamba, che, nel frattempo che lui si dava da fare con il lavoro e provvedeva al loro mantenimento con un lauto assegno mensile, si erano laureati. Scienze dell'amministrazione uno e giurisprudenza l'altro. Nel giro di pochi anni, una volta constatata la loro abilità, li aveva fatti soci al ventiquattro e cinquanta percento ciascuno. Lui aveva mantenuto la maggioranza assoluta con il cinquantuno percento ma, da allora, lavorava come e quando voleva, andandosene in giro per il mondo alla ricerca di una persona con determinate caratteristiche. Cercava specificamente qualcuno che avesse un mix di qualità, per essergli di stimolo e di supporto, a compiere la sua vendetta nei confronti di Mr. J.

Organizzava intanto affari ovunque e nei settori più differenti. Ne traeva sempre ottimi guadagni che andavano ad incrementare l'immenso patrimonio personale. Aveva iniziato a lavorare all'età di diciassette anni a seguito della promessa di badare ai suoi due fratellini, fatta al padre morente. Lo stesso, di origine francese, si era trasferito a New York dieci anni prima assieme a Bell ed ai suoi due fratelli, dopo la morte della moglie, perita per parto del suo ultimo figlio. Lì aveva proseguito l'attività di panettiere che conduceva già da vent'anni in Francia. Alla sua scomparsa, Bell vendette la sua attività e tutto ciò che gli rimaneva e si trasferì, trascinato da un amico, in Sud America, tra il nord dell'Argentina e la Bolivia. Con i proventi della vendita, con cui negli Stati Uniti avrebbe fatto ben poco, lì acquistò, in società con l'amico, una miniera di rame. Dopo poco più di un anno, ne acquistarono anche una di argento in Bolivia. Gli affari erano fiorenti e, nel giro di poco tempo ne comprarono una più grande e molto più produttiva.

Poco dopo, però, il suo socio, con un cavillo burocratico, lo imbrogliò tenendo tutta per se la miniera più grossa. Vendettero l'altra di argento e lui tenne da solo quella di rame a Chilesito che, comunque, continuò a fruttargli una bella rendita.

Tornò negli USA per far visita ai fratelli che intanto erano rimasti in affidamento ad una zia materna, venuta a quel proposito dalla Francia. Al suo ingresso nel paese, gli fu imposto di arruolarsi, pena l'arresto per diserzione.

Entrò così nei Marines e vi rimase cinque anni, prima di congedarsi con il grado di tenente maggiore. Tornò quindi in Argentina a badare ai suoi interessi.

Dopo meno di un anno vendette la miniera che era divenuta sempre meno produttiva e si trasferì nella Sierra Leone dove, in pochissimo tempo, fondò una compagnia diamantifera con la quale, in breve, arrivò a commercializzare la grande maggioranza delle pietre provenienti dal mercato nero.

In due anni fece tanti di quei soldi che, ritornato a New York, fondò una banca che investiva in esplorazioni in Texas alla ricerca di petrolio. Riuscì a comprare una vasta area per poche migliaia di dollari. Trovò giacimenti in cui l'estrazione di greggio continuò per oltre trent'anni. Lì amplificò esponenzialmente la sua fortuna.

Ora che avevo avuto io la fortuna di incontrarlo e, senza cercarlo, di entrare nelle sue grazie, quel patrimonio valutato in parecchi miliardi di dollari, era stato messo sotto sequestro per la prima volta nella sua vita. Per di più, come mi confidò quando uscì dietro pagamento di una cauzione, che da sola sarebbe bastata a sistemare la mia famiglia per otto generazioni, era un inghippo molto serio. Non sapeva quando sarebbe riuscito a venirne fuori, se mai ci fosse riuscito.

Brutta storia. Le cose sarebbero ritornate a girare male anche per me, pensai. Per quanto mi dispiacesse seriamente tanto per lui. Era stato Mr. J a tendergli un brutto tiro?

Quattro mesi dopo, quando le acque si erano relativamente calmate, ma era ancora lungi dal risolvere la situazione, fui testimone delle sue nozze nella stupenda residenza, a Key Largo, che un suo amico gli aveva messo a disposizione, non potendo lui utilizzare le sue proprietà. La festa di nozze tra Bell ed Helen Van Dulmen si prolungò per tre giorni e tre notti. Gli invitati erano poco meno di trecentocinquanta. Poi proseguì con una crociera sul mar dei Caraibi per pochi intimi, una trentina di persone compresi sei bambini tra cui i miei due, su un catamarano a vela di venticinque metri.

Furono quindici giorni di divertimento puro per grandi e bambini. Pescavamo pesce in grande quantità e gli chef si alternavano cucinando risotto, spaghetti, insalate di mare e grigliate a sazietà. Anch'io ebbi modo di far apprezzare la mia cucina. Gli sposi la gradirono a tal punto che insistettero tanto, perché mi rimettessi ai fornelli, ancora una volta prima della fine della crociera.

Durante quei giorni ci isolammo spesso, io e Bell. Alternava i suoi discorsi parlandomi ora delle sue disavventure legali che sembrava non dovessero aver mai fine, e poi raccontandomi della sua rocambolesca vita passata.

Era sempre un piacere starlo a sentire. Durante le ore più calde facevamo calare una rete di acciaio tra i due scafi, sotto l'imbarcazione, a protezione degli squali che vedevamo numerosi al di sotto di essa. Facevamo quindi dei lunghi bagni, anche assieme ai bimbi.

Mi confidò della ricerca fatta, nel corso di tanti anni, in giro per il Mondo, per trovare quella persona con le caratteristiche ideali ad aiutarlo nella realizzazione di quello che, per decenni, era stato quasi lo scopo principale della sua vita. Aveva cercato una persona in gamba, disinteressata, piacevole come amico e di cui fidarsi ciecamente sotto ogni aspetto.

Dopo tanto tempo, quando finalmente aveva trovato in me quella persona, era capitata la disavventura che ora gli imponeva di interrompere ciò che avevamo iniziato.

– Ma non disperare, aveva aggiunto, risolverò i miei problemi e continueremo a girare il Mondo lavorando e divertendoci allo stesso tempo.

- Sinceramente ti dico che, il breve periodo trascorso assieme a te, è stato probabilmente il più piacevole della mia vita. Senza contare la disavventura svizzero-francese, mi disse con un filo di voce come a non farsi sentire neppure dall'acqua di mare che ci circondava. Avrei voluto incontrarti da giovane. Con uno come te avrei potuto circolare liberamente e senza problemi tra l'Inferno ed il Paradiso. Non che non lo abbia fatto...

Senza dimenticare che, mi hai fatto il regalo più bello della mia vita. Mi hai fatto conoscere una donna meravigliosa che, tra sei mesi, mi renderà finalmente papà, concluse con gli occhi pieni di lacrime, e tu sarai il padrino di tutti i miei figli.

Tutto quello che aveva fatto, per la festa del suo matrimonio, gli era stato offerto da un suo amico socio-collaboratore in alcuni affari. Gli aveva anche messo a disposizione, fin dall'inizio della vicenda, una carta di credito oro che Bell usava con molta parsimonia. Insomma, una persona abituata a vivere nell'oro, dopo averselo guadagnato con destrezza ed abilità, sarebbe stata ora costretta a campare da pezzente, senza la riconoscenza di qualche amico anch'esso benestante.

105 - La Roulette Russa di una VitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora