Raggiungo il salotto seguita da Leo. Apro la porta-finestra che da sul giardino ed esco andandomi a sedere sulla poltroncina sulla quale era seduta Lily l'altra sera. Non posso fare a meno di pensare a lei. Non so con che coraggio Erika sia riuscita a tenermi nascosta una cosa come questa. Chissà da quanto me lo teneva nascosto. Magari da giorni o settimane o addirittura mesi.
Ad interrompere i miei pensieri è Leo.
«Tutto bene?» mi domanda osservandomi.
«Sì, sì. Stavo solo pensando.»
«A cosa?»
Scuoto la testa. «Ad una persona molto importante che se n'è andata all'improvviso. Mi ha lasciata sola ed ora non so più come andare avanti.» Un nodo mi si forma in gola e non so proprio come farlo sparire.
«Ti capisco. È successa la stessa identica cosa a me» spiega rabbuiandosi. Sua madre.
«Mi dispiace moltissimo.» Alzo il braccio e senza rendermene conto mi ritrovo ad accarezzare la spalla di Leo.
Alza lo sguardo, facendo incrociare i nostri occhi. Riesco a leggere nel suo sguardo quanto dolore si porta dentro. Quanta sofferenza gli sta causando l'assenza di sua madre. Non è per niente facile affrontare questa perdita. Ci sono passata anche io, ma la cosa peggiore è sapere di non rivedere più il proprio genitore. Di non poterlo più abbracciare. Di non potergli dire più quanto lo si ama.
Gli sorrido cercando di tirargli su il morale. Questo tipo di perdite fanno male. Ti distruggono. E non voglio che anche a lui succeda la stessa cosa.
Passano i secondi. I minuti. Il silenzio regna nell'aria fresca della sera.
«Allora... raccontami un po' di Orlando. Non ci sono mai stata, ma mi piacerebbe tanto visitarla.»
«È una città stupenda. Soprattutto le spiagge. Sai, la sera ci andavo spesso. Per osservare il sole tramontare e per assaporare la tiepida brezza marina. Mille volte mi sono chiesto come sarebbe stata la mia vita se avessi vissuto in un'altra città. Probabilmente sarebbe stata una noia mortale. Ad Orlando ho avuto l'occasione di conoscere persone fantastiche con le quali mi divertivo ogni volta. È stato difficile per me dire addio alla mia vecchia vita e ai miei amici. Spero di ambientarmici presto nella nuova scuola.»
«Vedrai, andrà alla grande! Non preoccuparti. Anche io le prime volte avevo paura, ma dopo mi sono abituata. È solo questione di tempo.» Lo fisso negli occhi. Il chiarore notturno gli illumina il viso, esaltando gli zigomi.
Un rumore acuto, simile ad un cigolio, interrompe la nostra chiacchierata. Mi volto notando Walter sporgersi dalla finestra.
«Leo, vieni dobbiamo andare» avvisa suo figlio. Entrambi ci alziamo rientrando in casa.
«Grazie mille per la cena e per la graziosa ospitalità» ringrazia Walter.
«Sarete sempre i benvenuti. Potete venire a farci visita quando volete. Spero vi abituiate presto all'atmosfera di Boston.»
Mentre mia madre spiega alcune cose a Walter sulla loro nuova casa, Leo ne approfitta per dirmi: «Grazie mille, Sandy.»
«Per cosa?» Gli sorrido.
«Per avermi ascoltato. So di essere una persona noiosa, ma non mi aspettavo di trovare un'amica così in fretta. Sai, quando mi sono trasferito ad Orlando, farmi degli amici è stato abbastanza complicato.»
Afferro un post-it e mi chino sul tavolo per appuntarci sopra il mio numero di telefono.
«Non preoccuparti. Quando hai bisogno di un aiuto, fammi uno squillo.»
«Grazie ancora» mi sorride. Non posso fare a meno di arrossire sotto il suo sguardo. Prima di uscire, Walter si gira verso di me. «Grazie mille anche a te, Sandy.» Mi stringe la mano sorridendomi. È proprio un bell'uomo.
Mia madre apre la porta ed escono.
«È stata proprio una bella serata!» esclama soddisfatta.
«Walter è davvero un uomo gentile. Mi sta già simpatico» rido.
«Anche Leo è un ragazzo molto carino. Diventerete degli ottimi amici, secondo me.»
«Solo che mi dispiace molto per la loro perdita. Non so come abbiano ancora la forza di andare avanti dopo ciò che è accaduto», mi stringo nelle spalle.
Mia madre mi si avvicina alzando un braccio per accarezzarmi la schiena. «Sono delle persone molto forti. Se la caveranno, te lo assicuro.»
Detto questo si volta dirigendosi in sala da pranzo per iniziare a ripulire. «Ti do' una mano» le dico seguendola.
Inizio a raccogliere tutti i piatti mentre mia madre comincia a passare l'aspirapolvere sul pavimento. Vado in cucina per riporre i piatti sporchi nella lavastoviglie, ma noto che sopra la mensola c'è una lettera. L'afferro girandola per sapere chi sia il mittente, ma in quel momento entra mia madre. Ripongo la lettera al suo posto ed esco dirigendomi su per le scale per andare in camera mia.
Mi butto di peso sul letto, sfinita da questa lunga giornata. Chi potrà mai essere il mittente di quella lettera?
È molto raro per noi ricevere della posta, se non quando ti imbucano nella cassetta le pubblicità. Mia madre mi nasconde qualcosa, ma non vuole dirmelo. Odio quando fa così. Tutte le volte che mi mente, alla fine vengo sempre a sapere la verità. In un modo o nell'altro. E tutte le volte finiamo per litigare. Perché continua a fare così? Nonostante glielo dica tutti i giorni, lei non mi da' mai ascolto. Ci ho rinunciato, ormai. Inutile sprecare del fiato per una persona che neanche ti considera.
Gli occhi iniziano a farsi più pensanti fino a chiudersi completamente.
«Devi smetterla di criticarmi per come educo mia figlia!» sbraita mia madre sbattendo la mano sul tavolo.
«Nostra figlia» le fa notare mio padre.
«Come puoi essere così meschino? E osi criticarmi? Dovresti essere tu a rimproverare te stesso dato che mi hai abbandonato per andare di nuovo in quel lurido locale per ubriacarti!»
«Non dire cazzate, Caren. Sono solo andato per rilassarmi un po'. Poi che te ne frega di cosa ho fatto» urla mio padre, alzando il tono di voce.«Perché sono tua moglie e ti ho sposato perché ci tengo molto a te.»
Percepisco la tensione tra di loro persino dal salotto.
Ad un certo punto sento dei piatti infrangersi contro la parete.
Mi tappo le orecchie e corro su per le scale.
Raggiungo camera mia e mi chiudo la porta alle spalle.
Mi rannicchio sul piccolo divanetto sotto la finestra.
Una lacrima mi scivola sulla guancia rigandomi il viso. Tutto attorno a me si fa più confuso. Non riesco a capire cosa stia succedendo.
Sento sbattere la porta d'ingresso e il pavimento tremare sotto di me.
Osservo mio padre salire in auto e partire verso una meta sconosciuta.Mi sveglio di soprassalto con la fronte madida di sudore.
Probabilmente mia madre deve aver sentito le mie urla dal piano di sotto perché mi raggiunge di corsa.
Mi metto seduta con le ginocchia al petto.
«Tutto bene?» mi domanda sedendosi sul letto accanto a me.
Mi scosta i capelli dalla fronte sudata.
«È stato solo un incubo» le rispondo prendendomi il viso tra le mani.
«Sta tranquilla, passerà» sussurra accarezzandomi il braccio.
Si alza e raggiunge la porta per poi richiuderla.
Spengo la luce che mia mamma aveva accesso e mi immergo nel buio totale.
Mi riaddormento col timore di rivivere quel momento.
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FINALLY YOU || Shawn Mendes
Teen Fiction-Il mondo attorno a me sta cambiando. Lo percepisco. Sta succedendo qualcosa di strano che sta mettendo tutto sotto sopra.- Sandy, 16 anni, una vita davanti. Ogni singolo giorno per lei è una tortura. Sembra che il destino voglia impedirle di...