LEO'S POV
Che figura di merda! Sono stato uno sciocco a seguirla. Dovevo fermarmi e non pedinarli fino alla pista di pattinaggio.
Ma la mia gelosia ha avuto il sopravvento. È che quando li vedo insieme, non so... è come se qualcosa dentro di me inizi a lacerarmi, impedendomi di ragionare.
Seguo il mio istinto e senza pensarci, faccio la prima cosa che mi passa per la testa. E non mi sopporto per questo.
Ed ora eccomi qui, seduto su una panca a rimuginare sul mio grande sbaglio. Cosa avrà pensato Sandy? Crederà che sia completamente matto. Mezz'ora prima l'ho incontrata sulla spiaggia, ed ora qui alla pista di pattinaggio. Sospetterà. Ne sono sicuro.
Ma non voglio più pensarci. Ormai è fatta. Non posso più rimediare. Eppure quel suo sorriso appena mi ha visto, continua a scorrermi davanti agli occhi. Non riesco a togliermela dalla testa.
Appoggio i gomiti sulle ginocchia e mi prendo la testa fra le mani.
Sento qualcuno sedersi accanto a me, e subito alzo lo sguardo. Rimango impietrito.
«Ehilà!» fa Gavin, dandomi una pacca sulla spalla. Mi irrigidisco all'istante. Non so quali siano le sue intenzioni, quindi meglio se mi tengo a debita distanza. Mi allontano leggermente, scorrendo sull'estremità della panca.
«Che vuoi?» gli domando brusco, ritornando con la testa fra le mani. Non capisco perché sia qui.
«Che gentilezza», scherza muovendosi sulla panca. Che problemi ha?
«Arriva al punto, Gavin» lo incalzo.
«Vedo che siamo di cattivo umore oggi? Comunque... sono passato solo a chiederti se ci sarai alla festa questo venerdì.»
«Che festa?» domando confuso. Per quale motivo me lo sta chiedendo? Non siamo nemmeno amici.
«Ah, non lo sapevi? Samantha da una festa in spiaggia per il suo ritorno a Boston. Ha invitato tutta la scuola. Ci sarà da divertirsi, bello!» spiega iniziando a muovere le braccia a ritmo di musica.
«Chi è Samantha?»
«Ma tu non sai proprio niente, eh? Era una che veniva alla Badmington High. Dopo il suo trasferimento, non abbiamo avuto più sue notizie. Ed ora è ricomparsa più sexy che mai. Non devi perderti questa festa.» Dalla sua espressione deduco che debba essere proprio bella questa Samantha. Ma, no. Non devo pensarci.
«Nah. Non mi va. Non amo le feste. Preferisco restarmene a casa a leggere un libro o a comporre un po'.»
«Stai scherzando, vero? Come puoi non amare le feste?»
Faccio spallucce e mi alzo, dirigendomi verso l'uscita. «Ehi! Dove stai andando?»mi urla Gavin, raggiungendomi.
«A casa. E dove sennò? Ed ora, per favore, lasciami stare. È stata una giornata pesante e non voglio perdere altro tempo.»
I miei passi risuonano nel fitto silenzio notturno.
Senza che me ne accorga, mi si piomba davanti. Mi scosto e lo supero. «Allora verrai alla festa sì o no?» continua ad urlarmi.
Evito di rispondergli e continuo a camminare. «Lo prenderò come un sì» e se ne va.****
L'aria fresca della sera mi accarezza il viso, aiutandomi a rimettere in ordine i pensieri. Perché deve essere così difficile? Sandy è sempre presente, in ogni cosa che mi circonda vedo lei. I suoi occhi. Il suo sorriso.
Mi passo una mano fra i capelli e, in men che non si dica, mi ritrovo davanti alla porta d'ingresso di casa mia.
È l'una di notte e il mio coprifuoco era alle dieci. Quindi devo fare meno rumore possibile per evitare di svegliare mio padre.
Appoggio la mano sulla maniglia e il contatto della mia pelle sul freddo metallo, mi provoca la pelle d'oca.
L'abbasso lentamente, stando attento a non fare rumore. Richiudo delicatamente la porta e, in punta di piedi inizio a salire le scale. Entro in camera mia e accendo la luce. Quasi mi viene un infarto alla vista di mio padre seduto sul letto.
Mi fissa in cagnesco e il suo petto non fa che salire e scendere velocemente.
«Ehm...papà, che ci fai qui?» domando nervoso. Afferro l'orlo della maglia e inizio ad aggrovigliarmelo tra le dita.
Si alza dal letto e mi raggiunge puntandomi un dito contro il petto. «Che ti è saltato in mente?», urla.
Non l'ho mai visto così arrabbiato. Non è da lui. «Shh. Non urlare, potresti svegliare i vicini.» Potresti svegliare Sandy, penso tra me.
Lo osservo attentamente per capire bene la situazione, e per giocare bene le mie carte, evitando una sfuriata di settimo grado.
«Ti rendi conto che ore sono?!» Ha la mascella contratta e le pupille dilatate. Probabilmente è restato sveglio ad aspettarmi.
«Sono solo uscito a prendere una boccata d'aria» mento. Non mi va di dirgli che ho pedinato Jake e Sandy.
Abbasso la testa, sotto il suo sguardo. Come fa un uomo come mio padre, mettermi così paura?
Mi sposto e vado a sedermi sul letto.
«Guarda che ti ho visto, sai? Stavi seguendo Sandy.» Ma che cazzo? Come diavolo fa a saperlo?
Non so come comportarmi sotto lo sguardo furente di Walter Papers.
«In questo periodo i tuoi voti a scuola sono peggiorati. La cosa strana è che sei sempre stato uno dei migliori. Non so quali siano i motivi, ma ti proibisco di rivederla.»
«Cosa?! No, lei non c'entra. Non puoi farmi questo» sbotto.
«Oh, invece sì che posso. Posso fare questo e molto altro. Quindi stai attento, signorino, o le cose si metteranno male» ed esce dalla stanza, senza lasciarmi il tempo di ribattere.
Odio quando fa così. Non lo sopporto. Richiudo la porta sbattendola con tutta la forza che possiedo in corpo.
Mi passo la mano fra i capelli, strattonandoli. Detesto doverlo ammettere, ma mi sa che ha ragione. Dal momento che ho conosciuto Sandy, i miei voti sono peggiorati. Nella vecchia scuola a Orlando ero persino stato eletto 'alunno dell'anno'. Non so cosa mi stia succedendo, ma devo smetterla. Smetterla di uscire di nascosto, di pensare solo a lei. Devo concentrarmi più sullo studio e i libri. Devo mantenere la promessa fatta a mia madre.
Sento mancarmi l'aria per l'agitazione. Sembra che l'ossigeno presente sia scomparso improvvisamente.
Mi sfilo la maglietta, restando a dorso nudo. Apro la finestra per far entrare un po' d'aria fresca e mi siedo sul davanzale, osservando la luna ormai splendente nel cielo notturno.
Inizio a canticchiare alcuni versi di una mia canzone:
Take a piece of my heart
And make it all your own
So when we are apart
You'll never be alone... you'll never be alone.
Un rumore acuto, come uno cigolio, mi interrompe. Volto la testa e alla mia sinistra appare lei.
«Ehi» la saluto con un cenno del capo.
«Che fai sveglio a quest'ora?» mi domanda spostando lo sguardo sui miei pettorali. La osservo e appena si accorge che la sto fissando, arrossisce all'istante. Sorrido a questa sua reazione.
«Non riuscivo a dormire. E tu perché sveglia?»
«Stessa cosa. Mia madre mi ha fatto un bel discorsetto appena sono rientrata dieci minuti fa. Che rompiscatole» sbuffa, alzando gli occhi al cielo. Come la capisco. Appoggia i gomiti sul davanzale e si prende il mento fra le mani.
Il bagliore notturno le illumina leggermente il viso mettendo in evidenzia i suoi perfetti lineamenti. I suoi occhi splendono come le stelle presenti nel cielo sopra di noi.
«Com'è andato l'appuntamento con Jake?», non posso fare a meno di chiederle.
«Bene, direi. Scusami ancora per la caduta. Mi dispiace tanto. Come avrai notato, non sono molto brava a pattinare», ride.
«Sì, ci ho fatto caso. Comunque, non preoccuparti per me.»
«Tua cugina? Come sta? Gli è piaciuto il parco?»
Mia cugina? Assumo un'espressione accigliata, ma subito dopo mi ricordo.
«Ah, sì. Ehm... sta bene. Le è piaciuta tanto la città» mento.
Annuisce sorridendomi. Si volta verso l'interno di camera sua: «Si è fatto tardi. È meglio che vada a dormire. Domani c'è scuola.»
«Buonanotte.» Scendo dal davanzale e faccio per chiudere la finestra, ma mi sussurra: «Bella la canzone.»
Sorrido e mi butto sul letto, addormentandomi subito.
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FINALLY YOU || Shawn Mendes
Teen Fiction-Il mondo attorno a me sta cambiando. Lo percepisco. Sta succedendo qualcosa di strano che sta mettendo tutto sotto sopra.- Sandy, 16 anni, una vita davanti. Ogni singolo giorno per lei è una tortura. Sembra che il destino voglia impedirle di...