There is another thing

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«Leo!», lo rincorro per tutto il corridoio, ma lui non intende fermarsi. Svolta l'angolo, sparendo tra le mura di questo edificio.

Mi guardo attorno, ma niente. Sembra scomparso. Probabilmente sarà andato in palestra, penso.

Mi sistemo meglio le cose sotto braccio per evitare che mi cadano e attraverso la porta che conduce in palestra.

Fortunatamente lo trovo impegnato a capire come si usa uno straccio per i pavimenti.

Poso le cose su una sedia e lo raggiungo. «Ma che ti prende?»

«Niente» si limita a dire dandomi le spalle.

«No. Ora mi spieghi come mai mi eviti. Ho forse detto o fatto qualcosa di sbagliato?»

«No, no. Tu non centri niente. Sono io il problema.» Continuo a non capire.

«Quale problema?»

Esita un attimo. «È complicato, non capiresti...» Afferra lo spazzolone e si sposta dall'altra parte della palestra.

«Mi reputi così ingenua da non capire?» gli domando con gli occhi colmi di lacrime. Cerco in tutti i modi possibili di ricacciarle indietro, ma mi è impossibile.

«No...Sandy, per favore lasciami stare.»

Perché fa così? Non si fida di me? Non capisco. Cerco in tutti i modi di ritornare indietro con la mente per scorrere ogni mia azione, ma non trovo nulla che abbia potuto cambiare il nostro rapporto.

Il bacio. Quel bacio. Forse ho sbagliato? No, impossibile.

Magari... «È Mike? Stai male per lui?»

«No. Ti ho detto che sono io il problema.»

«Allora spiegami. Io non ce la faccio più. Continuo a non capire cosa ti stia succedendo. Vorrei poterti aiutare, ma non me ne dai modo. È da qualche giorno che fai così e non fai altro che evitarmi.» Resto a fissarlo, in attesa di una sua risposta.

Silenzio totale. L'unico rumore sono i nostri respiri accelerati.

Una lacrima inizia a solcarmi il viso, cadendo poi sulla mia maglia macchiandola. Perché devo essere sempre così emotiva?

«Bene, se è questo quello che vuoi, verrai accontentato.» Mi volto e prendo le cose che erano poggiate sulla sedia e inizio a pulire.

«Stasera, dopo cena, nel parco davanti casa tua.»

Lo guardo negli occhi e annuisco. Finalmente potrò capire cosa gli sta succedendo in questo periodo e chiarire le cose.

Entrambi, immersi nel silenzio più totale, andiamo avanti a lavorare, fino a quando il professore non ci interrompe. «Bene. Ora siete liberi di andare. Bel lavoro.»

Poso le cose per terra, prendo il mio zaino ed esco dalla porta principale.

«Scusami per essere stato così brusco» mi raggiunge Leo posandomi una mano sul braccio.

A quel contatto una scarica mi percorre tutta la schiena, facendomi rabbrividire.

Gli sorrido e mi incammino verso casa.

****

«Mamma te l'ho già detto, stasera esco a fare un giro con Erika» tento di convincerla.

«Non mi stai mentendo, vero?»

«Perché mai dovrei farlo?»

«Bho, non so. Dimmi te?»

«Mamma...» piagnucolo.

«E va bene. Puoi uscire, ma non fare tardi. Mi fido di te.»

«Grazie, mamma!» mi fondo su di lei stringendola in un forte abbraccio.

Esco dalla cucina e salgo le scale. Una volta giunta in camera mia, mi butto sul letto. Non riesco a togliermi questo sorrisetto dalla faccia. Chissà cosa mi dirà Leo stasera. Spero riesca a dirmi cosa gli prende, perché ho assolutamente bisogno di una spiegazione.

Non faccio altro che pensare ai suoi occhi, al suo sorriso. Quel fantastico sorriso, che ogni volta che me ne regala uno, non posso non sciogliermi.

Il mio sguardo ricade sulla lettera poggiata sul comodino. L'afferro e inizio a rileggere quelle fantastiche parole...

Mi domando chi possa essere stato...

Senza rendermene conto, mi addormento su quel che dovrebbe essere il testo di una canzone.

Una leggera nebbia avvolge il mio corpo. Cerco in tutti i modi di visualizzare l'ambiente circostante, ma essa me lo impedisce.

Ho paura, freddo.

Una scarica di brividi mi percorre tutta la schiena.

Sto tremando.

Qualcuno mi afferra la mano, trasportandomi in un luogo a me sconosciuto.

È notte ed io mi trovo distesa sull'erba sotto una coltre di stelle. Non posso fare a meno di ammirare il tappeto luminoso che riveste il cielo, regalandomi emozioni indescrivibili.

Volto la testa, ritrovandomi davanti un ragazzo. Non riesco a vedergli il volto. Le uniche cose che noto sono un orologio di pelle e la maglia color verde acqua.

Le nostre mani intrecciate e i nostri sguardi rivolti verso l'infinito, sono le uniche cose che contano per me in questo momento.

«Potrò essere lontano ma mai andato. Quando ti addormenti la notte ricorda solo che siamo distesi sotto le stesse stelle.»

A queste parole, mi sveglio di colpo. Guardo l'ora sul display del cellulare: le 20:30.

Oddio. Sono in ritardo. Il mio incontro con Leo.

Mi alzo e come un fulmine, scendo le scale.

«Io esco!» urlo per farmi sentire, afferrando il mio giacchetto di jeans.

«Non ceni neanche?» mi domanda sporgendosi dalla porta della cucina.

«Mi è passata la fame. Ora vado, ciao!»

«Ciao, non fare tardi!»

Mi fiondo fuori e richiudo bruscamente la porta. Percorro velocemente il vialetto che conduce al marciapiede ed attraverso la strada.

Entro nel parco e con mia grande sorpresa trovo Leo seduto sull'altalena.

Lo raggiungo e mi siedo accanto a lui.

«Ciao.»

«Ciao, Sandy...Temevo non venissi...»

«Ehm...ho avuto un contrattempo, ma ora eccomi qui», gli sorrido.

«Bene. Da dove comincio....» Esita un attimo. «In questo periodo sono stato così distante perché mio padre mi ha proibito di vederti.»

Cosa?!

«Eh?»

«Ha notato che i miei voti a scuola sono calati e pensa che la causa sia tu.»

«Beh, se devo essere sincera anche mia madre mi ha fatto un discorso simile.»

«Ma non è l'unica cosa...» Inizia ad attorcigliarsi nervosamente l'orlo della maglia sull'indice.

«Leo, che succede?» Gli poggio una mano sul braccio, per rassicurarlo.

Senza rendermene conto, mi ritrovo le sue morbide labbra sulle mie.

SPAZIO AUTRICE
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FINALLY YOU || Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora