Jealous

293 24 10
                                    

JAKE'S POV
Ieri ho chiamato Sandy. E lei che mi ha risposto? Che era occupata, come sempre. Non riesco mai a passare del tempo da solo con lei. Quando siamo insieme o è con qualche amico o è con quello là, Leo. Quando li vedo assieme, vorrei spaccare tutto quello che ho attorno. Ma mi trattengo. Che ci trova in lui che io non ho? È solo uno sfigato. Ma ho in mente un piano per sbarazzarmi di lui.

«Terra chiama Jake. Ehi, ma ci sei?» fa Tyler agitandomi una mano davanti agli occhi.

«Si, si. Stavo solo pensando.»

«E a cosa? Ancora a quella ragazza? Com'è che si chiama? S...Sa...Sasha» scherza Caleb scoppiando a ridere.

«Smettila, cazzo! Impara a startene zitto per una volta!» sbotto.

In questo periodo sono molto irascibile. Quindi è sconsigliato provocarmi, se non si vuole prendere un bel cazzotto in faccia.

Non so chi sia l'idiota che ha proposto di andare in spiaggia, ma sinceramente non mi dispiace starmene qui seduto sulla sabbia tiepida sentendo la fresca brezza marina scompigliarmi i capelli.

«Allora, Gavin... com'è andata la cena di ieri sera con i Cooper?» domanda Blake.

«Cosa?! Sei andato da Sandy?» lo interrompo.

«Sì. Sua madre ci ha invitato a cena assieme ai Papers.»

No. Non ci credo. Anche lo sfigato è andato alla cena. Be', come dubitare. Lui è sempre in mezzo. In ogni occasione.

«È andata abbastanza bene» risponde a Blake. «Sopratutto quando abbiamo parlato in veranda» dice con uno stupido sorriso in volto.

Conosco quell'espressione. No. Sandy è solo mia. Già ce n'è uno che me la vuole portare via. Non permetterò che anche lui lo faccia.

«E che vi siete detti?» lo incalza Austin.

«Be'.... le ho parlato di Jake» risponde tranquillamente, come se io non potessi sentirlo.

«In che senso?» domando.

«Le ho detto che non smetti un attimo di parlare di lei e che...»

«Cosa?!» grido alzandomi in piedi.

«Calmati» fa Tyler afferrandomi per una spalla.

«Ti avevo avvertito che se dicevi qualcosa in giro, sarebbe finita male» lo minaccio.

Ora sono in tre che mi trattengono dal picchiarlo. Cerco in tutti i modi di divincolarmi dalle loro prese, ma niente. È impossibile.

«E che mi vuoi fare?» mi provoca Gavin.

Non ce la faccio più. Fingo di rassegnarmi e mi volto per andarmene, proprio mentre gli altri mollano finalmente la presa. È in quel momento che mi volto, fiondandomi su Gavin. Inizio a massacrargli la faccia, spaccandogli il labbro inferiore. Austin mi afferra un braccio allontanandomi dal quel cretino. Gavin si mette seduto e inizia a pulirsi il sangue con il dorso della mano.

«Non è finita qui» e me ne vado.

Come ha potuto farmi questo? Credevo che di lui mi potessi fidare. Ma evidentemente no. Non posso fidarmi più di nessuno, in questo fottuto mondo. Sono tutti dei traditori.

Allungo il passo e svolto l'angolo per raggiungere casa mia. In quel preciso istante mi passa davanti lei. Samantha.

Che ci fa qui a Boston? Pensavo si fosse trasferita a Seattle con la sua famiglia. La osservo mentre attraversa la strada. È cambiata molto. Non ha più l'apparecchio e neanche quell'orribile monociglio. Stare lontana da questa città per due anni, le ha fatto bene. Qualche tempo fa io e lei stavamo insieme. A dire la verità, lei non mi è mai piaciuta. Stavo con lei solo perché temevo suo fratello Brat. Una volta lui me le diede di santa ragione e come scommessa dovevo mettermi con sua sorella, che peraltro era una sfigata totale. Quando scoprii del suo trasferimento, fui la persona più felice della terra.

«Ehi!» la saluto avvicinandomi.

«Oh mio dio! Jake, quanto tempo», mi abbraccia.

«Eh già...quanto tempo. Come mai da queste parti?»

«Ah, non lo sapevi? Ritorno a vivere qui!» esclama entusiasta.

Questo vuol dire che... Brat è tornato. «Ehm...bene» dico preoccupato.

«Allora...come va a scuola?»

«Abbastanza bene» mi limito a dire. «Brat come sta?»

«Alla grande! Ora è a Los Angeles per un incontro nazionale di pugilato» spiega.

«Come mai?»

«È campione internazionale.»

Meno male. Però non oso immaginare la sua stazza. Si sarà allenato duramente per raggiungere questi livelli.

Passano alcuni secondi ed io rompo il silenzio dicendo: «ti trovo bene.»

«Sì, ho deciso di smettere dall'essere la sfigata di turno. Non potevo continuare ad andare avanti così. Così ho rimodernato il guardaroba, ho fatto qualche ritocco ed ora eccomi qui.»

«Be'...meglio che vada» dico sorridendole.

«Ci vediamo in giro», gira i tacchi e se ne va.

Wow! È proprio bella. Non credevo fosse cambiata così tanto. Attraverso il mio vialetto ed apro la porta urlando: «sono in casa!», ma nessuna risposta. A quanto pare i miei genitori mi hanno lasciato a casa da solo, come sempre.

Salgo velocemente le scale e mi dirigo in camera mia, buttandomi sul letto. Accendo la musica ed alzo il volume al massimo. La cosa positiva nello stare in casa da solo è che posso mettere la musica a paletta senza che qualcuno mi rimproveri.

Non so se scrivere a Sandy o meno. Alla fine opto per il sì.

Ehi! Come stai? Ho saputo della cena di ieri con Gavin. Come è andata?

Passano alcuni minuti prima che mi risponda. Evidentemente ha da fare. Abbastanza bene. Però Gavin non mi sta molto simpatico.

Uno stupido sorriso mi si disegna sulle labbra. È una cosa positiva questa. Un problema in meno.

D'impulso le chiedo: Ti va di uscire stasera?

Spero che dica di sì. Certo! E dove andiamo di bello? ;-)

«Siiiii!!!!» esulto iniziando a saltare sul letto.

Sorpresa, le rispondo subito.

Allora a dopo XX, mi risponde.

****

Non sono mai stato in difficoltà nel vestirmi come ora. Sono indeciso se indossare una camicia nera o una t-shirt blu.

Mi passo una mano tra i capelli. Sono nervoso perché tra meno di dieci minuti devo partire per passare a prendere Sandy. Alla fine ho deciso di portarla in un piccolo ristorante in riva al mare. Lì fanno dell'ottimo pesce e spero che le piaccia.

Ho deciso. Camicia nera. È molto più adeguata. Mi guardo un'ultima volta allo specchio ed esco da camera mia. Scendo le scale e afferro la giacca prima di uscire. Non vedo l'ora di vederla. Salgo in macchina e faccio partire il motore, producendo un rombo assordante. Metto in moto, sulle note di BOOM! dei Simple Plan.

In men che non si dica, giungo davanti casa sua. Scendo e raggiungo la porta, suonando il campanello. Ritorno all'auto e mi appoggio con la schiena alla portiera. Passano alcuni secondi e dalla porta esce lei. La perfezione in persona. Un bagliore illumina il suo volto incantevole e un coro di angeli accompagna il tutto. Ma lo sento solo io?

Indossa un abito di seta blu, accompagnato da una cintura di pelle nera che le mette in risalto le sue perfette curve.

Porta anche un paio di tacchi neri, che la fanno sembrare alta quanto me.

«Sei stupenda!»

«Anche tu non sei niente male» dice, dandomi una piccola pacca sul petto prima di salire in auto.

«Allora dove mi porti?» domanda allacciandosi la cintura di sicurezza.

«In un piccolo ristornate in riva al mare. Ti piacerà, vedrai» le dico facendole l'occhiolino.

Metto in moto, posandole una mano sulla coscia.

FINALLY YOU || Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora