Sorry

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Le nubi hanno ormai ricoperto totalmente il cielo, senza far trasparire nessun raggio di sole.

Una fresca brezza mi accarezza il viso schiarendomi la mente.
In lontananza scorgo un bagliore nel cielo; probabilmente è madre natura che mi avverte di rientrare a casa il più presto possibile per evitare di farmi una doccia sotto la pioggia.

Dopo alcuni minuti, una leggera pioggerella inizia a inumidirmi il viso.
Non mi interessa se mi bagnerò. L'importante è che questo caos che ho in testa sparisca all'istante, perché non so per quanto riuscirò a sopportare.

I tuoni del temporale, ormai giunto sopra di me, riempiono alla perfezione il silenzio che è caduto su questa città.
Niente automobili. Che strano. È da un po' che non sento nessun rumore urbano. È come se un incantesimo fosse caduto sulla città, addormentandola.

La pioggia mi ha inzuppata da capo a piedi e sinceramente ne sono felice. Mi sta ripulendo la mente.
Arrivo sul vialetto di casa mia, ma non c'è l'auto di mia madre parcheggiata nel garage.

Ancora una volta mi ha lasciata a casa tutta sola.
Pochi giorni fa mi ha porto le sue scuse, ma non mi sembra che sia stata del tutto sincera, perché in questo periodo non fa che trascurarmi.

Il mondo attorno a me sta cambiando. Lo percepisco. Sta succedendo qualcosa di strano che sta mettendo tutto sotto sopra. Non so che cosa sia. Sta cambiando la realtà delle cose, mettendo me contro tutto.

Apro la porta di casa e mi fiondo in cucina per bere un bicchiere d'acqua.
Mi siedo sulla sedia e mi prendo la testa fra le mani.
È tutto complicato. Stanno accadendo troppe cose insieme, ed io non riesco a reggere tutto il peso che mi infliggono.

Erika in questi giorni non è tanto presente, quindi sono costretta a cavarmela da sola.
La cosa peggiore è che con Leo era iniziato tutto alla grande, ma ora le cose sono diverse. Il nostro rapporto sta cambiando. Non lo conosco da molto, ma all'inizio mi era sembrato una persona simpatica, con la quale andare d'accordo. Ora è diverso. Non so il motivo preciso, ma lo percepisco.

Ding Dong.

Il campanello suona, riportandomi alla realtà.
Mi alzo sbuffando e mi dirigo verso la porta d'ingresso.
Guardo dallo spioncino della porta e vedo Leo.

No.

Cosa ci fa qui? Non voglio parlargli.
Raccolgo tutte le mie forze e decido di aprirgli.
«Ciao» mi dice tenendo lo sguardo basso.

«Ciao.»
«Ehm...» esita «volevo scusarmi per prima.»

Meno male si è scusato.
«Non importa. Me la sono presa troppo.»
«No, Sandy. Non dovevo reagire in quel modo.»

«La colpa è anche mia, Leo. Ho reagito d'impulso senza tenere a bada la rabbia.»
«Sono venuto qui per scusarmi, non per dare la colpa a te.»

«Insomma.... la colpa è di entrambi.»
«Allora vado. Ciao.»
«No, aspetta.»

Quella vocetta insopportabile è tornata. Mi ci vuole un attimo per accorgermi che la mia mano sta tenendo il braccio di Leo.
Ritraggo subito la mano.

Leo mi guarda sorpreso e dice: «Non voglio farti perdere altro tempo.»
«Resta.» Quelle parole mi escono di bocca da sole. Devo imparare a tenere la bocca chiusa.

Perché il mio cervello non sta collaborando?.
«Se insisti.»
Mi allontano da lui per farlo entrare.

Ora che faccio? Non ho voglia di fare altre figuracce. Ne ho fatte già troppe.
Inizio a pensare alle possibili situazioni che potrebbero succedere da un momento all'altro.

«Sandy?» , mi scuote una spalla.
«Cosa?.»
«Ti ho appena chiesto dov'è tua madre?.»

«Non ne ho idea. E tutto il giorno che non la vedo. Tuo padre invece come sta?.»
«Non è molto presente in questi giorni. Sarà impegnato col lavoro.»

«E che lavoro fa?»
«È un avvocato.»
«Wow.»

I minuti passano e la tensione fra di noi aumenta.
«Ti va di vedere un film?» azzardo a dire.

«Okay.»
«Quale genere preferisci?»
«È uguale. Ma se insisti, mi piace il fantasy.»

«Allora... "Thor" va bene?» propone.
«Certo! Lo adoro!.»

Lo invito a sedersi sul divano, mentre io prendo posto sulla poltrona.
«Che fai?» mi domanda.
«Cosa?.»

«Perché ti siedi sulla poltrona? Hai paura di me?» , fa un ghigno.
«Ma smettila.»
«Allora vieni qui con me.»

«Non voglio che tu ti senta scomodo, quindi preferisco stare qui, per adesso.»
«Sono scomodo se tu stai lì» dice accennandomi un sorriso.

«E va bene» concedo infine.
Vado in cucina per prendere una ciotola di pop corn da mangiare assieme a Leo e torno in salotto.
Mi siedo sul divano il più lontano possibile da lui.

Mi osserva per un attimo per poi avvicinarsi a me.
Gli porgo la ciotola e il film inizia.

Ho sempre amato i film di fantascienza. Mi aiutano a portare la mente lontano da qui, lontano dai problemi.
"Thor" è uno dei miei preferiti perché ammiro il modo con cui il protagonista affronta il male solo per salvare il suo popolo.

Ad un certo punto, nel pieno della concentrazione, sento una mano scuotermi il braccio sinistro.
Credendo che possa trattarsi di un elfo oscuro, afferro la mano e la giro a 360°.

«Ahia!» sento subito dopo.
Scuoto la testa e ritorno alla realtà.
Resto qualche secondo ad osservare Leo che cerca di liberarsi dalla mia presa.
«Scusa!» mi affretto a dire.

«Ma che ti prende?» domanda massaggiandosi il polso.
«Mi dispiace, credevo che fossi un elfo oscuro.»
«Comunque volevo dirti che sono finiti i pop corn.»

«Ah. Vado a prenderne degli altri.»
«No, resta qui. Vado io.»

Si alza e si dirige in cucina.
Che stupida sono stata. Gli elfi oscuri non esistono. Che mi è saltato in mente? La mia testa con capisce più niente, è confermato.

Devo pensare prima di agire. Questo è il mio grande difetto: non penso mai prima di dire o fare qualcosa.
Leo ritorna con la ciotola piena in una mano e un bicchiere d'acqua nell'altra.

Mi porge il bicchiere.
«Come mai?» chiedo.

«Ho pensato che un bicchiere d'acqua fresca possa calmarti un po'.»
«Grazie.»

Bevo a piccoli sorsi dal bicchiere perché l'acqua è freddissima.
Il film ricomincia e io mi immergo di nuovo nel mondo di Thor.

FINALLY YOU || Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora