Ammiro il mio riflesso allo specchio. Sembra che tutto vada bene se la scena è osservata da fuori, ma dentro sono un uragano autodistruttivo di emozioni. L'agitazione è tangibile.
Il vestito mi piace ancora di più di quanto non mi piacesse quando l'ho provato da Miss. Brown. Forse perché il trucco ed i capelli sistemati hanno completato l'opera. Il fatto di essermi messa così in tiro solo per sfilare davanti a chi mi vuole morta mi manda i brividi.
Passo le mani sulla gonna e prendo un grande respiro.
Harry è fuori, già pronto: ha detto che si sarebbe occupato di procurarsi un'auto per poter andare all'evento, lasciandomi un po' più libera di preparami. Mi accorgo che mi stanno tremando leggermente le mani, quindi le serro a pugno per un attimo osservandole con estremo interesse.Controllo tutto ancora una volta: apro la borsetta e dentro ci sono tutte le fialette che mi ha fatto avere Ginger, fazzoletti, il rossetto. Se solo avessi potuto imbottigliare anche il coraggio. Tasto la coscia destra all'altezza della quale sono sistemati, ordinatamente i coltelli. Quindi esco. Tento di calmare me stessa: ci sarà anche Harry con me questo dovrebbe aiutarmi.
Mi incammino nel breve tragitto che mi porterà nell'atrio del motel, dove spero di trovare Harry. Una signora con una bambina in braccio mi passa accanto, entrambe mi guardano per un po'. Devo sembrare una pazza ed essermi vestita così, almeno in questo contesto. Ripeto in mente il mio piano mentre ignoro gli sguardi che ricevo lungo il corridoio. Il piano è chiaro, l'ho studiato più volte assieme agli altri. E considerato che Harry non lascia nulla al caso la gamma di imprevisti dovrebbe essere poco ampia.
Finalmente arrivo nella piccola hall. Harry mi da le spalle, parla al telefono. Io lo osservo colma di meraviglia. La giacca nera veste perfettamente le sue spalle larghe, le braccia e il torso. I pantaloni eleganti sono una completa novità, una piacevole novità. Ai piedi un elegante paio di scarpe laccate di nero. Fa scorrere le dita tra i capelli mentre continua a parlare furiosamente al telefono con qualcuno.
Distolgo gli occhi solo per poter guardare il signore dietro al bancone che si è alzato in piedi, si è messo gli occhiali e mi sta fissando a bocca aperta, senza farsi scrupolo di ciò. Non mi infastidisce, anzi, il suo sorrisetto dolce e il modo in cui tenta di aggiustarsi più volte gli occhiali mi fanno ridacchiare sommessamente.
Harry sembra notare l'improvviso silenzio nella hall e si volta come se si aspettasse di vedermi qui: alle mie spalle un corridoio buio che risalta il pizzo di oro pallido del mio vestito.
Sento il cuore battere forte, un tamburo a confronto è nulla; è come se mi stesse baciando un'altra volta e io non riesco a tenere il suo sguardo per molto. Sotto alla giacca, lasciata aperta sul davanti, ha una camicia di un bianco candido, chiusa ordinatamente ad eccezione del colletto: non si piegherà mai al fatto di indossare una cravatta.
"Ti richiamo dopo." sussurra al telefono continuando a tenere gli occhi su di me. Infila il telefono in tasca e poi continua ad osservarmi. Sento l'imbarazzo impossessarsi di me poco a poco come qualcosa che non puoi scacciare con la forza del pensiero. Questo è il potere inequivocabile di Harry, mettermi in soggezione come nessuno può. Si tocca le labbra con un gesto nervoso per poi passare di nuovo la mano nei capelli.
"Sei.." balbetta. Il signore dietro al bancone ridacchia con il fare di chi la sa lunga, scuotendo leggermente la testa di qua e di là. "Sei bellissima." Harry riesce a passare sopra all'atteggiamento del vecchio e a completare la frase.
Sorrido, non un sorriso di quelli che fai per gentilezza, uno di quelli che ti scappano senza che tu sia abile nel contenerli. Come quando ti rendono colpevole di star mentendo, e tu dici di no, ma non riesci a controllare il sorriso che ti spunta in faccia, e nessuno ti crede. Un sorrisetto contento ed appagato.
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Sheol
FanfictionTra le macerie di un posto che cadeva a pezzi non ci eravamo resi conto che quelli più distrutti eravamo noi. Noi che cercavamo di salvarci dai nostri demoni, noi che tentavamo, invano, di tenere nascosti i nostri segreti, noi che ci imponevamo di n...