Capitolo 52

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La pioggia batte violenta contro le finestre, destandomi da un sonno quieto, pacifico e ristoratore. Oltre a questo, l'unico rumore che si sente nella stanza è quello dei nostri respiri. Nostri..

Mi muovo leggermente, gli occhi ancora chiusi, non pronti ad affrontare un'altra giornata. La mia schiena è premuta contro il suo petto, sul collo un respiro lento e regolare. Il braccio di Harry avvolge la mia vita tenendomi stretta a sé nel sonno. Le nostre gambe sono attorcigliate in una maniera tale che, se solo provassi a districarle, lo sveglierei di sicuro.

Sorrido richiudendo gli occhi: le sue labbra sono così vicine al mio collo che talvolta vi si appoggiano appena, sfiorano la pelle.

Ma in cuor mio so che non è tutto a posto: i ricordi della sera prima, quelli precedenti a me ed Harry che giochiamo come bambini, sono amari. Invadono la mia mente rudemente. La doccia si è portata via un po' di quella sensazione di sporco che Oliver mi aveva lasciato addosso, ma solo in parte. Infatti non posso fare a meno di ripensarci. Cerco di scacciare il pensiero convincendo me stessa che la cosa importante è esserne uscita illesa. Con Harry.

Cosa penseranno di me Jayden, Sean, Ginger e Gwen? Forse che non ho ancora capito come ruota questo mondo. Su questo non avrebbero di certo torto. Ma spero non mi giudichino per le azioni della sera passata. Cosa che sono sicura faranno tutti i presenti alla festa.

Non voglio abbandonare questo letto, né la sensazione delle sue braccia che mi circondano. Forse posso azzardarmi a pensare che questo è quello che non riuscivo nemmeno a sperare. I miei sensi sono inebriati: dal suo profumo, dalla sensazione del suo corpo contro il mio, dal rumore della pioggia battente.

Rumore al quale se ne sommano altri. Sembrano provenire dalla cucina. Apro gli occhi: non possono essere i ragazzi, Harry mi aveva promesso che non li avrebbe fatti entrare. Forse ho solo sentito male. Cerco di riprendere sonno ma la cosa è difficile visto che i rumori si riconfermano.

Mi rigiro nel letto per poter osservare Harry. Lui borbotta qualcosa, una protesta, forse pensa che me ne stia andando; questo giustificherebbe il modo in cui la presa attorno a me si fa un po' di serrata. Affonda il viso nei miei capelli riprendendo profondamente. Ma la sua stretta, quella che mi tiene premuta contro il suo petto, mi fa capire che, chiaramente, non sta dormendo. Sentendomi più sciolta dal fatto di aver dormito assieme inizio ad accarezzare la pelle delle due spalle e delle braccia.

Osservo i tatuaggi sul suo braccio sinistro: un vortice infinito di inchiostro. Ricalco la rosa sul gomito per poi risalire al veliero e quindi al cuore umano. Ripasso le scritte, piccoli tatuaggi di cui non comprendo il significato e sto attenta a lanciargli varie occhiate, per assicurarmi che stia ancora dormendo, o fingendo di dormire. Accarezzo le rondini sul suo petto, la farfalla sullo stomaco. La sua pelle è liscia e sorprendentemente calda. La morbidezza della sua pelle in contrapposizione con la durezza dei muscoli che avvolge mi fa stupidamente arrossire.

"Harry.." sussurro al suo orecchio.

Emette un mezzo gemito di protesta quando fermo le dita. Sorrido.

"Ci sono dei rumori di là." sussurro ancora, e ricomincio a delimitare di nuovo il contorno dell'inchiostro sulla sua pelle.

"Sono Jay e Sean.." quasi si mangia le parole talmente la sua voce è impastata. È anche più roca del solito, così profonda che mi sento percossa da brividi, come una dodicenne alla prima cotta. Ringrazio che non possa vedermi. Mi copro meglio con il piumino.
"Non smettere." sussurra.

"Non avevi detto che non sarebbero stati in casa?" il mio viso è parallelo al suo petto: l'osservo alzarsi ed abbassarsi ad ogni respiro.

Si muove fino ad essere col volto all'altezza dal mio: appoggia le labbra nello spazio sotto l'orecchio. Vengo percossa da una nuova ondata di brividi. "Mi dispiace." sussurra quando stacca le labbra da lì. "Non potevo lasciarli fuori, mi facevano pena." adesso le sue labbra si appoggiano sul profilo della mia mandibola, e restano lì, calde, e confortanti, mentre mandano scariche elettriche a tutto il mio corpo. "E mi hanno pregato." sussurra ancora. La sua dannata voce roca, il suo dannato essere così affascinante, il suo baciarmi in questo modo.

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