28. La vendetta

339 22 3
                                    

Era già passato un anno dalla nascita
di Tristan, che ormai era diventato la sua unica ragione di vita. Aveva avuto uno scontro molto acceso con suo padre, Marta e Salvador, subito dopo aver scoperto che Raimundo non era morto.
Ma la discussione che le fece più male fu quella con Leonor "io mi fidavo di te. E mi hai ingannata, come tutti gli altri!" le aveva detto. La tata si era difesa, dicendo che lo aveva fatto per lei e anche per Raimundo, perchè così nessuno avrebbe più fatto loro del male. Ma a Francisca queste scuse non interessavano. Le avevano rovinato la vita e lei ne era cosciente. Ora il suo obiettivo era quello di impedirgli di rovinare quella di suo figlio. Passava con lui tutto il tempo, giocando, raccontandogli storie, cercando di farlo parlare e insegnandogli a camminare. Bastava un suo sorriso per rallegrarle la giornata.

Intanto, alla locanda, Anita si accorse che Raimundo era strano, come se avesse un peso che non riusciva a togliersi. Aveva provato a farlo parlare, ma lui non aveva voluto darle nessuna spiegazione.
La risposta alle domande di Anita sarebbe arrivata a breve e alla Villa lo avrebbero saputo quella sera stessa.
Stavano cenando in salone, quando Marta si alzó in piedi per richiamare l'attenzione dei presenti.
-ho una notizia da darvi- guardó Salvador, che le riservó un cenno d'intesa.
-mi sono sposata-.
La reazione di Enrique e Francisca fu la stessa: erano increduli! Marta si era sposata, senza dire niente; perchè? Enrique finalmente parló
-e con chi?-
la risposta di sua figlia geló Francisca, che non riusciva a credere alle sue orecchie
-mio marito è Rainundo, Raimundo Ulloa-.

Non stava sognando, era tutto vero. Sua sorella aveva al dito una fede come prova di quello che aveva appena detto.
-non è possibile- disse Enrique
-è vero padre, mi sono sposata. Non vi ho detto niente perchè sapevo che si sareste opposto. Nessuno di voi ha intenzione di farmi le congratulazioni?-
nel sentire quelle ultime parole Francisca si alzó, andó verso di lei e le tiró uno schiaffo così forte da farla cadere all'indietro. Senza dire una parola, andó nella sua stanza, dove Tristan già dormiva tranquillo.
Avrebbe voluto strangolarli entrambi per tutto il dolore che le avevano fatto, ma aveva deciso che si sarebbe vendicata in un altro modo. Scese le scale e, senza farsi vedere, ascoltó la conversazione tra suo padre e sua sorella.
-so che non siete d'accordo padre, ma non vi preoccupate, se mi date quello che mi spetta di eredità non vi chiederó più niente-.
Enrique acconsentì
ae va bene, domani mi metteró d'accordo con il notaio e metteró a tuo nome le terre che ti corrispondono, così potrai andartene da questa casa-.
"Non ne sarei così sicura" pensó Francisca. Tornó in camera sua, aspettó che tutti andassero nelle loro stanze ed entró nello studio. Aveva bisogno dell'indirizzo del notaio. Se sua sorella pensava che l'avrebbe passata liscia si sbagliava di grosso. Aveva sopportato abbastanza!

-grazie signor notaio, spero che possa effettuare il passaggio di proprietà al più presto- Enrique strinse la mano al notaio, che rispose
-non si preoccupi don Enrique, in un paio di giorni sarà tutto pronto-.
Una volta sicura che nello studio non ci fosse nessuno, Francisca entró, mise il timbro di suo padre su un foglio e copió la sua firma. Il giorno dopo, uscì di casa appena dopo aver fatto colazione
-mi raccomando Leonor, non lasciare da solo Tristan-
ormai si rivolgeva a lei solo come semplice domestica, un atteggiamento che feriva particolarmente la donna.
Salì sulla carrozza e si diresse verso lo studio notarile.
-buongiorno signor notaio, sono la figlia di don Enrique Montenegro, Francisca-
l'uomo la fece accomodare con un gesto della mano, e lui si sedette di fronte
-di che cosa avete bisogno signora?-
le chiese cortesemente
-vengo per conto di mio padre; vedete, c'è stato un cambio di programma e mi ha pregato di venirvi ad avvisare. Le modifiche sono scritte sul foglio che vi ho dato. Mi ha anche pregato di dirvi che la decisione è irrevocabile-
detto questo, si alzó, salutó il notaio e se ne andó. Quest'ultimo, la sera stessa, fece recapitare un telegramma alla Villa "domani pomeriggio verró ad informare gli interessati del passaggio di proprietà. Cordialmente, il notaio".
-Salvador, domani mattina avvisa mia figlia e quell'inutile di Raimundo di presentarsi qui domani pomeriggio, è importante-.
Poi disse, rivolgendosi a Francisca
-sarai presente anche tu?-
-certo, non me lo perderei per niente al mondo- rispose lei.

Siempre juntos - Raimundo&FranciscaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora