29. La solita Francisca Montenegro

341 23 5
                                    

Non aveva ancora visto Raimundo dopo la "grande" notizia di sua sorella, ma sapeva che quel giorno avrebbe dovuto affrontarlo. Non vedeva l'ora che arrivasse il momento in cui il notaio avrebbe comunicato a tutti quello che lei aveva voluto che dicesse.
Alle sedici in punto, il campanello suonó. Quando lo vide, ebbe l'impressione che il suo cuore avesse smesso di battere; era tutto vero, lo aveva perso per sempre, l'aveva tradita, le aveva fatto male nel modo più duro con cui avrebbe potuto farlo, sposandosi con sua sorella.
L'unico pensiero che la consolava, era la certezza che di lì a poco l'avrebbero pagata. Arrivarono anche Enrique e Salvador e Francisca chiese a Leonor di portare Tristan in salone con loro.
Finalmente, si presentó anche il notaio e, senza perdere tempo, si sedettero per leggere l'atto. "Io, notaio Carrìl, sancisco, irrevocabilmente, sotto il volere di don Enrique Montenegro, che le terre a ovest della Villa passino a essere di..." tutti aspettavano impazienti, Marta su tutti, a Raimundo invece non interessava, ormai aveva perso tutto quello che contava per lui. Salvador era soddisfatto, perché finalmente Ulloa si sarebbe levato dai piedi.
A Francisca si era disegnato un sorriso beffarto sul volto.
Il notaio concluse la frase "di don Tristan Castro Montenegro".
Nel salone era calato il silenzio, ma il notaio non ne capiva il motivo; il fondo, lui aveva solo eseguito gli ordini.
Marta scattó in piedi
-che diavolo significa?-
gridó, guardando Enrique
-non lo so, è quello che vorrei sapere anche io- pronunciando queste ultime parole, si giró verso il notaio, che rispose
-ho fatto ció che mi avete detto, quello che c'era scritto nel foglio che mi ha portato vostra figlia, c'era la vostra firma e anche il vostro sigillo, quindi ho pensato che fosse autentico-. Salvador non si aspettava un comportamento del genere da parte di sua moglie, ma per la prima volta era orgoglioso di lei.
Raimundo era felice per il piccolo Tristan, gli voleva un gran bene, nonostante non fosse suo figlio, ed era ancora più contento nel vedere Marta ed Enrique costretti ad incassare quel colpo da Francisca.
-come ti sei permessa?- le urló Enrique -sei impazzita?-
Francisca, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, si alzó e disse
-quello impazzito siete voi se pensavate che vi avrei permesso di darle tutte quelle terre su cui non ha nessun diritto!-
a questo punto, fu Marta che parló
-nessun diritto? Sono la mia eredità! Sei tu che non avevi il diritto di fare quello che hai fatto. In ogni caso, non importa, ci saranno altri modi per prendermi il denaro-.
Enrique voleva una spiegazione
-perchè l'hai fatto, Francisca?- ma non fu lei a rispondere, bensì Marta
-come padre? Non lo avete ancora capito? La corrode la gelosia, perchè io sono la moglie di Raimundo e lei no-.
Francisca era diventata rossa dalla rabbia, ma non avrebbe dato a sua sorella la soddisfazione di sentirsi dire che aveva ragione.
-l'unico motivo per cui l'ho fatto, è quello di evitare che così tante terre finiscano in rovina per colpa di due ignoranti come voi due. Quei terreni ora sono di mio figlio, che quando crescerà potrà amministrare come meglio crederà-
stava per andarsene, ma tornó indietro e aggiunse
-che non ti venga in mente di chiedere altre terre o altro denaro, perchè faró in modo di toglierti anche quelli!-
ora sì, poteva andarsene. Prese per mano Tristan e ne andó in camera sua

Siempre juntos - Raimundo&FranciscaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora