Victoria's POV
Dopo che Ashton è tornato da fuori ci siamo chiusi in camera a parlare. O meglio, litigare. Mi ha rinfacciato almeno un milione di volte che sono stata un'irresponsabile a fare quello scherzo, e che avrei dovuto fare l'adulta, almeno per una volta.
Mi sono incazza tantissimo perchè è stato proprio lui a sfidarmi e a dirmi che non ce l'avrei fatta. Ora cosa vuole? Che gli chieda scusa? Gli era venuta anche la stupida idea di andare da mio padre e minacciarlo di prendermi e portarmi via da lui. E la cosa che mi ha fatto più ridere era che voleva sul serio farlo. Non capiva che così facendo avrebbe solamente peggiorato la situazione.
Ora siamo sul mio letto, supini, che guardiamo il soffitto da almeno un'ora, o di più. Lui con le braccia incrociate sotto la nuca e io a qualche centimetro di distanza, nella stessa posizione. Non sono attaccata a lui, tanto per fargli capire che sono ancora arrabbiata. E lui lo sa. Sa anche che se dice un'altra parola lo prendo a pugni.
Sento la porta aprirsi e vedo la testa di mio padre fare capolino. Quando nota anche Ash, si acciglia. Non è mai stato d'accordo che portassimo in camera i nostri ragazzi. Diceva sempre io mi fido di voi, ma non di loro. «Victoria, sono venuto solo a ricordarti di fare le valigie, domani nel tardo pomeriggio partirete.»
«Ok.»
«Sei ancora arrabbiata?» entra del tutto nella stanza e incrocia le braccia al petto. Il ragazzo al mio fianco si mette a sedere e lo guarda come se volesse cavargli gli occhi.
«No» mento. Lo sto davvero odiando, ma è pur sempre colpa mia se mi ritrovo in questa situazione. Ed è questa consapevolezza che mi fa venir voglia di prendermi a schiaffi da sola.
«So che lo sei, ma avreste dovuto pensarci prima di fare quello scherzo di cattivo gusto» dice severo, «o tutti gli altri precedenti, imparate a crescere, non avete più 10 anni» continua per poi uscire dalla camera sbattendo la porta. Non so, qualcun'altro vuole farmi il terzo grado oppure è tutto per oggi?
Mi appoggio alla testiera del letto portando le ginocchia all'altezza del petto e circondandole con le braccia. Mi verrebbe da piangere ma l'ho fatto già abbastanza ieri, e non voglio scoppiare anche davanti ad Ash. Lui si volta verso di me, ancora con un'espressione irritata, ma appena mi vede, i suoi lineamenti si addolciscono e mi attira fra le sue braccia. «Ti amo.»
«Anche io» affondo il viso nell'incavo del suo collo, inspirando il suo profumo che mi fa sempre impazzire. «Che ore sono?»
Lui alza i fianchi di poco per riuscire a prendere il telefono dalla tasca posteriore. «Sette e mezza.»
«Devo fare la valigia» mi stacco riluttante e mi dirigo verso l'armadio strisciando i piedi. Prendo i vestiti piegati ordinatamente in pile e li sistemo, gli altri li metto dentro semplicemente, senza preoccuparmi di stropicciarli. Mentre mi dedico ai cassetti della biancheria vedo entrare Ashton, che stringe un braccio intorno alla mia vita e con l'altro prende un paio di mutande in pizzo blu e me le sventola davanti agli occhi.
«Sexy» sussurra al mio orecchio in modo sensuale. Sento un lieve calore scendere dal petto verso il basso ventre e stringo istintivamente le cosce, azione che lo fa sogghignare. Lascia dei dolci baci a partire dalla mia mascella fino ad arrivare alla spalla, che morde facendomi sussultare. «Scusa per prima.»
Volgo lo sguardo oltre la mia spalla in modo da osservarlo e lui ne approfitta per baciarmi. Comincia a tracciare il contorno del mio labbro inferiore con la lingua e gli concedo libero accesso alla mia bocca. Mi fa ruotare in modo da essere petto contro petto e mi spinge delicatamente contro la parete dell'armadio, mentre le sue mani vagano lungo tutto il mio corpo, fermandosi poi sul sedere. Lo stringe tra le dita per poi scendere un po' più in basso, mi afferra saldamente in modo da farmi avvolgere le gambe attorno al suo bacino. Con una mano risale lungo la mia schiena, l'altra l'appoggia al muro accanto alla mia testa e pressa i nostri corpi il più possibile.
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Ackworth ||1D - 5SOS||
Fanfiction«Ora basta, questo è troppo!» ci urla nostro padre. Effettivamente, abbiamo esagerato questa volta. Non credo la passeremo liscia. «E cos'avresti intenzione di fare?!» grida mia sorella di rimando. «Semplice. Vi spedisco ad Ackworth.»