-In his arms-

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Ormai sono le 01.00.
Saranno circa quattro ore che siamo in macchina e da quando siamo partiti regna il silenzio.
Tengo la testa appoggiata al finestrino mentre guardo il paesaggio buio scorrere davanti ai miei occhi,velocemente,come l'attimo in cui ho detto addio alla mia vecchia vita.È stata tutta questione di minuti,secondi oserei dire.Ho detto quella frase,sono entrata in macchina e,nel momento esatto in cui ho chiuso lo sportello,ho chiuso con quello che ora posso definire il mio passato.Un passato segnato da scelte difficili,fatte per ottenere la mia tanta agognata libertà,che mi hanno portata fino a qui.Certo,non si può dire però che io non abbia perso nulla...
È stata una scelta difficile anche questa e,come tutte le altre,ha portato delle conseguenze.Non ho più una famiglia:mamma,papà,nonni o zii.Non sono morti,no,ma ormai posso considerarli tali.È brutto da dire,lo so,soprattutto quando quella di non vederli più non è stata una mia scelta.Avere 22 anni ed essere limitata da regole imposte da un genitore oppressivo,come se ne avessi 12,non è una bella cosa,questo lo sanno tutti,ma decidere di superare questi limiti e ritrovarsi ad essere costretta ad abbandonare chi te li ha imposti e tutta la gente attorno che non centra minimamente nulla,lo è ancora di più.
Non posso fare a meno di pensarci,il mio cervello continua ad essere concentrato su questo,sul fatto di non avere più una famiglia accanto.Addirittura,elabora scene felici,nelle quali io non ho mai scelto di partire per Roma.Eppure,in cuor mio,so che son scene ingannevoli e che partire per Roma è stato l'errore più bello che io abbia mai fatto.

Decido di alzare la testa dal finestrino costringendo la mia mente a star ferma,a non pensarci più e mi basta guardare Mattia per farlo.
Lui,che mi sta accanto da un mese o poco più,ma mi sembra di conoscerlo da una vita.Lui,che è diventato la fonte d'ispirazione più grande,per decidere che farne della mia vita ormai divisa in due poli opposti.
Il lato in cui ho la mia famiglia e le regole e il lato in cui ho lui,gli amici di Roma e la libertà.
Lui,che mi ha aiutata finalmente a capire da quale parte stare,che mi ha fatto credere nei sogni,che non sempre si avverano,ma che sperarci li fa durare di più.Lui,Mattia Briga,cantante ormai affermato,testardo,orgoglioso,presuntuoso quanto basta,ma terribilmente dolce e comprensivo,che può arrivarti al cuore con una canzone e può distruggertelo con un'altra.Lui,sognatore incallito,che ha lasciato le critiche ad impolverarsi sugli scaffali,insieme ai dubbi,alle paure e alla convinzione di non farcela.
Lui,il ragazzo di cui sono,oramai,sfacciatamente,indubbiamente e incondizionatamente innamorata.

Subito si accorge del mio sguardo su di lui e si volta verso di me,regalandomi uno dei suoi meravigliosi sorrisi.

"Bimbetta,credevo stessi dormendo"

Ancora quel soprannome.Lo riserva ancora per me,fortunatamente.
Sicuramente l'avrà detto per rompere il ghiaccio e mi guarda con un espressione comprensiva in volto,consapevole del fatto che non potrò ricambiare il suo sorriso.

Io,di tutta risposta,stringo le labbra in una linea sottile facendo cenno di no con la testa e poi sposto lo sguardo di nuovo verso il mio finestrino.

"Ora ci fermiamo a mangiare qualcosa"

Mi dice.
E subito davanti a noi scorgo un autogrill.
Non è che io abbia molta fame,ma scendere dalla macchina e prendere un po' d'aria mi farà bene.

*******

Dopo che Mattia mi ha letteralmente costretto a mangiare qualcosa e dopo aver finito il tutto,usciamo dall'autogrill ed andiamo verso la macchina.

Cammino seguendo passo per passo Mattia e lo vedo che,arrivato vicino all'automobile si appoggia sul cofano e comincia a fissarmi.

"Che stai facendo?"

Gli chiedo confusa.
La paura che voglia riportarmi indietro comincia a farsi strada dentro di me,ma poi mi rendo conto che non farebbe mai una cosa del genere.

"Vieni qui,parliamo un po'"

Al suono di quelle parole,sento stringermi il cuore nel petto.
Siamo stati in silenzio per tutto il tragitto fatto fino ad ora ed io sono stata in balia del miei pensieri ogni secondo.Non so se parlarne ora con lui potrebbe avere un effetto rilassante o,semplicemente,potrebbe torturare ancora di più la mia mente.
Però conosco Mattia,so che avrà le giuste parole da dirmi,ma tanto ormai per me le cose che dice,che siano giuste o sbagliate,sono un'ancora di salvezza.

Faccio qualche passo e poi vado a sedermi vicino a lui,stringendo le braccia in grembo e con lo sguardo fisso a terra.

"Come stai?"

Me lo chiede quasi con un sussurro,tanto la risposta la sa già.
Io però,resto zitta,come se dovessi pensarci su e,forse,in realtà lo sto facendo.
Rispondergli "male" ora come ora,sarebbe troppo scontato e sinceramente,non mi va di sbattergli in faccia questa sorta di peso.

"Bene,se non consideriamo il fatto che mi sento come se avessi perso una parte del corpo"

Cerco di sforzare una risatina,ma ci riesco ben poco.
Alla fine,ho optato per una leggera ironia.

"Quale?Un braccio?Una gamba?"

Ci scherza lievemente anche lui,credo sia per non farmi pesare ancora di più la conversazione.

Alzo la testa per guardarlo negli occhi,mi consola vederli ancora così verdi,come la prima volta in cui l'ho incontrato.
Brillano ancora come quel giorno,non hanno perso la loro luce,come credo abbiano fatto i miei.

Sospiro e,senza pensarci due volte,gli rispondo:

"Il cuore."

Lo vedo aprire leggermente la bocca in un'espressione di sorpresa e commozione insieme.
All'improvviso lo sento che si avvicina ancora di più a me mettendo la sua mano vicino alla mia e poi la prende,stringendola,come per farmi ricordare che lui è qui con me.

"Senti,lo so...una famiglia è importante.Le prime persone che mi hanno sostenuto nel mio percorso sono state loro.Però è anche vero che non è indispensabile.Ognuno è artefice del proprio destino,ognuno è in grado di farcela da solo e vale lo stesso per te Noemi."

Mi accarezza con il pollice il dorso della mano,incurva un lato della bocca verso l'alto e con la mano libera mi tira una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"Ma poi,cosa dico...tu non sei sola.Tu hai me."

Tiene ancora stretta la mia mano,mi tira verso di lui per abbracciarmi e non la lascia finchè non sono fra le sue braccia.
Mi stringe forte a sè e lo sento mentre mi lascia un bacio fra i capelli.

"Posso essere io la tua famiglia.Posso essere tutto,tutto quello che vuoi.Io e anche Francesca,che ti sta aspettando a casa.Non sarai mai sola,te lo prometto."

Sento una lacrima scorrermi lungo la guancia e poi,comincio a singhiozzare,fino a quando non comincio a piangere veramente.
È la seconda volta,nell'arco di quattro ore,che piango vicino a lui e devo dire che non ho più un motivo per non farlo.

Vorrei dirgli che lo amo,ora,vorrei baciarlo e sentire di nuovo il sapore che possono concedermi le sue labbra.Ma non posso.

"Ti voglio bene"

Dico solo questo,ma almeno so che è un sentimento che ricambia.

"Anche io,tanto"

Mi sussurra nell'orecchio confermando quel che pensavo.

Affondo la testa nel suo collo lasciandomi avvolgere dal suo profumo che mi entra nelle narici e mi godo il momento,prima di rimetterci in viaggio per Roma.

Ormai è tutto fatto,non si torna più indietro,non posso più farlo.

|Se io ti amo,tu zitta|-Mattia Briga-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora