Capitolo 6

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La visuale mostra Hinata e Kageyama ... immobili, sul ciglio della porta: l'uno ha gli occhi spalancati, in contrasto con la minuscola dimensione delle sue stesse iridi, l'altro invece, svuotato di ogni minima emozione, digrigna i denti e aggrotta l'arcata sopraccigliare.
Di fronte a loro, riversi a terra, vi sono due giovani, i cui corpi sono stati violati dai proiettili di una pistola. Leggermente distante vi è invece un'ulteriore figura, quella di un bodyguard, il cui petto è stato sfigurato dalla lama di un coltello. Sparsi per la stanza vi sono invece alcuni agenti, intenti a prelevare campioni e fare foto.

- Perché? - mi chiede il rosso - Perché è dovuto accadere tutto questo? -

Per colpa mia Hinata! Sono io il responsabile di questo casino ... solo io!

- Non lo so, mi dispiace - dico abbassando lo sguardo.
- Ehi voi! Siete feriti? - chiede improvvisamente un poliziotto che, non appena ci vede, inizia ad avvicinarsi.
- No -
- Da dove sbucate? -
- Dal bagno agente - rispondo calmo - Ci siamo nascosti lì -
- Avrei delle domande da porvi. Potreste rispondere? -
- Ci dica -
- Sapete come è andata la vicenda? -
- Io so solo che ... - non riesco a terminare la frase che vengo interrotto da Hinata.
- Eravamo seduti su quel bancone - dice lui indicandone uno alla sua sinistra - Improvvisamente però abbiamo sentito uno sparo e, senza esitazioni, abbiamo optato per il bagno -
- Mh, grazie mille. E, per caso, avete visto il volto di colui che ha sparato? -
- Sì, in parte, a causa della maschera da lui indossata - dice facendomi gelare il sangue.

Non puo' averlo visto, così Oikawa sarà nei guai ...

- Sono riuscito a notare solamente il colore dei suoi capelli - continua poi, provocando in me una sensazione di enorme sollievo.
- Ovvero? -
- Castano, credo chiaro -
- Mh, non è molto ma è pur sempre un indizio. Grazie mille -

Così, dopo aver rivolto un ultimo saluto all'agente, ci dirigiamo fuori dal locale: la città, ancora inghiottita dalle tenebre, è muta.
Di fronte ai nostri occhi si ergono molteplici palazzi, mentre sulla sinistra domina sul paesaggio un parco di notevoli dimensioni, illuminato da numerose lanterne disposte in fila. I rami degli alberi invece, caratterizzati da foglie cremisi, producono un dolce fruscio a causa del vento. Così, senza neanche esprimerci, ci dirigiamo verso quest'ultimo, iniziando a camminare lungo il sentiero che lo attraversa.

- Kenma! - sussurra d'un tratto lui, non permettendomi di comprendere le sue parole - Dov'è? -
- Chi? -
- Kenma -
- Ovvero? - chiedo leggermente infastidito.
- Il mio migliore amico ... era al bancone con me -
- Tsk ... cosa vuoi che ne sappia. Aspettami qui, io devo chiamare una persona - rispondo alterato.

Perché mi sento così nervoso? Questa sensazione di gelosia mi sta uccidendo! Eppure io ho già un ragazzo!

Velocemente mi allontano da lui, abbastanza per non essere sentito. Afferro quindi il dispositivo posto all'interno della tasca destra dei pantaloni e digito il numero di Kuroo. Il cellulare inizia così a emettere delle vibrazioni che, dopo poco, vengono sostituite dalla voce del mio compagno.

- Re, mi dica -
- Dove cazzo sei? -
- Non sono affari suoi -
- Ripeto, dove cazzo sei? -
- Perché lo vuole sapere? -
- Dimmi dove cazzo sei! - urlo scandendo le parole una a una.
- A casa mia - sbuffa dall'altro campo del telefono.
- A fare? -

Fa per rispondermi ma viene interrotto da un improvviso gemito proveniente da una terza voce, anch'essa maschile.

- Kuroo, che cazzo stai facendo? -

Lo sento ridere con gusto.

- Vuoi che te lo dica chiaro e tondo? -
- Si brutto idiota! -
- Sto scopando con un ragazzo che ho trovato al bar. Contento? -
- Ah ... Stai bene? -
- Da quando ti preoccupi per me? -
- L'unica ragione per la quale ti ho posto questa domanda ê perché senza di te non posso ... -
- Puoi cosa? -
- Dividere equamente i guadagni -
- Se se, adesso se permette, mi congedo. Devo terminare il mio lavoro qui! -
- Aspetta un attimo! -
- Che altro vuole? -

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