Capitolo 14

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Punto di vista di Kageyama

"Che giornata di schifo" ... mi ritrovo a pensare non appena volgo lo sguardo verso il vetro oramai appannato della cucina, fuori dal quale, un violento temporale si diverte a riempire le strade della sua acqua. Torno quindi a fissare la tazza di cioccolata calda posta tra le mie dita, rimanendo immobile, con il ripetuto ticchettio della pioggia impresso nei miei timpani.

FLASHBACK

- Kageyama - spezza il silenzio il minore seduto sul proprio letto.
- Mh!? -
- Guarda il cielo, sta piovendo - dice puntando un dito contro la finestra oramai decorata da gocce d'acqua di varie dimensioni.
- Hai ragione! - rispondo per poi tornare a leggere il libro poggiato alla scrivania.
- Kageyama io ... ho paura! Potresti venire qui vicino a me? -
- Co-cosa? I-io e te? Vicini? Nello stesso letto? Hinata ... scherzi vero? - intervengo divenendo stranamente agitato e rosso in viso.
- Per favore! - dice rivolgendomi una dolcissima espressione da cucciolo.
- E va bene - cedo alzandomi dalla sedia e dirigendomi verso di lui.
- Vieni - dice alzando leggermente le coperte in modo tale da farmi entrare al loro interno.

Cala così il silenzio, improvvisamente squarciato da un rumore acuto proveniente da fuori: un tuono si è appena schiantato a terra.

- Ahhhhhhhhhh! - urla Hinata in preda al panico, raggomitolandosi sul mio petto e stringendo tra le sue falangi la maglia del mio pigiama.
- Sta tranquillo, ci sono io qui con te, perciò smettila di fare quella faccia triste! -
- ... Davvero resteresti al mio fianco? -
- Puoi starne certo, per te ci sarò sempre Hinata! -
- Grazie! - sussurra facendo fuoriuscire una lacrima dal suo occhio destro.

FINE FLASHBACK

- Smettila idiota, lui non ti vuole - urlo a me stesso come per convincermi - Smettila di illuderti ... non tornerà ... mai ... - dico abbassando sempre più il tono di voce e portando una mano sul mio occhio sinistro, esercitando sullo stesso una forte pressione e stringendolo sempre più tra le mie falangi.

Lentamente mi alzo dalla sedia e mi dirigo in camera dove, non appena entrato, mi siedo sul bordo del letto. Inizio quindi a fissare il comodino accanto a me, come se al suo interno vi fosse un qualcosa di magico intento a fuoriuscirne. Spinto poi da qualcosa dentro di me, apro il primo cassetto e ne estraggo una piccola scatola nera. Essa presenta molteplici decorazioni, tra le quali spicca una meravigliosa trama floreale, realizzata in rosso. Faccio quindi girare la chiave aurea inserita all'interno del lucchetto e i miei occhi vengono subito attratti da quel ciondolo ... uno di quelli a forma di puzzle. Immediatamente, una miriade di ricordi invadono i miei pensieri.

- Non puoi capire quanto mi manchi ... - sussurro nel mentre un enorme nodo viene a formarsi nella mia gola.

Mi alzo quindi dalla morbida superficie del letto, asciugandomi le lacrime con il dorso della mano, per poi indossare il ciondolo e riporre la scatola all'interno del comodino.

FLASHBACK

Orfanotrofio "HTCN": è questo il luogo a fare da sfondo. Esso viene inquadrato frontalmente, in modo tale da mostrare un meraviglioso giardino innevato. Molteplici figure si divertono a popolarlo: alcuni bambini giocano a rincorrersi, altri a costruire pupazzi di neve, altri ancora a spingersi sulle altalene. Il difficile compito di sorvegliarli spetta dunque alle loro rispettive insegnanti.

La visuale si sposta quindi su due di essi: un paffutello dai capelli arancioni e un secondo dai capelli corvini. Entrambi siedono su una panchina e volgono i loro sguardi ai restanti compagni.

- Kageyama, Kageyama! Guarda -
- grida improvvisamente Hinata, porgendomi una piccola scatola.
- Non capisco! -
- Aprila -

Eseguo il suo ordine, ponendo le mie dita sulla serratura del contenitore. Giro quindi la chiave inserita al suo interno e, dopo aver sollevato il delicato coperchio in legno, vengo rapito dal suo contenuto: due ciondoli a forma di puzzle sono adagiati sul fondo.

- Sono bellissimi! Dove li hai presi? -
- Me li ha regalati la mia mamma. Sai, prima di morire -
- Mi dispiace tanto! -
- Non preoccuparti, sono sicuro che adesso sia molto felice! Lei mi disse di regalarli alla persona che un giorno mi avrebbe fatto battere il cuore -
- Troverai quella persona ... Te lo prometto - sussurro sfiorandogli una mano.
- L'ho già trovata Kageyama -
- Davvero? -
- Sì, indovina chi è! -
- Quella bimba lì! - dico indicandone una dai capelli castani raccolti in due lunghissime trecce.
- No! -
- Quella! - affermo puntando il dito contro una ragazzina dai capelli corvini.
- Nemmeno!
- Allora non so, dimmelo tu - rispondo sorridendo.
- Sei tu scemo -
- Su-sul serio? - domando con il cuore a mille.
- Mh - annuisce per poi assumere la posa di un condottiere, dopo essersi alzato in piedi - Io, Hinata Shouyo, all'età di dieci anni, decreto che questi ciondoli sanciscono la nostra eterna amicizia! -
- Concordo! - affermo sicuro indossando la catenina.

FINE FLASHBACK

- Quello che provavo andava ben oltre l'amicizia e me ne rendo conto solo adesso che l'ho perso ... per una seconda volta! - sussurro portandomi una mano al petto, in prossimità del quale, un enorme dolore è intento a percuotermi.

Il giovane decide quindi di andare in palestra al fine di sfogare le sue preoccupazioni e di eliminare quei dolorosi ricordi. Giunto a destinazione, scende così dalla sua fidata moto nera e percorre una discesa fino a quando, arrivato di fronte al portone d'ingresso, raggiunge gli spogliatoi dopo averlo superato. Cambiatosi dunque in pochi minuti, si dirige verso la sala da box ... vuota.

- Meno male! - sussurro non appena vedo la stanza priva di persone.

Mi guardo intorno, scrutando attentamente ogni angolo della sala. Inizio pertanto a correre, percorrendo la stessa nella sua intera circonferenza. Dopo circa venti minuti invece, essendomi fermato, mi posiziono al centro della stanza, dove, dopo aver indossato i guantoni, inizio a colpire il bersaglio di fronte a me: quest'ultimo infatti, inizia a oscillare avanti e indietro. Continuo poi a sferrare pugni lungo tutta la lunghezza del paracolpi, aumentando la forza sempre più.
Improvvisamente peró, costretto dalla mancanza di fiato, blocco di colpo le mie articolazioni, rendendomi incapace di andare avanti. Mi avvicino così alla montagna di tappetini adagiati sulla ruvida superficie del muro e, poggiandomi ad essi con la schiena, porto le mie gambe tremolanti alla fronte, facendo toccare le due parti corporee.
Inizio dunque a sentire i miei occhi riempirsi di uno strano liquido salato e incolore, comunemente chiamato lacrime che, a ogni secondo, si fanno sempre più pesanti. Esse infatti, dopo poco, cominciano a schiantasi al suolo, producendo un lieve rumore.

- Non ci riesco! -

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Adoro fare i Flashback ... sono troppo belli! (Non si vede vero? XD)

PS: Perdonatemi se il capitolo è corto e fa schifo.

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