Capitolo 21

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L'inquadratura mostra un vicolo deserto. Esso è caratterizzato da una lunga scalinata tappezzata di foglie dalle molteplici sfumature. Seduto su un gradino della stessa vi è un giovane, i cui capelli corvini vengono coperti dal cappuccio della felpa da lui indossata.
L'aria circostante è fredda, pungente, per via di un intenso acquazzone. Il cielo che fa da sfondo è scuro, buio, illuminato a tratti da rombanti tuoni dorati. Gli alberi neri invece evidenziano l'elegante intreccio dei rami attraverso lo schianto dei lampi al suolo.

Punto di vista di Kageyama

Il ticchettare della pioggia non cessa di tormentare i miei orecchi o forse, di rassenerarli. Il violento temporale che, con i suoi innumerevoli fulmini saettanti, produce un'atmosfera triste e malinconica, fa sorgere in me un forte desiderio di stringere tra le mie braccia un "qualunque" moccioso. Il mio cuore, al solo pensiero, prende a battere più velocemente mentre le mie mani a tremare.
Alzo allora gli occhi al cielo e, a causa delle numerose gocce di pioggia, riesco a scorgere a tratti grandi nuvoloni grigi.
Lentamente porto il palmo destro sul braccio sinistro e, sentendo il tessuto della felpa bagnata, sospiro. D'un tratto un brivido traditore attraversa la mia colonna vertebrale, fino a espandersi lungo le scapole.

- Chissà cosa starà facendo? - domando a me stesso puntando lo sguardo verso il fondo del vialetto.

Decido dunque di alzarmi e, una volta fatto, mi incammino lungo lo stesso. Pian piano quindi giungo a casa, la mia casa e, dopo aver aperto la porta, vengo accolto da un piacevole aroma al caramello. Mi avvicino alla fonte di tale fragranza: un infusore dalle marroni tonalità. Porto il naso verso quest'ultimo, inspiro profondamente e ne percepisco l'odore ... è il mio preferito.
Poggio pertanto lo zaino sul divano, noncurante della possibilità di bagnarlo e così, voltando lo sguardo verso la soglia della cucina, noto che il mio stomaco è intento a brontolare. Quindi, preso dalla fame, preparo un panino, farcendolo con numerosi ingredienti e, una volta raggiunto il letto, mi sdraio e me ne servo.
Terminato il pasto, mi accomodo seduto e, sfilando il mio amato ciondolo, lo osservo portandolo di fronte ai miei occhi.
Innumerevoli emozioni si risvegliano dall'antro più profondo del mio cuore e mi ritrovo a pensare a Hinata: fulcro, sorgente e fonte di tali sentimenti.

***

La scena si sposta all'interno della camera del minore. Essa è interamente annerita, a causa delle finestre chiuse. Adagiato sul letto vi è il rosso che, rannicchiato al di sotto delle coperte, è intento a dormire. D'un tratto però, per via di un fulmine, il ragazzo si sveglia, sedendosi di scatto. Così, dopo aver posato una mano sul petto, tenta di placare i battiti cardiaci. Poi però, come per combattere la sua più grande paura, si avvicina alla persiana, al di sotto della quale si erge una piccola panca. Quest'ultima diviene infatti punto d'appoggio per il giovane dai capelli vermigli in quanto, subito, si siede sulla stessa. Allungandosi leggermente, riesce dunque ad aprire in successione la vetrata e le tapparelle di fronte a , aiutandosi con i perni di queste. Puntando dunque lo sguardo verso il mondo esterno, scorge l'oscurità. Improvvisamente però il cuore di Hinata prende a sussultare: un violento tuono si è scagliato al suolo, illuminando le dimore circostanti. Una in particolare cattura la sua attenzione. Questa è caratterizzata dalla presenza di muri interrotti da grandi buchi, indicanti le finestre e le zone non ancora rifinite; da nunerose impalcature posizionate ai lati e dall'assenza di arredi.
Un secondo lampo trafora la notte, facendo sussultare il rosso.

- Ho paura, non voglio stare solo ... non voglio! Kageyama, h-ho bisogno ... di te! Dove sei? Vieni, vieni a prendermi - sussurro portando le ginocchia al petto e nascondendo il volto tra i due arti.

Allora è questa la realtà: io lo amo davvero! Incredibile vero? Ma i fatti sono proprio qui, di fronte a me, limpidi. Io sono innamorato del misterioso corvino, di quel ragazzo che, privandosi di una maschera opprimente, mi ha permesso di conoscere la sua vera natura: un giovane bisognoso di affetto, ma soprattutto di amore; un giovane desideroso di colmare il vuoto lasciato dalla scomparsa dei suoi genitori; un giovane bramoso di riottenere le ali che gli sono state tarpate. Io amo quel ragazzo, con tutto me stesso.

Lentamente mi alzo e, una volta raggiunto il comodino posto di fronte al mio letto, lo apro. Al suo interno vi sono solo un quaderno e una penna: l'uno interamente grigio, decorato attraverso l'utilizzo di perline bianche; l'altra nera con inchiostro del medesimo colore. Entrambi infatti, in breve tempo, vengono estratti dalle mie falangi.
Sedendomi pertanto sulla superficie del materasso, apro la piccola agenda stratta tra i palmi, trovando quindi un ciondolo a forma di puzzle, lacerato su entrambi i lati. Poco dopo vedo proiettata poco distante da me la figura di un bambino dai capelli neri, avente come abiti una maglia rossa e un pantalone di jeans, abbinato a un paio di scarpe grigie. Il suo volto è nero per intero, caratteristica che non mi permette di riconoscere i suoi tratti somatici.

- Chi sei? - domando, speranzoso di ottenere una risposta.
- Allora è vero che non ti ricordi di me - bisbiglia accennando un sorriso beffardo.
- Sei il bambino di cui non ricordo il nome e il volto? Quello con cui andavo all'asilo? -
- Mi ferisce questo quesito sai? - risponde alzando lo "sguardo".
- Allora sei davvero tu? -
- Lo sai -
- Lo considererò come un sì -
- Presto lo ricorderai -

Cosa? Ricorderò il suo nome!

- Il tuo nome? Il tuo volto? -
- Tutto -
- Come puoi esserne così sicuro? -
- Sono più vicino di quanto immagini - ammette portando una mano in prossimità del petto.
- Non capisco -
- Ci riuscirai -
- Quando? -
- Quando sarai pronto - dice voltandosi e iniziando a incamminarsi verso il nulla.
- Quando sarò pronto? - chiedo cercando di afferrarlo.

No! Non andare, devi spiegarmi.

La sagoma si volta e, sul suo nero viso, noto la presenza di un luminoso e bianco sorriso.

- Aspetta - grido ritrovandomi inginocchiato al suolo, con le braccia tese tra le ginocchia.
- Sta tranquillo, io non ti lascerò mai, sarò sempre al tuo fianco - sussurra per poi sparire definitivamente.

Ti prego, non abbandonarmi anche tu ... Kageyama.

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Oki sono stupida: avevo detto di approfondire il rapporto Tsukkiyama, ma non l'ho fatto ಠ_ಠ Prossimo capitolo interamente dedicato a loro, promesso!

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