Capitolo 16

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Velocemente, accendo il motore e mi affretto a raggiungere la casa del rosso. Scendendo poi dal veicolo in mio possesso, giungo di fronte a un cancello, sul lato destro del quale vi è un campanello che, una volta premuto, mi consente di percepire la frizzante risata del moccioso.

- Chi è? -
- Kageyama -
- Arrivo subito, dammi solo qualche istante -

Trascorsi infatti alcuni minuti, vedo la porta aprirsi, in maniera tale da permettere al giovane di uscire.

- Ehi -
- Ciao - mi limito a rispondere, inespressivo.
- Vogliamo andare? -
- Mhmh - annuisco.

Così, senza aspettare oltre, saliamo sulla mia fidata moto e, attraverso la stessa, giungiamo di fronte al fiume Tama. Esso è preceduto da una spessa ringhiera e da un grande prato verde, mentre le sue acque risplendono al chiaro di luna. Allora, dopo aver parcheggiato il mezzo , ci avviciniamo al muretto, per poi rimanere in silenzio.
Trascorrono dunque pochi minuti, durante i quali non facciamo altro che fissare la limpida superficie del canale di fronte a noi. Improvvisamente però, Hinata rompe il ghiaccio e inizia a parlare.

- Grazie per avermi dato la possibilità di rimediare al mio errore -
- Ripeto, tienila stretta. Non le concedo mai ... queste chance -
- Ho sbagliato, non avevo il diritto di giudicare le tue azioni. Nonostante ciò, l'ho fatto. Ho agito guidato dall'egoismo, senza pensare alle conseguenze -
- Sembri veramente pentito sai? -
- Lo sono. Se potessi, tornerei indietro nel tempo e sceglierei la potenzialità di agire diversamente, magari spinto dal voler conoscere la realtà -
- Vuoi sapere chi era quel ragazzo? -
- Non più, ho capito che non è mio dovere dirti con chi uscire o chi frequentare -
- Te lo dirò lo stesso. Si chiama Oikawa ed è il mio migliore amico - mento - Frequenta il secondo anno della mia stessa scuola e ... quel giorno si stava dichiarando. Subito dopo esser rientrato nel ristorante, gli ho detto che non avevo alcuna intenzione di "rimanere al suo fianco", come lui mi aveva chiesto - proseguo inventando le peggiori scuse - Non è stato difficile spezzargli il cuore! - termino sfoggiando un sorriso, falso e azzardato.
- Per quanto ancora la indosserai? -

Non dirmi che ...? Non può averla scoperta ...

- Cosa moccioso? -
- La maschera! Quella che ti copre il volto. Vuoi davvero continuare a tenerla? -

Come ha fatto?

- Ti sembra questo il momento di scherzare? - domando fingendo di non sapere nulla.
- Vedi? Lo stai facendo di nuovo. Non è lei a darti la forza Kageyama! Non è grazie a lei che puoi avanzare nella battaglia della tua vita! -

Ci è davvero riuscito? Impossibile!

Rimango immobile e in silenzio.

È stato il primo ad averla scoperta da solo. A Oikawa sono stato io a dirlo, invece lui ... lui ...

- Se vuoi posso essere io ... -

"Se vuoi posso essere io la tua nuova famiglia"

- Cosa? Essere cosa Hinata? - chiedo serio, coprendomi il volto con le mani e poggiando i gomiti sulla ringhiera.
- Essere la tua forza. Il pilastro con cui sorreggerti -
- Non ho bisogno dell'aiuto di nessuno - sussurro con la voce spezzata e gli occhi oramai lucidi.
- Tutti hanno bisogno di qualcuno! Nessuno può sopravvivere camminando da solo -
- Io non sono solo. Io ho loro, quelli che ti hanno sostituito - ammetto senza alcun rimpianto.
- Senti, non capisco perché sostieni di avermi già incontrato e non comprendo nemmeno i tuoi presunti riferimenti, ma ti dirò una cosa: smettila di tenere prigioniero il tuo vero te stesso! -

Nel sentire le sue parole sgrano gli occhi, permettendo a una lacrima di separarsi dalle sue compagne.

- Guardami - mi ordina.
- Non ci riesco - rispondo facendone scendere una seconda.
- Guardami - ripete.
- ... -
- Perché non vuoi? -
- Ho paura - ammetto per una seconda volta.
- Di cosa? Sono semplicemente io -
- È proprio quella la causa -

Hinata non risponde, ma in compenso lo sento afferrarmi i polsi. Lentamente mi fa voltare e mi scopre il volto, allontanando i miei palmi da quest'ultimo. Rimaniamo così immobili, uno di fronte all'altro, con le mani congiunte.
Copiose goccioline salate continuano a rigarmi il viso tanto che, nell'esatto istante in cui le nostre iridi si scontrano, distolgo lo sguardo. Il mio cuore invece, non smette di aumentare le pulsioni: sembra che stia per fuoriuscire dal costato.

Non riesco ancora a crederci: io, il Re, che piango di fronte agli occhi del demone del mio passato ...

- Smettila di piangere - sussurra asciugandomi le lacrime.

Essendo dunque privato di ogni forma di forza, piego le gambe e mi inginocchio al suolo, seguito dal rosso che non smette di tenermi la mano destra. Istintivamente, senza dire nulla, mi getto tra le sue braccia e vengo accolto tra le stesse.

- Sai che mi piace molto di più il Kageyama che mi stai mostrando? -
- Io non sono fragile - borbotto, più per convincere me stesso.
- Hai ragione, sono sicuro che tu sia molto forte! Non è da tutti riuscire a piangere davanti a qualcuno -

Solo ora prendo consapevolezza del fatto che, copiosamente, le lacrime continuano a fuoriuscire dai loro giacigli. Di scatto, sciolgo quindi quel meraviglioso quanto doloroso abbraccio.

- Scusa - dico asciugandomi frettolosamente il volto, servendomi della parte terminante delle maniche.
- Di cosa? -
- È che io non ho mai ... - inizio bloccandomi.
- Pianto? -
- Almeno di fronte a qualcuno - affermo per poi portare entrambi i palmi sulle labbra, incredulo di aver svelato uno dei segreti che più avrei voluto tenere nascosti.

Piangere è sinonimo di debolezza, essere impassibili di forza.

- Questo ribadisce la mia tesi: i forti sono quelli che piangono in solitudine, tormentati dai propri incubi; i più forti invece, sono quelli che hanno il coraggio di farlo di fronte a qualcuno -
- È una bugia - bisbiglio.
- Fidati -
- Sono abituato a dubitare di tutto e tutti -
- Allora privati di questa convinzione, almeno quando sei con me ... Ti prego! -
- Posso provarci - ammetto oramai trasportato dal corso degli eventi.

Rimandiamo poi in silenzio, guardandoci fissi negli occhi. Le nostre iridi iniziano a desiderarsi ardentemente e, per questo, inizio ad avvicinarmi a lui. Il mio naso sfiora il suo con fare lieve, mentre le nostre labbra sono a pochi centimetri dallo scontrarsi. Le goti di Hinata, come anche le mie, si tingono di rosso e, sul punto di dar vita ad un dolce e casto bacio, la suoneria del ragazzo giunge i nostri orecchi. Nei miei pensieri si affollano così numerose imprecazioni, ma nel vederlo attaccare esse svaniscono.

- Scusa era mia madre. Sicuramente voleva sapere dove fossi: sono le 11:30PM e si starà preoccupando -
- Allora vai ... -
- Mi dispiace dover tornare a casa -
- Tranquillo, non preoccuparti - lo rassicuro sfoggiando un enorme sorriso ... un sorriso vero.

Lui, nel sentire le mie parole, si alza e, dopo avermi ringraziato, inizia ad allontanarsi. Rimango allora immobile, con le ginocchia piantate a terra e la mente offuscata da molteplici interrogativi ... interrogativi che, prima o poi, avrebbero distrutto le catene con le quali, io stesso, mi ero imprigionato.

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