Capitolo 43

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FLASHBACK

Punto di vista di Hinata

- Tesoro, è arrivata la posta. C'è anche una lettera indirizzata a te - alza la voce mia madre cercando di farsi comprendere dal sottoscritto.
- Non mi importa - sussurro svuotato di ogni singola emozione - Ormai ... nulla ha più importanza -
- Credo che tu debba leggerla. Non c'è scritto un nome, ma sono convinta sia importante che tu gli dia un'occhiata -
- Non ne ho voglia - bisbiglio di nuovo, chiudendo però gli occhi.
- Hinata - mi chiama non vedendomi arrivare - Hinata - grida, questa volta con tono severo.
- Che vuoi? - grido esasperato con gli occhi divenuti lucidi - Che vuoi? - ripeto lasciando a una lacrima di solcare la mia gote destra.
- Vieni - mi ordina - Vieni immediatamente a leggere questa lettera -

FINE FLASHBACK

Non può essere vero! Ditemi che sto sognando, ditemi che questo è solamente un incubo!
Fa male, quel muscolo cardiaco che non cessa di percuotermi.

Con una velocità mai acquisita prima, dopo aver afferrato il cellulare, mi proietto al di fuori della mia stessa dimora, catapultandomi in direzione di quella che poco prima consideravo la mia vera casa. Percorrendo allora la strada con una rapidità a dir poco assurda, giungo di fronte al portone d'ingresso.

INIZIO CANZONE

Con il cuore in gola, afferro le chiavi e, inserendone una all'interno della serratura, apro la porta, entrando in casa.

Di fronte ai miei occhi si erge il salone di sempre, caratterizzato dalle stesse poltrone e dalla solita tavolata rettangolare. Richiudo dunque il portone, ma una volta indirizzato lo sguardo verso il divano scuro, due figure quasi prive di cromatura si proiettano davanti a me, facendo aumentare sempre più il battito cardiaco. L'una, alta e slanciata, afferra l'altra per i fianchi, in modo tale da far scontrare i loro corpi. Successivamente esse iniziano a danzare, roteando per l'intero vano e provocando in me un enorme e opprimente sensazione di vuoto. Improvvisamente però, quelle figure svaniscono, dissolvendosi nell'aria.

Così, dopo aver lasciato cadere il mazzo di chiavi, prendo a correre verso il bagno e, una volta giunto a destinazione, vi entro. L'atmosfera è priva di fragranze, priva di quel meraviglioso aroma al caramello che tanto amavo. Velocemente, volgo il mio busto in direzione della vasca e subito due ulteriori figure si mostrano al suo interno. Quella corvina afferra tra le mani una nuvola di schiuma, per poi farla sfumare in minuscole bollicine; quella dai capelli arancioni invece, è intenta a scoppiare queste ultime.

Lentamente indietreggio, ma inciampando, cado a terra. Rialzandomi però, corro verso la cucina, ed essendovi giunto, mi lascio cadere sul bancone della stessa, privo di forze. Le mie gambe iniziano a tremare, come anche le mie gracili braccia che tentano di rialzarmi. Faccio quindi per riuscirci, quando cado nuovamente. Sento pertanto un forte dolore provenire dalla caviglia, imparagonabile a quello celato nel mio animo.

Tento allora di far leva sulle mie mani al fine di rimettermi in piedi e, riuscito nel mio intento, corro verso la camera da letto, incurante delle fitte espanse lungo l'intera gamba destra. Con l'ultimo briciolo di forza raccolta, allungo il braccio verso il pomello. Subito lo afferro e, ruotandolo, riesco ad aprire la porta, rimanendo immobile sull'uscio. Corro pertanto in direzione dello specchio e, trovandolo privo di foto, sento un enorme colpo perforami il cuore. Velocemente, mi dirigo davanti all'armadio posto alla mia sinistra, afferro le maniglie, mi faccio coraggio e lo apro, per poi sgranare gli occhi: è vuoto. Inizio poi a barcollare, apro il cassetto della scrivania alle mie spalle e vedo anch'esso vuoto, spogliato dei materiali da disegno, delle molteplici penne colorate e degli innumerevoli quaderni usati.

Di scatto, volgo dunque le mie iridi verso il letto al che, completamente privo di forze, cado a terra, in ginocchio. Mi porto allora una mano al petto, stringendo tra le falangi la stoffa della maglia da me indossata. Una volta aver compiuto il medesimo gesto con l'ulteriore palmo, aggrotto le sopracciglia e digrigno i denti. Alzo allora lo sguardo, inondato da copiose e pesanti lacrime, vedendo le stesse forme in prossimità del letto intente a baciarsi. Per la seconda volta, protendo il braccio verso le stesse, ma abbandonando lo al suolo, come schiacciato da un enorme peso, vedo le nostre figure svanire nel nulla.

- ... Era solo una bugia ... -

FINE CANZONE

***

Punto di vista di Kageyama

Gli ho scritto che sarei partito, è vero, ma sono bloccato qui da più di una settimana. Vorrei poter dire che è colpa dello sbaglio commesso nel comperare il biglietto: meta Detroit, scarto di dieci giorni, ma la verità è che nel mio cuore, si cela l'egoistico desiderio di voler restare. Non faccio altro che andare avanti e indietro lungo i corridoi, su e giù per le scale ... Mi siedo, mi alzo, compro qualcosa da mangiare, mi siedo di nuovo. Accendo il cellulare, scorro i messaggi e visualizzo le notifiche.

E ogni volta non posso fare a meno di pensare al rosso. Perché non riesco ad abbandonare tutto? Perché non riesco a lasciarmi quel moccioso alle spalle? Perché non ho il coraggio di ammettere a me stesso che senza di lui ... non sono in grado di andare avanti? 

Forse quello che il mio cuore vuoto sta cercando è che lui si faccia vivo, forse quello in cui spero è che lui, lui venga da me.

Non lo farà.

"Ci parlerai con calma e tutto si risolverà"

Magari fosse così facile.

- Il volo per Detroit che doveva partire alle 4:30PM di questo pomeriggio, è stato anticipato alle ore 3:00PM. Ripeto: il volo diretto a Detroit previsto per le 4:30PM è stato anticipato alle 3:00PM. Grazie per l'ascolto - annuncia una voce femminile proveniente da un altoparlante.

Cioè tra mezz'ora. Mi sa proprio che non si può tornare indietro ...

***

Punto di vista di Hinata

- Mamma, papà ... rispondete - sussurro portando il cellulare all'orecchio servendomi delle mie mani tremanti - Vi prego - continuo poi spostando il mio sguardo al di fuori del finestrino.
- Pronto? -
- Mamma! Sono Hinata, scusami se non ti ho avvertito, scusami davvero tanto. Il punto è che, dovevo sbrigare un affare. E' particolarmente importante quindi non posso parlare più di tanto, ma vi prego di perdonarmi. Sono stato impudente e frettoloso, ma se non vado ora credo che me ne pentirei per il resto della mia vita ... oh, insomma! Sto andando in aeroporto - dico tutto d'un fiato - So che le possibilità di trovarlo sono pari a zero, dato che il suo volo era programmato non so per quanti giorni fa, ma voglio comunque tentare ... -
- Era lui il mittente della lettera vero? - domanda diretta lei, con tono calmo.
- Sì ... Mamma, grazie! Grazie per avermela fatta leggere -
- Ci vediamo a casa tesoro - risponde semplicemente.
- Sì - annuisco convinto.

Devo farcela ... devo assolutamente riuscire a fermarlo! Se dovessi perderlo, non me lo perdonerei mai!

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