Capitolo 23

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Sono trascorsi quindici giorni da allora e il mese di maggio ha concesso a quello di giugno di sostituirlo.

La scena che ci viene presentata mostra un bar. Quest'ultimo possiede muri dalla cromatura bronzea; tavoli in legno, con relative sedie; ampie vetrate luminose e, in particolare, due differenti piani.
Ad aver preso posto sono un giovane dai capelli biondi e uno moro, leggermente più giovane. L'uno indossa una felpa interamente blu, dei jeans e un paio di converse bianche; l'altro invece una camicia bordeaux, dei pantaloni neri e delle scarpe abbinate al capo superiore.

Punto di vista di Tsukishima

- Ti ho salvato, cosa ci trovi di sbagliato in questo? -
- "Avermi salvato", secondo te è il motivo per cui sono arrabbiato? -
- E allora perché? - chiedo divaricando le braccia.
- Fai parte di una banda Tsukishima, ne sei consapevole vero? - domanda con tono provocatorio, misto a una nota di scherno.
- Sì, lo so perfettamente -
- Non ti capisco, non capisco la ragione per cui ... -
- Per cui mi sono unito a loro? -
- Esatto -
- Perché ho pensato che poteva essere un metodo per fuggire da lì -
- Lì dove? Spiegati meglio -
- Da casa mia -
- Ma i tuoi erano così gentili ... me li ricordo -
- Mio padre? Era il genitore di un tempo. Dopo la morte della mamma, tre anni fa, è divenuto un'altra persona. Ha iniziato a drogarsi, a farsi una donna dopo l'altra ... ma non gli bastava -
- C-cosa stai ... -
- Dopo alcuni mesi, iniziò a molestare mio fratello. Era giovane, bello, non ha potuto fare a meno di macchiare la sua purezza. Lui non mi ha mai raccontato nulla perché lo faceva per proteggermi, e allora rimaneva in silenzio e subiva. Due anni fa però, riuscì a scappare, trovando un accogliente posto in un college a Osaka. Io invece rimasi con mio padre, e così iniziò la tortura. Scelse me come sostituto -

Volgo lo sguardo verso il moro e noto piccole lacrime annidarsi in prossimità delle rime cigliari inferiori.

Non merita di piangere per me, per la mia storia. Lui merita di sorridere, essere felice, vivere.

- Yamaguchi, te lo chiederò una seconda volta -
- Di-dimmi - balbetta asciugando le goccioline salate intente a fuoriuscire.
- Quella sera, nel momento in cui sono entrato a casa tua con i miei compagni, hai sentito quello che ho detto a tuo fratello? - espongo l'interrogativo ansioso di ottenere un responso.
- No - risponde serio e senza alcuna esitazione.
- Sicuro? -
- Sì -
- Meglio così, tanto è tutto inutile -
- Ti sba... No, niente - si lascia uscire correggendosi subito dopo.

Allora ha sentito? Perché non vuole dirmelo?

- Senti - inizia il lentigginoso - In questi ultimi giorni ho riflettuto molto sui miei sentimenti e sul fatto di voler creare da capo un rapporto con te -

Cosa?

- Inizialmente la risposta era più che limpida: un sonoro "sì" rimbombava nei miei timpani -
- E ora? -
- Per ora il precedente "sì" è mutato in un "no" -

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