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Arrivai leggermente in anticipo al Pret e Cassie ne approfittò per farmi le sue domande.

Era una bella ragazza, magra, alta, con i capelli biondi che arrivavano fino a metà schiena. Degli occhi marrone chiaro mi scrutarono.

Mi prese per un braccio e mi guidò al bancone, mentre cercavo goffamente di infilare la chiave della macchina nella borsa a tracolla.

«Allora, Aly» incalzò, dandomi un'amichevole gomitata, sorridendo. «Com'è Garrett? Eri così vaga oggi al telefono.» Improvvisò un broncio.

Di solito quando lo faceva, mi inteneriva così tanto che ero costretta a dirle tutto quello che voleva sapere, ma questa volta era diverso. Non avevo intenzione di parlare di Garrett anche nelle poche ore in cui ero lontana da casa.

«No» Scrollai le spalle, appoggiandomi al bancone con la schiena. «Non ero vaga» Brontolai, annoiata. Lei mi guardò con i suoi occhi da cerbiatto e dovetti assecondarla poiché le avevo fatto una promessa.

Alla fine di tutte le assillanti domande, Cassie aveva la fronte aggrottata e un'aria pensierosa le colorava il viso.

«Sei sicura che non sia soltanto perché ti piace?»

Figurati! Non mi era mai capitato di prendere una cotta per un ragazzo come Garrett e sicuramente non succederà con lui.

«Sicura» nonostante fossi sincera, la mia voce ebbe un tremore.

«Comunque per rispondere alla domanda di stamattina...» continuai stupendomi di quello stavo per dire.

Che cavolo stavo facendo? Davvero volevo ammettere che fosse attraente?

«Sì?» i suoi occhi erano bramosi di curiosità. Se sapesse quanto era difficile stare vicino a Garrett.

Spostai lo sguardo sulle mie mani. «Nulla, solo che Garrett per quanto possa essere irritante, è un buon coinquilino».

Ed era vero: nonostante quella sicurezza stampata in faccia e il suo comportamento arrogante, aveva fatto sì che io non pensassi alla perdita di Tessa. E per questo gli ero riconoscente.

Cassie sorrise, dandomi un'altra amichevole gomitata. «Ah! Stai sorridendo» mi fece notare e mi ricomposi subito. «Parlare di Garrett ti fa sorridere. È successo qualcosa. Lo so! Racconta tutto».

Mi feci un caffè americano e mentre aspettavamo che i clienti piano piano affluissero nel Pret in centro a Londra, le raccontai parte della verità. Non fraintendetemi, mi fidavo molto di lei, solo che viste le circostanze e il tipo, facendole accenno delle mie strane emozioni sarebbe arrivata a conclusioni affrettate. Quelle che non volevo sentire.

I clienti incominciarono ad affluire e sia io che Cassie ci separammo per servirli.

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Tornai dal lavoro verso le sei e mezza. Prima però avevo fatto una sosta nel mio bar preferito. Era vicino al Pret ed ogni volta che non avevo voglia di cucinare andavo a prendere dei TakeAway.

Ero davanti la porta di casa, in una mano le chiavi, nell'altra la busta di carta e tra le dita le chiavi della macchina.

Esitai, torturandomi il labbro inferiore.

Sospirai ed infilai la chiave nella serratura, girandola. La porta si aprì e per poco non mi scivolò la busta dalla mano.

Sbattei le palpebre, immobile, mentre ammiravo i pettorali di Garrett.

Deglutii nervosamente, scuotendo la testa. Mi ripresi relativamente in fretta.

Feci correre diffidente lo sguardo su tutto il suo corpo per rendermi conto che aveva — per fortuna — indosso la parte sotto del pigiama a quadri blu e bianchi.

Scelti Dal Destino (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora