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Il tempo in cui restammo abbracciati sembrava un'eternità.

Mi sentivo bene e allo stesso tempo potente, capace di affrontare i miei demoni interiori da cui, di solito, mi facevo sovrastare.

Mi alzai all'improvviso, estraendo il telefono dalla gonna.

Garrett mi guardò con le sopracciglia alzate.
Lo ignorai e fissai a bocca aperta l'ora: 7.00pm.
Fantastico! Avevo solo due ore per preparare la casa, cenare e prepararmi. Come diavolo avrei potuto farcela?

Piegai le labbra in un sorriso triste mentre appoggiavo l'iPhone sul bancone della cucina.
Garrett mi raggiunse da dietro e mi attrasse vicino a lui, facendomi sobbalzare dalla sorpresa.

«Cosa c'è che non va?» domandò piano, trattenendo il divertimento nella voce bassa.

Sorrisi colta da improvvisa scintilla di speranza. Non sapevo come sarebbe stata la serata ma sembrava prospettarsi interessante.

Sarei stata felice e mi sarei liberata, almeno per una intera serata, di un posto vuoto alla tavola e della voce di Tessa che risuonava solo nella mia mente.

«Nulla» feci spallucce e le sue mani si spostarono sulla mia pancia, attirandomi ancora di più a lui. «Ho solo due ore per rendere questa festa indimenticabile».

Lo sapevo che il mio obbiettivo era troppo e considerato che si trattava semplicemente di una festa tra amici e non di una cerimonia di laurea, ma l'essere pronta a rendere il più bello ed indimenticabile possibile ogni piccolo momento, era nel mio carattere.

Le labbra di Garrett si piegarono in un mezzo sorriso e la cosa mi fece accelerare i battiti del cuore. Il non sapere la sua mossa successiva mi metteva ansia e mi piaceva allo stesso tempo.

«Oh, beh, potevi dirlo subito studentessa» replicò lui semplicemente, girandomi cosicché potei ammirare i suoi occhi verdi.

«Se vuoi ti aiuto, ma non essendo pratico in queste cose, mi devi guidare».

Mi scoccò un sorriso malizioso e per qualche insano motivo ci intravidi un doppio senso. E per essere precisi, si stava riferendo alla scorsa notte.

Lo guardai storto, incrociando le braccia al petto. Lui trattenne le risate e alzò le mani con un sorriso divertito. «Non mi stavo riferendo a ieri notte, te lo posso assicurare» la sua voce era ancora impastata dalle risate che a stento tratteneva.

Piegai la testa di lato, guardandolo diffidente. «Anche se fosse, adesso non mi sembra il caso di approfondire il discorso» liquidai l'argomento sperando di non doverne più parlare.

Garrett annuii come se volesse darmi prova del suo consenso. Come se mi servisse...

"Mmm" mormorò la mia vocina come se stesse parlando con un bambino. "La questione si fa piccante...".

Alzai gli occhi a cielo, cercando di toglierla dalla mia mente.

Mi avviai dietro al bancone e aprii gli scaffali dove tenevo le patatine e altre cose che, in genere, si trovano alle feste.

Spalancai gli occhi rendendomi conto di non avere più niente.

Mi morsi il labbro sentendomi terribilmente in imbarazzo. Non era il modo adatto di dare il benvenuto a Kelly.

Rivolsi lo sguardo verso Garrett che mi stava ispezionando, minuziosamente, come se fossi una visione. Aggrottai la fronte. Ma per favore... Non aveva assolutamente bisogno di fare tutte quelle farse.

Appena si accorse che lo stavo fissando, si scosse nelle spalle ed i suoi occhi si posarono sul mio viso.

«Non mi dire» incominciò, divertito, spostandosi lentamente verso l'altra parte del tavola, di fronte a me. Poi, senza spostare lo sguardo dai miei occhi, si sedette su una sedia e si protese, il gomito appoggiato al bordo del tavolo.

Scelti Dal Destino (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora