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Questo capitolo contiene una canzone inedita dell'autrice che è soggetta a copyright canzoni © by @Silvie_Marie. È vietata, quindi, la riproduzione di questi testi.

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Percorsi il solito tragitto.

Seguii il corso del Tamigi attraversando qualche piccola via e mi imbattei nel tranquillo quartiere che avevo scoperto di recente. Lì feci una pausa, sedendomi su una panchina.

Era il posto perfetto per distrarre la mente. Ripresi fiato e per quanto volessi liberare i pensieri dall'incontro con Garrett, non riuscii a pensare ad altro. Mi ritrovai controvoglia a ripercorrere il suo ingresso, il modo beffardo di mettere la mela in bocca...

Quando si fece mezzogiorno, dovetti con ammarezza riprendere la corsa e dopo aver percorso la zona pedonale del Tower Bridge, mi imbattei in un ferramenta, non troppo lontano da casa.

Mi fermai davanti al piccolo negozio sfilandomi le cuffie dalle orecchie e facendole pendere dal collo, riprendendo fiato.

Entrando, il suono di un campanello mi accolse, facendomi sobbalzare.

Una giovane donna bionda mi stava osservando con un sorriso gentile.

«Avrei bisogno una copia di queste» dissi mentre estraevo le chiavi che avevo in una tasca nascosta nei leggins. Gli adoravo anche per quello: erano comodi, alla moda e pratici.

Gliele porsi. Lei se le fece girare tra le mani e dopo averle ispezionate, alzando la testa, mi rivolse un altro ampio sorriso. «Ci vorranno solo pochi minuti, attenda qui, prego.» Prima che potessi rivolgerle un sorriso di rimando ed annuire, lei era già sgusciata dietro una porta al di là del bancone.

Attesi con lo sguardo che vagava per la stanza.

Il negozio, come da catalogo, ospitava una varietà infinita di chiavi, lucchetti ed armature. Tutto era appeso sul muro di fronte a me.
Mi girai e vidi una vastissima gamma di spade affilate posizionate sul loro piedistallo appoggiati su un ripiano di legno. I foderi erano decorati con colori sgargianti e miniature dipinte a mano. Riconobbi alcuni fiori giapponesi.

Dopo averle osservate da vicino per qualche minuto, constatai che avevano tutte le caratteristiche per essere delle Katane.
Mentre sopra c'erano, sulla parete, altri tipi di lucchetti e chiavi di misure, forme e colori diversi.

L'iPhone che avevo legato al braccio con una fascetta nera, squillò. Gli diedi un'occhiata, senza sfilarlo. Sullo schermo lampeggiò il nome di Cassie.

Rimisi le cuffie e portai il microfono alla bocca.

Cassie mi precedette ancora prima di avere il tempo di aprire la bocca. «Aly! Come stai? Spero che il tuo nuovo coinquilino sia già arrivato... Ah! Non vedo l'ora di conoscerlo.» Il suo tono così felice mi fece girare la testa.

Dopo un lungo silenzio da parte mia, Cassie chiese: «Aly, sei ancora lì?» Il suo tono, ora, aveva una sfumatura di preoccupazione.

Sospirai, girando il busto dalla parte del bancone. La bionda non era ancora tornata e stavo ritardando. Nel pomeriggio avrei dovuto affrontare un altro stressante turno extra al Pret A Manger e non volevo pranzare di fretta per non aver in ritardo.

Scelti Dal Destino (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora